Di dimensioni insignificanti, ma tosti a morire. Tra i 2 e 3 millimetri di puro fastidio e da sempre, manco a dirlo, un vero grattacapo per le madri che devono lottare, quasi impotenti, per riuscire ad eliminarli dai propri pargoli: si tratta dei pidocchi, insetti ovipari che si nutrono di sangue, che negli ultimi anni sembrano stiamo diventando più forti e più resistenti ai trattamenti. Il Pediculus Humanus, questo il nome scientifico del comune pidocchio, infesta in primo luogo il cuoio capelluto, ha un ciclo riproduttivo che parte dalle lendini (uovo) fino a formare l’insetto adulto. Le lendini sono deposte in gran parte dietro le orecchie e sulla nuca, aderiscono al capello grazie ad una sostanza adesiva che secernono, ed hanno un brevissimo tempo d’incubatura giacché si schiudono dopo una settimana. Il pidocchio si nutre di sangue che aspira pungendo il cuoio capelluto, causando così un forte prurito. Il pidocchio se allontanato dalla testa, non avendo più nutrimento, muore dopo qualche ora.
Prevenzione.
Il modo più sicuro per prevenire l’infestazione da pidocchi è di osservare giornalmente lo stato del cuoio capelluto, nel caso si dovesse riscontrare la presenza di lendini, esse devono essere sfilate immediatamente. Questa operazione può essere fatta manualmente o aiutandosi con un pettine fitto bagnato di aceto caldo. L’aceto grazie al ph acido discioglie la sostanza adesiva che fissa le lendini al capello.
L’uso di antiparassitari a scopo preventivo non è consigliato perché sono moderatamente tossici e inefficaci. E poi il pidocchio non ha mai fatto distinzione tra una testa appena lavata e una sporca.
Nel caso d’infestazioni da pidocchi è bene applicare uno shampoo o delle polveri antiparassitarie. È inutile ripetere l’applicazione prima di una settimana.
La pediculosi non è una malattia, non fa distinzioni tra classi sociali o tra persone che hanno più o meno cura della propria igiene e quindi sono da sfatare, sul nascere, quelle credenze che teste più o meno xenofobe inculcano nella società e tra le famiglie che le classi miste e con più studenti di origine straniera o d’estrazione sociale cosiddetta bassa, siano più soggette di quelle non.
Se un membro della famiglia è affetto da pediculosi è consigliabile controllare la testa a tutti. Quando è colpito un bimbo occorre avvertire immediatamente la scuola, in modo che anche gli altri compagni di classe siano controllati.
Secondo le statistiche del Ministero della Salute, il problema si manifesta principalmente tra i banchi di scuola: un bambino su dieci rimane vittima dei pidocchi proprio all’interno di un ambiente scolastico. Il prurito é il sintomo più caratteristico, ma non é né precoce, né frequente: é il risultato di una reazione allergica alla saliva del pidocchio, e richiede circa due settimane per svilupparsi; a questo stadio l’infestazione é in atto all’incirca da almeno un mese.
Sembra un problema minore, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ma già dallo scorso anno abbiamo verificato un aumento delle segnalazioni giunte da varie parti del Paese cui pare non sia corrisposta analoga crescita dell’esigenza di profilassi e cura da parte delle istituzioni quasi a voler cacciare sotto il tappetino un problema apparentemente tutto del secolo scorso, come in un racconto da “Libro cuore” in un Italia che non deve esserci, almeno in apparenza più mentre accade ancora ed é di nuovo in crescita. Ecco perché ci rivolgiamo agli enti in particolare alla scuola ed alla sanità pubblica affinché, sin dall’inizio dell’imminente avvio dell’anno scolastico, informino famiglie e scolari circa la necessità di controlli periodici e quotidiani per evitare il propagarsi della diffusione sul nascere e per ridurre così drasticamente i casi.
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