Alle ore 17 di oggi il lender Philae, appena distaccatosi dalla sonda Rosetta, toccherà il nucleo di ghiaccio della cometa 67/P Churyumov/Gerasimenko ed un’ora dopo Renzi vedrà Silvio Berlusconi, per definire una volta per tutte un comune impegno sulla legge elettorale, in un incontro giocato sul filo del rasoio e sulla tenuta dei nervi, in cui nessuno dei due vuole chiudere definitivamente la porta all’altro, ma, al contempo, tenterà di incassare il massimo dei risultati.
Gli spazi per un accordo non sono affatto chiusi, ma la tensione è comunque alta, come dimostra il duello tra Renato Brunetta e Luca Lotti, mentre il rinvio della calendarizzazione della riforma alla riunione di oggi della commissione Affari istituzionali del Senato fa capire come lo stallo della politica si riflette sui tempi del parlamento.
Ed è proprio questa situazione che Renzi è deciso a sbloccare, a scongelare, per dare una spinta decisiva al “lender” del suo governo, con un propulsore di promesse ormai esaurito e necessitante ora di concreti risultati.
La strategia del premier è evidente: o Berlusconi condivide il nuovo Italicum, e soprattutto l’accelerazione che mira all’approvazione in aula al Senato a dicembre, o il Pd andrà avanti a maggioranza, anche cercando in commissione accordi con le altre opposizioni.
Comunque offre ancora, attraverso i numerosi pontieri, spazi di discussione al leader di Forza Italia, sia sulla soglia di sbarramento che sul rapporto tra eletti con le preferenze e capilista.
Il raggiungimento della cometa posta a 510 milioni di chilometri dalla Terra, è il coronamento di un’ambiziosa sfida lanciata dall’Esa nel 2004 e che potrebbe svelare molti segreti sulla nascita del Sistema solare.
Se oggi il Nazareno sarà riavviato sui binari di un possibile fattivo futuro, anche per Berlusconi e Renzi la vittoria sarà considerevole.
Gli auspici per accordi ci sono tutti, dal momento che, appena 24 ore fa, si è siglato uno storico accordo fra USA e Cina, contrassegnato da svariate intese, con le promesse di ampliare gli accordi di libero scambio più volte formulate in questi anni in sede Apec e ribadite i con enfasi dalla presidenza cinese, ma soprattutto la cancellazione dei dazi che gravano sui prodotti di tecnologia digitale avanzata: dai sistemi basati sul Gps ai semiconduttori, alle apparecchiature biomedicali come Tac, risonanze magnetiche e macchine per la radioterapia anticancro.
L’incontro bilaterale a sorpresa di ieri alla Città Proibita e la cena-fiume durata due ore più del previsto fanno ben sperare per intese tra le due grandi potenze più ampie di quelle ipotizzate alla vigilia.
Accordi in campo militare per evitare che incidenti isolati nei territori contesi tra Pechino e altri Paesi dell’area possano sfociare in conflitti. Ma anche un maggior coinvolgimento del governo di Pechino nella gestione delle grandi questioni mondiali, dall’emergenza per Ebola alla lotta contro i terroristi dell’Isis, alla pressione sull’Iran perché rinunci a ogni programma nucleare militare.
Tutto segnali positivi per chi, come Renzi e Berlusconi, inseguono accordi per il bene personale, partitico ma anche della Nazione, che ha bisogno di cambiamenti veri e non solo annunciati e non più di tavoli tecnici e rinvii.
A “Porta a Porta” e su Tgcom, Matteo Renzi continua a spargere ottimismo, dicendo che “La nostra situazione del debito è difficile ma l’Italia non è il Titanic che sta per affondare, non siamo nel baratro”.
E fa anche trapelare una velata minaccia all’indirizzo di Berlusconi che se non rimane seduto al tavolo delle riforme si potrebbe fare in modo di eleggere un presidente contro di lui, scegliendo il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle.
Carlo Di Stanislao
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