Salute e agricoltura: Ogm sì o Ogm no?

Ogm sì o Ogm no? Gli organismi geneticamente modificati fanno male al nostro organismo? Queste sono le domande ricorrenti che emergono quando si tocca la tematica riguardante l’agricoltura e il permesso di coltivare alimenti modificati artificialmente. Spesso, tra quanti sostengono la nocività degli organismi e quanti difendono invece il loro utilizzo, l’opinione pubblica fatica a formarsi […]

ogmOgm sì o Ogm no? Gli organismi geneticamente modificati fanno male al nostro organismo? Queste sono le domande ricorrenti che emergono quando si tocca la tematica riguardante l’agricoltura e il permesso di coltivare alimenti modificati artificialmente. Spesso, tra quanti sostengono la nocività degli organismi e quanti difendono invece il loro utilizzo, l’opinione pubblica fatica a formarsi un’idea sull’argomento. Il fronte a favore. Nel novembre dell’anno scorso gli Accademici dei Lincei, con una lettera al Corriere della Sera, lanciano l’allarme sulla rinuncia alle coltivazioni OGM: «Con Expo 2015 l’Italia affronta il palcoscenico mondiale con un approccio preoccupante: c’è il rischio che l’evento non solo sia ostile alla tecnologia Ogm, ma che consideri superflua l’innovazione in agricoltura. Trascurare gli Ogm significa non comprendere il futuro della alimentazione e ignorare i mercati mondiali dai quali importiamo il 30 per cento delle proteine e calorie che consumiamo. Nel mondo, le coltivazioni Ogm sono in crescita, e gli Ogm sono già tra noi: l’80 per cento del cotone, che utilizziamo per la moda “made in Italy” ma anche negli ospedali per bende e garze, derivate da varietà Ogm».A gennaio di quest’anno Pierdomenico Perata, docente ordinario di Fisiologia vegetale e ricercatore nel settore delle biotecnologie, in un’intervista al settimanale Tempi rincara la dose, dicendosi molto scettico verso quanti additano gli OGM come dannosi a prescindere: «Tutte le accademie scientifiche nazionali hanno preso posizione: non esiste un problema Ogm a livello scientifico. Ormai non sono considerati una minaccia per la salute delle persone o dell’ambiente, su questo proprio non c’è più dibattito. Può starci invece la considerazione che a ciò debba fare seguito una liberalizzazione del commercio di questi prodotti, ma non si capisce perché la politica deve offrire pseudo-ragioni scientifiche per supportare la propria obiezione agli Ogm, e non possa usare invece argomentazioni politiche. Forse a livello economico non conviene aprire agli Ogm, o forse sì, però sta qui il punto del dibattito». Il fronte contrario. Sul fronte contrario si registra più di qualche posizione. Già il 26 settembre 2012 uno studio condotto da Gilles-Eric Seralini (ricercatore di biologia fondamentale e applicata all’Università di Caen) evidenziò come gli OGM avessero un effetto tossico sugli animali e probabilmente anche sull’essere umano. La ricerca (Long term toxicity of Roundunp herbicide and Roundunp-tolerant genetically modified maize), venne condotta per due anni su 200 ratti, divisi in 3 gruppi diversi e fu mirata a valutare gli effetti del mais Nk 603 (la cui coltivazione è vietata in Unione Europea, visto che è geneticamente modificato) e del Roundup (un erbicida), il cui utilizzo è in genere associato a quel mais transgenico. Tutti e due i prodotti sono fabbricati dalla Monsanto. Il primo gruppo di ratti fu alimentato con il mais Nk 603, prodotto con l’erbicida. Il secondo senza fare ricorso a quest’ultimo. Il terzo solo mais non geneticamente modificato, ma trattato con il Roundup. Il gruppo alimentato con il mais geneticamente modificato, prodotto con il Roundup, cominciò a manifestare dal tredicesimo mese delle patologie gravissime (enormi tumori delle ghiandole mammarie nelle femmine e malattie dei reni e del fegato nei maschi). L’incidenza, rispetto al gruppo nutrito con mais non transgenico, fu cinque volte superiore. A onor del vero bisogna ammettere che in seguito alla pubblicazione di Séralini, l’Efsa e la comunità scientifica internazionale dichiararono che la ricerca del biologo francese era priva di fondamenti scientifici perché presentava numerose falle metodologiche. Quattro mesi fa un altro studio prova ad indagare sugli OGM. A metà marzo di quest’anno, infatti, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di genetica e di morfologia dell’Università di Brasilia ha pubblicato sul Journal of Hematology & Thromboembolic Diseases una ricerca che indica la tossina ingegnerizzata nei cereali OGM, la cosiddetta Bacillus Thuringensis (Bt), come possibile causa di anomalie del sangue, dall’anemia ai tumori come la leucemia. I ricercatori hanno in particolar modo preso in esame la tossicità e la patogenicità di questo agente. I geni che producono questa tossina sono stati inseriti, grazie alla tecnologia ricombinante, nelle piante ad uso commerciale e quindi nella catena alimentare statunitense dove la coltivazione OGM è consentita. Lo studio ha portato alla luce un risultato per molti drammatico: la tossina Bt è in grado di modificare i globuli rossi inducendo un danno significativo e può sopprimere la proliferazione del midollo spinale creando comportamenti anomali dei linfociti compatibili con la leucemia. La normativa nel nostro paese. In Italia un decreto interministeriale del 12 agosto 2013 ha stabilito il divieto di coltivazione del Mais OGM Mon810. Il mais in questione è prodotto dalla famosa multinazionale Monsanto ed è particolare perché contiene la sopracitata tossina Bacillus Thuringensis che non permette agli insetti di avvicinarsi ai raccolti e di rovinarli. Qualche settimana fa arriva l’ulteriore stop. Il decreto 91 (denominato “Ambiente Protetto”), infatti, introduce le sanzioni e la reclusione in carcere per chi coltiverà organismi geneticamente modificati vietati nel nostro paese. Le pene previste vanno dai 6 mesi ai 3 anni di carcere e multe da 10 mila a 30 mila euro.

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