Abruzzo: allevatore contro la cattiva gestione del Parco. Una bara come simbolo della fine del Made in Italy

 Dall’Abruzzo,  arrivano voci di protesta da parte di numerosi allevatori che si trovano in forte disagio  in quanto sostengono di non poter più portare avanti la loro attività, a causa dei continui conflitti con l’amministrazione del Parco Nazionale. Come afferma il capo della protesta Giuseppe Tatangelo: ”La disgrazia più grande di un’ allevatore è quella […]

 muccheDall’Abruzzo,  arrivano voci di protesta da parte di numerosi allevatori che si trovano in forte disagio  in quanto sostengono di non poter più portare avanti la loro attività, a causa dei continui conflitti con l’amministrazione del Parco Nazionale. Come afferma il capo della protesta Giuseppe Tatangelo: ”La disgrazia più grande di un’ allevatore è quella di lavorare e vivere all’interno di un parco, si hanno opposizioni di ogni genere  anche assurde che a mio parere non servono affatto a perseguire una reale politica di sviluppo e di sostegno, anzi danneggiano i lavoratori. Il colmo si raggiunge quando si negano il  pascoli agli allevatori che svolgono da secoli questa attività in quel territori, sostenendo che per  la sopravvivenza dell’orso Marsicano devono essere soppressi gli allevamenti allo stato brado che da secoli esiste in queste zone. Se non ricordo male gli orsi sono animali onnivori e   da sempre si nutrono quando capita anche di animali allevati allo stato brado. Da quando sono arrivati quelli che ironicamente definisco i professionisti  dell’ambiente, il numero degli orsi è andato diminuendo nonostante la massiccia presenza di guardiani che pattugliano le strade asfaltate. Molto danaro è stato speso inutilmente per sostenere  fantomatici investimenti per comperare collari per la  ricerca satellitare degli gli orsi,  e numerosi sono stati gli studi avviati da eminenti  esperti per una fantomatica difesa di un ecosistema nel quale però incidentalmente gli orsi continuano comunque a morire come quelli che  annegano dentro le enormi vasche artificiali realizzati in montagna privi di recinzione. Gli animali selvatici privati del loro naturale ecosistema  sono stati costretti a migrare fuori dai confini del parco, alla ricerca di nutrimento, infatti dentro le aree protette non trovano più cibo, e gli allevatori vedono moltiplicare i danni, e le conseguenti  discussioni sulle liquidazioni dei risarcimenti che non arrivano mai. La legge 394 del 6.12.1991 in materia di aree protette, dispone l’obbligo per  enti amministratori dei  parchi di risarcire i danni agli allevatori  provocati dalla fauna selvatica,  sulla base  di tabelle di valutazione espresse da organi ufficiali nazionali disposte dall’ISMEA;   ma in per quanto riguarda la nostra zona, ciò non accade, perché come al solito il danaro amministrato non viene erogato in modo corretto e trasparente, ma in base ad un giudizio di discrezionalità del tutto personale degli amministratori. Contesto pienamente l’affermazione  dei rappresentanti del parco che per evitare le erogazioni richiedono prove impossibili quali i “resti abbondanti della bestia predata”. Come dire ad un lupo o ad un orso di lasciare varie parti per una corretta valutazione espressa dal veterinario del parco. Esprimo grande amarezza perchè all’interno del  parco si fà del tutto perché  non vengano, prodotte e consumate carni biologiche di qualità,  infatti le varie macellerie all’interno delle aree protette quasi mai vendono carni locali come pubblicizzato a gran voce, ma carni prodotte in allevamenti intensivi  animali chiusi in stalla che non hanno mai visto un pascolo. L’allevatrice abruzzese  Silo Fiorella di Trasacco lancia il grido di protesta in nome dei tantissimi allevatori che conducono la loro attività all’interno del parco dell’Abruzzo;  molte aziende sostengono di subire gravi ed ingiustificati ritardi per quanto riguarda la liquidazione dei risarcimenti dei danni  da  fauna selvatica.  A causa dei danni patiti le attività non riescono a coprire i costi di produzione e le spese. In seguito alle ripetute sollecitazioni bonarie,  Tatangelo Giuseppe, marito e collaboratore dell’azienda agricola Silo Fiorella, ha indetto una manifestazione pacifica di protesta che avrà inizio oggi davanti al Ministero dell’Ambiente proprio per sensibilizzare la pubblica opinione ed esporre la gravità del problema. Il disagio espresso è fortissimo e per esprimere la negatività della situazione sarà  trasportata in loco una bara per rappresentare la perdita di posti di lavoro e  soprattutto la decadenza inesorabile del Made in Italy e del cibo sano a vantaggio di produzioni sempre più scadenti in nome di una fantomatica convenienza.

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