Otto organizzazioni di volontariato su dieci reggono la crisi anche senza rivolgersi alle banche. Ma i rapporti storicamente freddi tra i due mondi si stanno poco alla volta stringendo. È la fotografia scattata da “Le organizzazioni del volontariato in Italia”, un rapporto curato da Banco Popolare, Fondazione volontariato e partecipazione e Centro nazionale per il volontariato. La quantità di liquidi resta la stessa nelle casse del 56,6% delle organizzazioni (campione: intervista a 1.897 presidenti). Precarie o di estrema difficoltà sono le condizioni del 14% delle organizzazioni. Le altre considerano il bilancio buono o ottimo. Stabili anche le entrate (lo dice il 53% degli intervistati), mentre uno su tre vede davanti un segno negativo. I settore dove le organizzazioni che navigano in acque peggiori, secondo il rapporto, sono quello dei beni culturali e dei beni ambientali.
Buone notizie per il non profit anche in termini di soci, volontari e monte ore destinato al volontariato. I soci aumentano in un terzo delle organizzazione, il monte ore nel 30% e il numero di volontari nel 26,5%. Il numero dei soci cala invece nel 14,5% del campione, nel 10,5% è in saldo negativo il numero dei volontari e nell’8,5% il monte ore totale. Secondo il 46,7% dei presidenti intervistati, la crisi occupazionale ha un’influenza sul tempo dedicato al volontariato, mentre il 45% sostiene che non ci sia una correlazione diretta.
Le organizzazioni non profit continuano a preferire la dimensione comunale (scelta dal 53,4% degli intervistati) per poi federarsi in una realtà nazionale in sei casi su dieci. Nonostante il pubblico contribuisca per il 31,3% in media delle casse di un’associazione, il rapporto con le banche appare buono. Lo dichiara il 30,7% degli intervistati, a cui si aggiunge 6,9% che lo definisce ottimo. Resiste ancora l’indifferenza: il 18,5% dice di non avere rapporti con le banche e il 31,5% ha un rapporto né soddisfacente né insoddisfacente. I giudizi negativi riguardano invece una associazione su dieci. Le organizzazioni dalle banche vorrebbero maggiore disponibilità e fiducia nei confronti delle non profit (lo chiede il 25,4% degli intervistati), maggiori donazioni e contributi (il 26,9%) e una forte riduzione dei costi sui conti correnti (28,8%). Il rapporto è stato presentato all’Ambrosianeum di Milano in un incontro organizzato dalla Fondazione Ambrosianeum con le scuole superiori della città per far conoscere ai più giovani gli strumenti con cui le banche aiutano il non profit. (lb- RS)
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