Paure

L’Ocse ci boccia, decisamente ed avverte che, in un continente che cresce poco, l’Italia è l’unica a non crescere perché le riforme sono solo annunciate e continuamente rinviate per cui, fra i G7, siamo quelli esposti al rischio maggiore. Tagli anche da Standard and Poor’s, che certifica per noi una crescita zero contro il +0,5% […]

pauraL’Ocse ci boccia, decisamente ed avverte che, in un continente che cresce poco, l’Italia è l’unica a non crescere perché le riforme sono solo annunciate e continuamente rinviate per cui, fra i G7, siamo quelli esposti al rischio maggiore.

Tagli anche da Standard and Poor’s, che certifica per noi una crescita zero contro il +0,5% previsto a giugno.

Una doppia doccia gelata, tanto che il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha primo discusso al telefono con Giorgio Napolitano e poi è corso ad incontrarlo al Colle, mentre Renzi risponderà domani al Parlamento, con il sottosegretario Graziano Delrio che comunque mette subito in chiaro che non ci sarà “una manovra aggiuntiva”.

Come al solito il Presidente del Consiglio rilancia e dice che l’Italia accederà alla flessibilità senza chiedere il permesso a nessuno ed ancora chiedi al Parlamento uno sprint sulle riforme: lavoro, istituzioni, fisco e giustizia, anche se, facendo i conti con il calendario, i suoi stessi parlamentari ritengono realistica l’approvazione del Jobs Act entro la sessione di bilancio sulla legge di stabilità (fine ottobre) e magari della legge elettorale entro l’anno (entrambi all’esame del Senato).

Anche perché abbiamo un Parlamento paralizzato ed incapace, che ancora è occupato dalle votazioni sui membri della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, dopo undici fumate nere che ci fanno fare la figura di un paese allo sbando e non solo economico.

Comunque Renzi mantiene la sua linea certo di avere dalla sua il consenso popolare e si divincola dalle indicazioni emerse dall’ultima riunione dell’Ecofin e dei ministri finanziari a Milano, si libera dalla gabbia in cui le istituzioni europee vorrebbero infilare l’Italia per controllarne la buona condotta e il rispetto degli impegni assunti con gli altri partner del continente.

Il succo di ciò che intende dire è che: l’Italia rispetterà il vincolo del 3 per cento tra deficit e pil, ma potrebbe ‘disobbedire’ sulla riduzione del debito che potrebbe quindi anche crescere al di sopra del 2,6 per cento per non comprimere ancor di più la crescita.

E spera di trovare alleati in Europa, che lo aiutino contro ilvice Jean Claude Juncker ed il rigorista Jyrki Katainen, che solo pochi giorni fa ha messo in chiaro: “Non basta annunciare le riforme, serve attuarle”.

Per questo si è affrettato a far giungere le sue congratulazioni al segretario dei socialdemocratici svedesi Stefan Lofven, incaricato di formare il nuovo governo dopo il successo elettorale della sinistra a Stoccolma.

Un assist insperato gli viene da Sergio Marchionni che, in attesa di una visita del premier a Detroit, dice che l’Italia ce la farà, anche se non sa dire quando.

“Non riusciamo ad attirare abbastanza capitali”, dice l’ad di Fiat-Chrysler, che aggiunge che “Negli Stati Uniti la situazione è diversa: sono tornati a crescere dopo la crisi del 2008”.

Altra è, in queste ore, la paura principale degli USA che teme la perdita di forza del suo alleato principale, la Gran Bretagna, alle prese con il referendum per la secessione della Scozia, tanto che ieri, a sorpresa, anche Obama ha sostenuto Camerun nel suo appello all’unità del Paese.

Giovedì prossimo il voto sarà cruciale per l’Inghilterra, l’Europa e non solo e anche se vinceranno i no il governo britannico ha dovuto promettere di decentrare i poteri e conferire maggiore autonomia a Edimburgo, aprendo la strada a probabili analoghe rivendicazioni da Galles e Irlanda del Nord.

Se invece, dopo 307 anni di unione, vinceranno i sì alla scissione dall’Inghilterra, questo scatenerà un terremoto politico e stuzzicherà gli appetiti indipendentisti in Europa, dalla Catalogna alle Fiandre.

Nel frattempo ciò che Obama teme è una Inghilterra debole nel momento in cui occorrono alleati forti contro l’Isis che avanza, con i nuovi alleati degli Usa, fra cui Francia, Italia e vari paesi arabi, ma non l’Iran, che dovrebbero fornire supporto logistico, di intelligence, ma al momento escludono un coinvolgimento militare diretto contro i miliziani dell’autoproclamato califfo Al-Baghdad.

L’unica a dirsi pronta a tutto è stata l’Inghilterra, ma potrebbe essere “dimezzata” se lo Scozia si separa.

E questo preoccupa Obama che sa benissimo che anche se l’alleanza da lui promossa ha raccolto molti consensi, per molti paesi europei esiste il problema della legittimazione internazionale per qualsiasi tipo di intervento militare in Siria; mentre altri stanno studiando un modo per appoggiare gli Usa ma senza un coinvolgimento troppo diretto.

Berlino ha fatto sapere che non aderirà e la legittimità internazionale per operazioni di guerra – che potrebbe essere concessa dall’Onu – rischia di essere ostacolata dalla Russia, alleata del regime di Damasco; perché se da un lato Mosca si oppone allo Stato islamico suo nemico di Assad, dall’altro vorrebbe che il presidente siriano venisse riconosciuto come un membro della grande coalizione anti-jihadista.

Restano aperte ed allarmanti altre due situazioni che mettono il mondo intero in fibrillazione: il conflitto in Ucraina che non si placa né trova soluzioni e l’avanzare di Ebola nel Centro-Africa.

Il governo di Kiev accusa i ribelli filo-russi di aver intensificato gli attacchi contro l’esercito, minacciando il fragile cessate-il-fuoco in Ucraina orientale, in vigore dal 5 settembre firmato da governo ucraino e separatisti sotto egida Osce in Bielorussia, a Minsk.

Diciassette morti sono il bilancio di un conflitto a fuoco ieri sera a Donetsk, fra cui sei civili, mentre gli osservatori dell’Osce avevano denunciato di essere finiti sono il fuoco di vari colpi di mortaio mentre pattugliavano la zona del mercato.

Come scrive il Sole 24 ore, le sanzioni Usa e non fanno bene alla Russia, con il rublo che tocca un nuovo record storico negativo contro il dollaro; ma aiutano la popolarità di Putin che, con il consenso interno altissimo, è riuscito persino a resuscitare un partito moribondo come Russia Unita e a consegnargli chiavi in mano una vittoria già scontata, ma molto più facile di quello che ci si poteva immaginare solo un anno fa.

Le elezioni locali tenutesi, tra Mosca, San Pietroburgo e buona parte dell’immensa provincia russa, hanno di fatto confermato un po’ ovunque l’élite già al potere. E il risultato, secondo il quotidiano Izvestia, è riconducibile alla elevata popolarità del presidente russo Vladimir Putin (più che della stessa élite del partito) proprio in seguito alla crisi ucraina e all’annessione della Crimea.

Quanto ad Ebola, si muove il governo Obama, che stanzia 750 milioni di dollari per una operazione denominata Operation United Assistance, annunciata dal presidente nel corso di una visita ai Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, che prevede l’invio di medici, infermieri, ma anche ingegneri e operai e ben 3000 soldati da dislocarsi nell’Africa occidentale.

Se Ebola non si arresta, gli epidemiologi della OMS calcolano che entro il prossimo Natale le persone infettate saranno 250.000, soprattutto in Liberia, Sierra Leone e Guinea e, in misura minore, Nigeria e Senegal.

Previsioni apocalittiche, ma che, secondo gli esperti, servono non tanto ad allarmare quanto piuttosto a ricordare che contro Ebola le misure messe in atto sono state finora inadeguate, e che se non si interverrà in maniera decisiva le cose potrebbero anche andar peggio, anche per il rischio mutazione virale.

Si pensa di usare a tappeto il vaccino sperimentale che ha dato già qualche isolato risultato positivo, sviluppato nei laboratori dell’Irbm Science Park di Pomezia, frutto del lavoro di un team internazionale di ricercatori italiani e americani che si è mostrato in grado di proteggere per almeno 10 mesi dei macachi dal ceppo Zaire del virus (quello responsabile dell’attuale epidemia in Africa occidentale), mentre fino ad ora si era riusciti per poco più di un mese.

l’European center for Disease Control (Ecdc) in un rapporto di ‘rapid risk assessment’ di pochi giorni fa, sottolinea che la possibilità che il virus Ebola entri in Europa attraverso gli sbarchi nel Mediterraneo è ‘remota’, mentre il punto di ingresso più probabile, anche se il rischio rimane molto basso, sono gli aeroporti.

Per tale motivo le probabilità, invece, di vedere almeno un caso di Ebola negli Stati Uniti entro la fine di settembre sono del 18%, così come sostiene un rapporto pubblicato sulla rivista PLOS Currents.

Per quanto concerne, infine, il sospetto caso di Ebola a Civitanova Marche, relativo ad una donna nigeriana con febbre alta, dolori muscolari, nausea e vomito, si è poi scoperto trattarsi di malaria, con la ministra Lorenzin che ha chiarito che negli ultimi due mesi sono stati segnalati casi sospetti, da diverse regioni, in base ai criteri indicati da OMS ed ECDC (il centro europeo per il controllo delle malattie) quali l’insorgenza di alcuni sintomi e la provenienza geografica da aree affette.

Ma, per fortuna, tutti questi casi sono poi risultati negativi ai test di laboratorio per virus Ebola.

La paura paralizza, congela, toglie ogni speranza di futuro ed ogni prospettiva, fa perdere certezze e sicurezze, che ci cambia dentro, intimamente, sconvolgendo il nostro modo di affrontare le cose e la vita.

Ed oggi il corteo delle paure è infinito, di natura economica, sociale, legata alle guerre e al terrorismo, all’integralismo religioso ed altro ancora, capace di tradurle in vero e proprio panico.

Anna Oliverio Ferraris nel suo libro “Psicologia della paura”, ci ricorda che la paura è inizialmente il tentativo di produrre risposte adattative di allarme o di salvaguardia di fronte a un pericolo ma oggi, accanto alle più arcaiche paure, della solitudine o della morte ad esempio, molte altre hanno preso piede e spazio ed il loro elenco si allunga ogni giorno.

Gli psicologi concordano che l’antidoto unico per la paura è il coraggio, quello stato mentale che non coincide con l’assenza di paura, bensì con la consapevolezza che esiste un qualcosa di più importante della paura.

Per capire la Oliviero Ferraris ricorre a due esempi mitologici: Achille ed Ulisse, due grandi con un coraggio molto diverso l’uno dall’altro: Achille che e’ un semidio, invulnerabile, fatta eccezione per il suo famoso tallone e con coraggio che si basa sulla consapevolezza della sua smisurata forza e sulla necessità di dover essere coerente con gli ideali Achei di cui é profondamente intriso ed Ulisse che basa il suo coraggio sulla intelligenza e l’astuzia.

Ma io, fin dai tempi del liceo, ho eletto a simbolo del coraggio Ettore, con una nobiltà d’animo che lo induce a preferire una resistenza eroica alla resa e alla schiavitù, ma anche intriso di quelle qualità umane che ne fanno qualcosa di più di un semplice guerriero.

Non a caso ricompare nel Troilo e Cressida di W. Shakespeare e nella tragedia Ettore di A. de Montchrestien, simbolo di dedizione alla patria e agli ideali ed è ricordato alla fine dei Sepolcri del Foscolo e nella Guerre de Troie n’aura pas lieu di J. Giraudoux, come convinto assertore dei valori della pace, della solidarietà umana, della compassione e dell’empatia.

Non ha caso Francesca Petrizzo in “Memorie di una cagna” racconta che Ettore fu l’unico amore vero della bella Elena, creatura assetata d’amore, piena di passione e sensualità, malinconica e vibrante, che cercherà tra le braccia di altri quell’unico amore negato, archetipo di tutte le donne che nel tempo hanno opposto le ragioni del cuore a quelle del potere.

Nel celebre quadro di De Chirico del 1917, Ettore che saluta Andrtomeda, è come questa un manichino senza braccia, ma, proprio per questo, assume ancor più una dimensione epica; quella della’uomo che conosce il suo destino eppure non si tira indietro e mantiene fede al suo ruolo con grande coraggio, preferendo una morte gloriosa ad una vita vile di schiavitù e rinunce.

Ricorda Argan che De Chirico sceglie, tra i tanti grandi personaggi epici, proprio Ettore, perchè di lui ci vengono descritti gli intensi affetti verso la sua famiglia e soprattutto verso il suo piccolo Astianatte. Nessuno poteva arricchire di melanconia e solitudine l’opera meglio di lui che vi congela il momento e lo rende senza tempo, lo proietta oltre la realtà, oltre la natura, in un’altra dimensione che è appunto quella metafisica, del tutto svincolata dalla paura.

Carlo Di Stanislao

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