Fondo Strategico Italiano anche per i settori turistico, agroalimentare e beni culturali

Si allarga il perimetro d’azione del Fondo Strategico Italiano (FSI), il veicolo attraverso cui la Cassa Depositi e Prestiti acquisisce partecipazioni nel capitale di società di rilevante interesse nazionale con solide prospettive di crescita.Sino ad oggi, l’attività del Fondo si è concentrata sui settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’energia, […]

economiaSi allarga il perimetro d’azione del Fondo Strategico Italiano (FSI), il veicolo attraverso cui la Cassa Depositi e Prestiti acquisisce partecipazioni nel capitale di società di rilevante interesse nazionale con solide prospettive di crescita.
Sino ad oggi, l’attività del Fondo si è concentrata sui settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’energia, delle assicurazioni, dell’intermediazione finanziaria, della ricerca e innovazione e dei servizi pubblici. 
D’ora in poi, invece, grazie al decreto firmato da Pier Carlo Padoan, il Fondo potrà investire anche in società operanti nei settori turistico-alberghiero, dell’agroalimentare e della distribuzione, della gestione dei beni culturali e artistici. Si tratta di settori di particolare rilievo per l’economia italiana, che, caratterizzati da estrema frammentazione e ridotte dimensioni aziendali, potranno beneficiare di un nuovo strumento in grado di promuovere processi di aggregazione e sviluppo.
Il Fondo potrà investire anche in società che, seppur non costituite in Italia, oltre ad operare nei suddetti settori, controllano società presenti sul territorio nazionale in possesso di particolari requisiti di fatturato (almeno 50 milioni di euro) e di dipendenti (in numero non inferiore a 250). In questo modo, peraltro, sarà ancora più agevole attrarre capitali stranieri e promuovere processi di internazionalizzazione.
Resta, poi, confermata la possibilità per il Fondo di acquisire partecipazioni in società, che, pur non operando nei settori indicati, presentino un fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro e un numero medio di dipendenti nell’ultimo esercizio non inferiore a 250, con un margine di ribasso del 20% qualora l’attività della società risulti comunque rilevante in termini di indotto e di presenza di stabilimenti produttivi.
In ogni caso – precisa il decreto, in linea con la ratio della disposizione istitutiva – le società oggetto dell’intervento del Fondo dovranno risultare in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico ed essere caratterizzate da adeguate prospettive di redditività. 

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