Dal 25 novembre al 2 dicembre 2014, presso il Palazzetto dei Nobili”, l’ANPPIA Nazionale presenta la Mostra realizzata dal “Centro Studi Schiavi di Hitler”, Cernobbio (CO), sulla Resistenza degli IMI, gli Internati Militari Italiani, già proposta in aprile alla Biblioteca del Senato.
Il giorno dell’inaugurazione – 25 pv – è previsto un primo incontro con gli studenti medi al mattino (ore 10,30 con il curatore della mostra Valter Merazzi ed i proff Lolli e Bonanni) e nel pomeriggio un convegno con gli storici Valter Merazzi, Walter Cavalieri e David Adacher.
La mostra, composta da 30 pannelli (100 x 140), propone una selezione di brani tratti da 450 memorie, raccolte nel corso della ricerca storica avviata dal 2000, nell’ambito della campagna nazionale per il risarcimento del lavoro forzato degli italiani nella Germania nazista.
La deportazione degli italiani riguardò 700 mila militari, almeno 23 mila deportati per motivi politici, destinati alla più brutale schiavitù e all’annientamento fisico e circa 100 mila civili rastrellati e precettati.330 mila non fecero più ritorno,2000 Carabinieri vennero deportati ad opera di Mussolini da lui ritenuti non affidabili a servire l’invasore straniero (lettera del duce a Claretta Petacci 1943).
La mostra in particolare approfondisce con testimonianze, documenti e disegni le vicende degli Internati Militari Italiani (IMI). I protagonisti raccontano le tappe di un vero e proprio calvario: dalla cattura l’8 settembre 1943 al trasporto in condizioni spesso disumane, dall’arrivo al lager alle dure condizioni della detenzione e del lavoro forzato e schiavistico, fino al loro amaro rimpatrio.
Privati dei benefici della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa Internazionale, gli IMI rifiutarono le proposte di arruolamento dei nazifascisti, scegliendo in massa con dignità e coraggio la brutalità del Lager, fatta di violenze, fame e sfruttamento. La loro fu una scelta di Resistenza non armata, uno dei molteplici aspetti della Resistenza italiana al nazifascismo che non ha avuto adeguata valorizzazione.
La tragica esperienza del Lager nonostante abbia coinvolto un numero altissimo di famiglie italiane, è rimasta confinata per lo più nelle memorie individuali ed è obiettivo della mostra colmare la distanza fra le memorie individuali e la coscienza storica del Paese.
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