Parte un altro anno scolastico con una scuola ogni sette priva di dirigente scolastico: l’assunzione di 630 nuovi presidi non è servita nemmeno a coprire il turn over, visto che i capi d’istituto andati in pensione da due settimane sono stati 764. Delle circa 8.400 scuole autonome, quasi 1.200 rimangono prive del loro preside. La grave carenza, che porterà anche quest’anno un alto numero di reggenze, con evidenti problemi di gestione che si ripercuoteranno inevitabilmente anche sulla didattica, era stata denunciata alcune settimane dall’Anief ed ora è stata confermata anche da un’altra organizzazione sindacale. In alcune regioni la situazione è davvero critica: in Basilicata manca un preside ogni tre istituti (il 32%), in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia uno ogni quattro (rispettivamente il 26% e il 24%). Molti ‘buchi’ nelle direzioni degli istituti scolastici si registrano anche in Piemonte, Lazio e Lombardia.
“Considerando la situazione da vera emergenza e che nella gran parte dei casi le graduatorie dei nuovi presidi candidati all’immissione in ruolo sono esaurite – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Miur non ha altra scelta: bisogna bandire in fretta un nuovo concorso nazionale per dirigente scolastico”.
“Del resto – continua Pacifico – una norma approvata dall’ex Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, aveva previsto che la selezione per nuovi presidi si sarebbe dovuta attuare ogni anno e dall’ultimo concorso a cattedra, bandito con D.D.G. del 13 luglio 2011, ne sono già passati tre”.
La carenza potrebbe diventare da allarme rosso, qualora lo Stato dovesse finalmente dare seguito a quanto stabilito dalla Consulta, con sentenza 147/2012 che ha espresso parere contrario alla sparizione di 2.100 scuole autonome attuata dal 2011 a seguito dell’approvazione della Legge Tremonti-Gelmini 111/2011 che ha fissato l’obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d’infanzia, primaria e medie con meno di mille alunni.
Su questo punto, già diversi Tar e il Consiglio di Stato hanno dato ragione al sindacato che ha impugnato l’illegittima soppressione, con conseguenti danni per l’utenza e per i lavoratori costretti alla mobilità forzata. Inoltre, sulla cancellazione delle autonomie scolastiche pesa non poco il mancato accordo con le Regioni, invece reputato indispensabile dalla Legge 128/13.
Anief, infine, ricorda che non è nemmeno più possibile tamponare la situazione utilizzando i cosiddetti vice-presidi, come accadeva in passato: “una norma contenuta nella spending review prevede, infatti, di non corrispondere più le indennità di reggenza ai vicari, dallo scorso anno scolastico tornati a fare i docenti o relegati a semplici collaboratori. Con il risultato che anche quest’anno – conclude il sindacalista Anief-Confedir – ci saranno dirigenti scolastici a capo di sette sedi, distanti anche decine di chilometri l’una dall’altra”.
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