In merito agli articoli pubblicati ieri sulle versioni online de “La Padania” e “Il Fatto Quotidiano”, in cui si afferma che la Rete Kurdistan Italia avrebbe chiesto all’Italia l’invio di armi ai peshmerga del Kurdistan iracheno per combattere ISIS, si precisa quanto segue: la posizione espressa sempre dalla Rete Kurdistan Italia è stata contro interventi armati esterni nell’area o per armare una parte sul campo. Come espresso in un appello diffuso qualche giorno fa, la Rete ha chiesto e chiede che l’Italia invii prontamente aiuti umanitari per alleviare le terribili condizioni della popolazione sfollata, e che si adoperi nelle sedi internazionali per isolare ISIS (adottando anche sanzioni nei confronti di quei paesi che lo sostengono, come fra gli altri Arabia Saudita e Turchia), e per sostenere l’autonomia democratica nelle regioni kurde, da sud (Iraq) a Nord (Turchia), da est (Iran) a ovest (Siria). In particolare nell’immediato si chiede che venga sostenuta l’esperienza di autogoverno in Rojava (Kurdistan occidentale siriano) iniziata due anni fa, e che costituisce un potenziale modello per la convivenza pacifica e democratica fra i vari popoli del Medio Oriente, non a caso presa di mira dagli attacchi sanguinari di ISIS già da tempo e prima della loro aggressione in territorio iracheno, nel silenzio pressoché unanime della comunità internazionale. Solo una soluzione pacifica porterà a una stabilizzazione dell’intera area: al posto delle armi, si pensi piuttosto a dialogare con i kurdi, ad esempio togliendo il PKK, che si è mosso prontamente sul campo per aprire corridoi umanitari al fine di mettere in salvo la popolazione minacciata di massacri da ISIS, dalla lista delle organizzazioni terroristiche degli USA e dell’Unione Europea, e spingendo sulla Turchia perchè continui il negoziato con Öcalan che può mettere fine a un conflitto che dura da trent’anni.
Segreteria operativa della Rete Kurdistan Italia
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