Sharing economy: rivoluzione tecnologica delle comunità di utenti online per la crescita

Le comunità di utenti che condividono beni o servizi attraverso piattaforme digitali fanno crescere l’economia, contribuiscono a creare nuove possibilità di lavoro e remunerazione, permettono anche l’emersione e la tracciabilità di attività altrimenti invisibili allo Stato. Ogni giorno, milioni di persone abbracciano questa rivoluzione, decidendo di condividere esperienze, beni e servizi quali abitazioni, auto, barche, […]

sharing-economyLe comunità di utenti che condividono beni o servizi attraverso piattaforme digitali fanno crescere l’economia, contribuiscono a creare nuove possibilità di lavoro e remunerazione, permettono anche l’emersione e la tracciabilità di attività altrimenti invisibili allo Stato. Ogni giorno, milioni di persone abbracciano questa rivoluzione, decidendo di condividere esperienze, beni e servizi quali abitazioni, auto, barche, spazi e piccoli servizi, di fatto rivoluzionando i tradizionali modelli di business. Considerata la portata mondiale di questo fenomeno, l’Integruppo Innovazione promuove il convegno “Sharing economy: rivoluzione tecnologica delle comunità di utenti online per la crescita”, che si tiene oggi, giovedì 11 settembre, a partire dalle 14 presso la Sala Aldo Moro.

Aprendo i lavori, il professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia e Politica aziendale presso SDA Bocconi, spiegherà che “la sharing economy porta con sé una nuova organizzazione della domanda e dell’offerta, in cui le persone contano molto di più. In questa nuova economia non vale il modello tradizionale che vede la distinzione tra produttori e consumatori, ma si va definendo un modello ‘peer’ in cui soggetti di pari dignità si scambiano beni e servizi sulla base di reciproche promesse, che diventano penalità nel caso in cui non vengano mantenute. In questo scenario, il mercato incontra il potere dei social network per soddisfare le nuove esigenze delle persone, aprendo la strada anche a nuove opportunità di lavoro e forme diverse di imprenditorialità”.

Sul valore delle comunità di utenti si confronteranno i rappresentanti di alcune start-up italiane e internazionali.

Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italy, sottolineerà come la sharing economy “sia uno dei grandi fenomeni del nostro tempo, frutto del cambiamento culturale che vede le persone meno interessate al possesso dei beni e più aperte alla condivisione e allo scambio. Pensando alla mobilità urbana, il ride sharing rappresenta l’opportunità di trasformare un bene sottoutilizzato – quale è oggi l’auto privata – in un servizio per tutta la comunità, grazie alla possibilità di connettere più passeggeri lungo il tragitto e rendere la vettura accessibile a più persone in momenti diversi, a prezzi differenti”.

“L’home sharing apporta numerosi benefici sia alle singole persone, sia alla societa’, che non sono soltanto finanziari, ma anche personali e sociali per tutti coloro che accolgono nelle loro case altre persone”, aggiungerà Matteo Stifanelli, country manager di Airbnb Italia. “Con 87.000 spazi disponibili e un milione di viaggiatori che hanno soggiornato in questi spazi in Italia, la nostra community sta crescendo sempre piu’ velocemente. Siamo felici di partecipare a questo incontro che rappresenta un passo importante per il dialogo con le istituzioni sul tema dell’ospitalita’ e della sharing economy”.

Marco Porcaro, CEO di Cortilia, si soffermerà sul fatto che “anche il settore agroalimentare sta vivendo una forte accelerazione dei cambiamenti nei modelli di produzione e distribuzione. Questa è un’opportunità per gli agricoltori che, grazie all’innovazione, riescono a rispondere a una reale domanda del mercato, creando valore in modo semplice ed efficiente. Ad esempio con Cortilia, servizio di spesa online a filiera corta, stiamo coniugando l’esigenza di gusto, freschezza e sostenibilità dei consumatori con il patrimonio di prodotti del nostro territorio”.

La possibilità di valorizzare attraverso una piattaforma tecnologica l’esperienza del gusto è alla base anche del successo di Gnammo che, come ricorderà Gian Luca Ranno, CEO e co-fondatore, “non è altro che il più vecchio social network del mondo: la tavola”.

Matteo Sarzana racconterà l’esperienza di Zooppa, di cui è recentemente diventato general manager: “Zooppa è la community di content creation crowdsourced che mette in contatto i migliori creativi del mondo con i più importanti brand”.

Claudio Bedino, CEO e fondatore di Starteed, infine interverrà per spiegare come la sharing economy stia accelerando lo sviluppo di progetti innovativi nei più svariati settori: “Starteed sviluppa strumenti di crowdfunding e co-creazione aiutando progetti ed imprese attraverso la partecipazione collettiva e la raccolta fondi online”.

L’esperienza delle start-up e la consapevolezza delle grandi potenzialità dell’innovazione digitale, che può generare cinque posti di lavoro per ogni nuova posizione che viene creata, introdurranno la seconda tavola rotonda, dedicata al ruolo che istituzioni e regolatori, nazionali e locali, possono avere quali abilitatori delle potenzialità dell’economia della condivisione.

A nome dell’Intergruppo Innovazione, la deputata Veronica Tentori, concludendo il convegno affermerà che “come intergruppo innovazione abbiamo voluto organizzare questo momento sul tema della sharing economy per ascoltare e conoscere queste nuove forme di impresa basate su un modello di sviluppo che ha al centro l’idea di comunità di persone e utenti che condividono beni e servizi anche grazie al supporto della rete e delle innovazioni digitali e tecnologiche. Sono convinta che si debba cogliere la nascita di queste nuove forme di impresa e di economia come un’opportunità, ragionando sulle possibilità che l’innovazione ci fornisce. E’ giusto porsi nuove sfide di fronte ai cambiamenti: la politica ha il dovere di conoscerli, intercettarli, comprendere opportunità e problemi, fare sintesi ed eventualmente intervenire anche a livello legislativo, permettendo alle nuove realtà di convivere con le tradizionali in una logica di integrazione. Se questo può aiutarci ad uscire dalla crisi economica e creare nuovi posti di lavoro, perché non provarci?”.

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