Dell’Ucraina non si parla più ma la guerra è ancora in corso.
Alla vigilia del forum euroasiatico a Milano previsto per domani e dopodomani, il presidente Ucraino Petro Poroshenko e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno coordinato le loro azioni e hanno fatto sapere in una nota congiunta, che intendono tenere sia “bilaterali che unilaterali”.
Ieri, su iniziativa di Keiv, Vladimir Putin e il presidente ucraino hanno avuto una conversazione telefonica sul conflitto sul vertice Asem nel quale dovrebbero incontrarsi, per tentare di sbloccare la situazione.
Nelle stesse ore sette civili sono stati uccisi e altri 15 sono rimasti feriti da proiettili di artiglieria che si sono abbattuti su una processione funebre a Sartanà, nella periferia di Mariupol, nel sud-est del Paese, mentre 26 esponenti delle forze dell’ordine ucraine – tra cui 15 agenti di polizia e 11 guardie nazionali – sono rimasti feriti martedì negli scontri con migliaia di nazionalisti ed estremisti di destra davanti alla sede del parlamento di Kiev.
Nella intricata vicenda si infila Mateo Salvini, che prende il posto che fu di Berlusconi come amico della Russia, incassa una standing ovation martedì alla Duma federale dove si è presentato con indosso una t-shirt con scritto “no sanzioni alla Russia” e incontrando la stampa italiana all’uscita della camera bassa del Parlamento russo dichiara: “Domani faccio un colpo di telefono a Renzi e gli dico ‘guarda che la Russia ha tutta la voglia di dialogare”.
In attesa della telefonata certamente fondamentale domani Poroshenko e Putin proveranno a trovare un accordo almeno sulle forniture di gas, dal momento che la società russa Gazprom ha tagliato le risorse all’Ucraina a giugno a causa dei debiti di Kiev che non ha mai pagato e l’Europa riceve un terzo del suo fabbisogno di gas dalla Russia,metà del quale tramite l’Ucraina.
Di recente sul tema è intervenuto Panorama che ha insinuato l’ipotesi che dietro l’ordine di Putin in merito al ritiro immediato delle truppe russe dalla frontiera con l’Ucraina , ci sia stato il vertice, sempre in Russia, fra il Premier cinese Li Keqiang ed il suo omologo Dmitry Medvedev, con il primo che ha espresso tutto l’interesse della Cina per fare in modo che la crisi in Ucraina non degeneri ulteriormente, poiché, poco più di un anno fa, la Cina si è comprata un appezzamento di poco più di tre milioni di ettari in Ucraina,, per costruirvi una maxi-fattoria che potesse assicurare un flusso di farina e carne in grado di soddisfare le esigenze del suo mercato interno.
Pertanto, a parte i motivi che inducono sia Mosca che Pechino a rafforzare la collaborazione bilaterale da un punto di vista sia economico sia strategico, con l’accordo, del maggio scorso, Lo scorso maggio, per 400 miliardi di dollari, tra Gazprom e China National Petroleum Corporation, per una fornitura trentennale di 38 miliardi di metri cubi di metano ogni dodici mesi a partire dal 2018, che ha fatto tremare l’Occidente, convinto che l’apertura di un mercato alternativo così florido avrebbe certamente aumentato la determinazione russa a resistere alle sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti nel tentativo di risolvere il problema dell’Ucraina, ora vi sono spinte contrarie almeno per quanto riguarda la Cina.
Gli interessi della Cina sono tali che occorre risolvere la questione Ucraina al più presto e nel migliore dei modi e che Pechino non vuole che i ribelli filo-russi occupino l’area di Dnipropetrovsk, che è quella dove esiste il maxiappezzamento appena acquistato.
Sarà questo e non le uscite di Salvini a chiudere la guerra Ucraina in nome di una sempre più stretta collaborazione economica tra Russia e Cina.
Non a caso già nell’incontro del 13 ottobre del 2009 a Pechino fra Putin e Wen Jiabao, si era chiusa ufficialmente una lunga polemica tra il Cremlino, irritato per il contrabbando e le contraffazioni da parte dell’ex Impero Celeste, e il paese della Grande Muraglia, a sua volta infastidito dal bullismo di Mosca.
Carlo Di Stanislao
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