Israele si schiera dalla parte dell’alleato Washington, ma per Tel Aviv la battaglia contro lo Stato Islamico è un’occasione per spostare l’attenzione dalla questione palestinese. Il premier Benjamin Netanyahu, commentando la richiesta di Obama di un’azione internazionale contro i jihadisti, li ha paragonati ai militanti di Hamas e ha alzato il tiro, puntando all’Iran a cui, ha avvertito, non deve essere concesso nulla sul nucleare. Netanyahu ha detto che Israele “fa già la sua parte” contro il terrorismo islamico, ma non bisogna trascurare il pericolo rappresentato da Teheran e dal suo programma nucleare.
Una strategia per allontanare l’attenzione dai negoziati con i palestinesi ancora in corso dopo la fine dell’offensiva contro Gaza. Dallo Stato ebraico non è ancora arrivata una risposta all’apertura di Moussa Abu Marzouk, vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, sulla possibilità di dialogare con Israele. Al contrario, nel governo si continua a paragonare lo Stato Islamico al Movimento islamico palestinese.
Intanto, a Gaza la marina militare israeliana ha aperto il fuoco contro pescatori palestinesi. È la terza volta questa settimana. La questione dell’ampliamento della zona di pesca al largo delle coste della Striscia è una parte fondamentale dell’accordo che ha messo fine, il 26 agosto, a Margine Protettivo.
Il presidente francese Francois Hollande è in visita a Baghdad per offrire sostegno alla battaglia contro lo Stato Islamico. Come partecipante alla coalizione guidata dagli Usa, la Francia farà la sua parte, anche con un impegno militare, ha detto Hollande al presidente iracheno Fuad Masum. Lunedì a Parigi si terrà una conferenza internazionale per coordinare le azioni di aiuto all’Iraq.
La Siria deve far parte della coalizione anti-jihadisti guidata dagli Stati Uniti. Così oggi Damasco rivendica un ruolo nella coalizione di volenterosi che si è prefissata di sconfiggere lo Stato Islamico, anche bombardando il territorio siriano. Ipotesi che rappresenterebbe una violazione della sovranità di uno Stato, contraria AL diritto internazionale, ha sottolineato il governo siriano. Dall’entourage del presidente Bashar al Assad arriva il disappunto del governo per l’esclusione, assieme a Russia, Cina e Iran, dall’alleanza messa insieme da Washington. “Siamo le vittime dei terroristi e in quanto tali dobbiamo partecipare alla coalizione anti-terrorsmo”, ha detto Buthaina Shaaban, dell’entourage di Assad.
Intanto, la Germania si è tirata fuori, escludendo la partecipazione delle proprie forze aeree. La Gran Bretagna è indecisa, con il premier David Cameron che resta possibilista: “Non escludiamo alcuna opzione”.(nena-news)
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