Quando un bambino che corre, anche solo per giocare, fa paura. Un paradosso, per certi versi una assurdita’. Ma anche la realta’, la dura realta’ delle ‘scuole’ aquilane. Come al circolo didattico Rodari di Pagliare di Sassa, che comprende scuole dell’infanzia e primaria. Un momento qualsiasi di una mattinata qualsiasi, e la corsa di un piccolo allievo del circolo fa tremare il pavimento, la sedia che si muove. Attimi, istanti di paura sul volto di una esperta insegnante del Musp: “È solo la corsa di un bambino- dice, una volta capito cosa stava succedendo- Ma qui e’ sempre cosi’…”. Il pavimento, le mura come pure il soffitto del Musp di Pagliare non sono insensibili ad una corsa di bambino, un movimento qualsiasi, e inevitabilmente il pensiero va al 6 aprile di cinque anni fa. Ma non lo sono, insensibili, neanche alle temperature alte (“Si muore di caldo durante la bella stagione”) e neppure a quelle basse (“D’inverno fa tanto freddo, per fortuna abbiamo un sistema di riscaldamento comprato da alcune famiglie”). Consolina Ianni e’ una insegnante di matematica e scienze del Rodari. I ‘suoi’ bambini non hanno mai vissuto una scuola vera, “per loro e’ questa e nient’altro. Non fanno domande, non chiedono nulla sul perche’ la loro scuola continua a essere questa”. E non e’ rassegnazione dei piccoli studenti, “semplicemente hanno dai 6 agli 8 anni, non conoscono altre scuole”.
Dopo il terremoto a L’Aquila sono stati costruiti 33 moduli ad uso scolastico provvisori, in grande fretta “e per fortuna”, precisano dalla Rodari, perche’ “gia’ a settembre del 2009 sono potuti tornare a scuola. Garantire una ripresa e’ stato importantissimo”. Il problema sono i sei anni scolastici trascorsi da allora: “I moduli sono stati garantiti per un periodo di cinque- precisa, all’agenzia Dire, Sara Vegni, referente territoriale a L’Aquila per Action Aid- E altro particolare grave e’ l’assenza di una programmazione. Non ci sono progetti partiti, non ci sono gare di appalto”.
Indicativa la situazione del Rodari. I piccoli studenti qui devono fare i conti con infiltrazioni d’acqua, con pannelli che si stanno scollando, insomma una situazione decisamente non a norma, “non si possono far cresce i bambini in certe condizioni. Qui saranno oltre un centinaio- sottolineano all’interno del modulo- E abbiamo solo due bagni riservati a loro, oltre ad uno per gli insegnanti”. È indiscutibile che una soluzione va trovata e anche in fretta e parlare di problemi economici non e’ neanche corretto perche’ i soldi ci sono, ma sono fermi nelle casse dell’ufficio speciale della ricostruzione da oltre due anni. Ma come spendere i soldi se non ci sono progetti? E, soprattutto, va sbloccata la situazione dell’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, l’Usra: Paolo Aielli, l’unico con potere di firma, si e’ dimesso e di trovarne il sostituto ancora non se ne parla. “Qui ci rimettono solo i bambini- dicono dipendenti della Rodari- Noi siamo qui per lavorare, facciamo il possibile con i pochi mezzi che abbiamo. Ma non e’ facile”.
Non e’ facile, perche’ la realta’ a L’Aquila “e’ anomala” e i “riflettori vanno via via spegnendosi- sottolinea con un pizzico di commozione la maestra Consolina- Nei cittadini c’e’ grande voglia di riprendersi il territorio, di riprendersi quello che il terremoto ha rubato. Ma non vogliamo rimanere soli, qualcuno deve ascoltare le nostre richieste. Sono consapevole del fatto che i problemi ci sono, che ricostruire una citta’ non e’ facile. Ma basta parole, in realta’ si sta facendo poco”.
Le ‘mura’ del Musp tornano a tremare. Ma non e’ una brutta notizia: sono le urla e le corse gioiose dei bambini e per un attimo la tristezza dei piu’ grandi e’ messa da parte. Ma solo per un attimo. (DIRE)
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