Il mese di settembre vede 371 appuntamenti con l’Agenzia delle Entrate. 307 versamenti, 17 dichiarazioni, 19 comunicazioni, 3 adempimenti contabili, 18 ravvedimenti e 7 varie ed eventuali.
Martedì 16 settembre abbiamo 206 scadenze, 205 sono versamenti. Venerdì 19 bisogna inviare il modello 770per l’anno 2013 a seguire il modello Unico e Irap e per finire la Tasi, la Tari.
I sindacati non reagiscono, imprese e famiglie vedono profilarsi lo spettro del default privato. Partono le telefonate, si fanno forza tra di loro e tra loro studiano una contestazione di massa: cosa fare? Si domandano. Ogni famiglia dovrà versare allo Stato solo per il mese di settembre circa 600 euro tra imposte dirette e indirette. Se il capo famiglia è un piccolo imprenditore la cifra da sborsare sale fino a 1800 euro e solo per settembre. Poi inizia la scuola, la spesa da fare, le bollette da pagare, soldi che non ci sono. Per circa l’83% dei contribuenti bisogna aggiungere le rate di Equitalia. ( I dati sono stati elaborati dal Centro Studi Anticrisi dipartimento di Federcontribuenti ).
«Ci chiedono di intervenire, di salvarli dal fallimento – commenta il presidente di Federcontribuenti, Paccagnella -, cosa dovremmo dirgli che non è stato già detto? Oltre ad affermare che stiamo eludendo ogni articolo della Costituzione? Ricordiamo che si tratta a tutti gli effetti di una Legge della Repubblica italiana, la Carta Costituzionale, e il governo ne sta violando i principi fondanti». Nel 2011 avevamo l’Ici a 9,2 miliardi di euro, siamo finiti nel 2014 a pagarne 28 miliardi tra Imu e Tasi. I governi Monti – Letta – Renzi hanno alzato di mille miliardi il peso fiscale sul patrimonio immobiliare degli italiani defraudandolo. « Non aspetteremo i mille giorni di Renzi, non ce lo possiamo permettere. In realtà lo sciopero fiscale è già iniziato, con la delocalizzazione delle imprese, con i patrimoni volati oltre confine, con la disoccupazione, con chi si spoglia dei beni. Il governo sarà l’ultimo ad accorgersi del mostro che ha creato, quando cioè vedrà le entrate calate fino all’osso. Ma sarà troppo tardi. Questi geni che hanno effettuato tagli lineari per venti miliardi, senza tra l’altro eliminare gli sprechi, per il rientro del deficit hanno, di fatto, abbattuto il Pil».
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