“Il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione.”
Albert Camus
L’ignoranza non è un sinonimo di “stupidità”, in quanto il suo significato è più vicino all'”essere disinformato” che all'”essere stupido”. Essa, solitamente, implica che una persona – o anche un gruppo di persone – debba essere istruito su di un argomento specifico. Potrebbe esserti capitato di sentir dire “beata ignoranza”: questo modo di dire significa che, a volte, non conoscendo tutta la verità su una determinata questione, si vive tranquillamente, ignorando la realtà.
Una sentenza emessa ieri dal Tribunale del Lavoro di Milano, firmata dal giudice Nicola Di Leo, acclara “la sussistenza del nesso causale tra il vaccino esavalente e l’autismo”, dopo anni di dibattiti e discussioni, dimostrando una volta di più che oggi la giustizia surroga anche la scienza.
In base a questa sentenza il ministero della Salute dovrà versare un assegno bimestrale, per tutta la vita, a un bimbo affetto da autismo, a cui nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKl e nelle 18 pagine della relazione del medico legale, si fa riferimento a “un poderoso documento riservato della GlaxoSmithKline” sui “cosiddetti side effects del vaccino Infanrix Hexa Sk emersi nel corso della sperimentazione clinica pre-autorizzazione o successivamente, fra l’ottobre 2009 e lo stesso mese 2011”. In particolare – come scrive il perito – ci sarebbero “cinque casi di autismo segnalati durante i trial, ma rimasti unlisted, ossia omessi dall’elenco degli effetti avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l’autorizzazione al commercio”.
I presunti legami fra vaccinazioni e autismo sono da anni al centro di un ampio dibattito internazionale. Nel 2012 una sentenza del Tribunale di Rimini legò il vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia) alla sindrome di Kenner (autismo).
Allora il board scientifico del Calendario Vaccinale della Vita – che raggruppa le società dei medici di famiglia, dei pediatri e degli igienisti – insorse: “Così si rischia di perdere fiducia in uno strumento preventivo per la salute dei bimbi e di tutta la popolazione”. E invitò il ministro della Salute a ricorrere in appello. Nella sentenza di Rimini, il riferimento era a uno studio pubblicato nel 1998 sulla rivista Lancet, che legava l’autismo al vaccino antimorbillo.
La ricerca fu ritirata dallo stesso giornale alcuni anni dopo, perché ritenuta inattendibile. Un’inchiesta simile a quella riminese, sempre sui presunti legami fra vaccino trivalente e autismo, è stata aperta quest’anno dalla procura di Trani.
Ora la sentenza di Milano ribalta la situazione o meglio la logica, perché come ha scritto il giornalista scientifico Michele Bocci, poco importa che tutto il mondo medico e della ricerca non abbia mai visto correlazioni tra il vaccino esavalente; oggi la confusione imperante fa si, complice la giurispudenza, di partire da una malattia le cui cause sono per certi aspetti ancora poco note, come l’autismo, per poi cercare tra i vaccini quello che può essere ritenuto colpevole.
Poco importa quale sia il meccanismo che porterebbe alla patologia (nel caso del trivalente un danno all’intestino e in quello inedito dell’esavalente la presenza del mercurio).
Quel che interessa è dare comunque e sempre la colpa al vaccino.
E, naturalmente, la cronica alimenta la paura e lo scetticismo, quando si legge che si sarebbero tre sospetti decessi legati alla somministrazione di dosi dei due lotti del vaccino antinfluenzale FLUAD di Novartis, il cui utilizzo è stato oggi bloccato dall’Agenzia italiana del farmaco, anche se le tre morti potrebbero essere casuali e non causali, legate cioè a cause estranee alla vaccinazione.
Come alcuni anni fa ha raccontato sul “Guardian” dopo sul Ben Goldacre, autore del libro “Bad Science”, nel 2002 furono scritti 1.257 articoli sul tema del vaccino MPR e dell’autismo, nella maggior parte dei casi scritti da editorialisti, commentatori e più raramente da esperti e giornalisti scientifici. In quell’anno la fiducia verso il sistema sanitario britannico diminuì notevolmente e di conseguenza anche la percentuale di bambini vaccinati. Negli anni seguenti tutte le più importanti organizzazioni sanitarie del mondo dimostrarono, con dati concreti e su larga scala, l’assenza di un legame diretto tra vaccino MPR e autismo.
Un caso emblematico in questo senso è quello del Giappone, dove le preoccupazioni sul vaccino iniziarono nei primi anni Novanta, a causa di alcuni effetti collaterali causati da una prima versione del vaccino MPR (usata comunque ancora oggi in diversi paesi). Il vaccino MPR fu ritirato, offrendo al posto di un’unica vaccinazione la possibilità di vaccinare il proprio figlio separatamente per parotite, rosolia e morbillo. Le vaccinazioni per queste due ultime malattie non sono obbligatorie dal 1994 e per questo il Giappone è l’unico paese economicamente sviluppato con ricorrenti epidemie di morbillo.
L’unico risvolto positivo, in termini di indagine scientifica, è che la mancanza di una trivalente in Giappone ha permesso di valutare l’incidenza dei casi di autismo in un paese sviluppato. Da quando il vaccino MPR è stato ritirato nel paese, il numero di casi di autismo è continuato a crescere in modo comparabile con quello dei paesi in cui si utilizza ancora la trivalente. È una delle dimostrazioni sulla mancanza di un legame diretto tra la malattia e le vaccinazione.
Ma i giudici di Milano non hanno tenuto conto di questo fatto.
Carlo Di Stanislao
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