Quanto sta accadendo in Francia ci dice che siamo in guerra e che si tratta di una guerra endogena che stiamo subendo nell’intero occidente, non solo negli USA ed in Canada, ma anche in Europa, una guerra interna portata avanti da cittadini europei di fede islamica, con il male e il pericolo non tanto nel kalshnikov o nella cintura imbottita, ma nel lavaggio del cervello erogato nelle scuole, nelle moschee, sui siti internet e nei centri di formazione, per trasfomare poveri disperati di scarsa cultura anche islamica e coranica, in bombe umane pronte al martirio.
Per vincere questa guerra, si scrive un po’ ovunque, dobbiamo non solo prendere la punta dell’iceberg ma intercettare la filiera produttiva del male.
Ma, e questo si scrive molto meno, bisognia anche mitigare la reazione di odio che nasce dalla rabbia e dalla paura.
Enrico Santi e Pino Cabras, commentando la strage di Odessa, lo scorso maggio, criticano la comunità internazionale che non ne ha ravvistato le gravità ed ha visto, attraverso gli occhi chiusi dei media occidentali, deterimando la mancanza di un’inchiesta penale e giornalistica che ha favorito l’impunità, quella stessa su cui prospera clima cupo di oggi, perché, secondo loro, il dossier ucraino rivela gli stessi problemi e gli stessi silenzi che hanno portato ai disastri libici, siriani e iracheni, all’ISIS e allo stragismo islamico interno di adesso.
Mauro Indelicato nota che, in queste ore in cui l’Europa piange 12 vittime al centro di Parigi, uccisi barbaramente per mano estremista; il vecchio continente piomba nel terrore più nero, nell’incubo di vedere le proprie strade trasformarsi in trincee ed in campi di battaglia che invadono ogni aspetto della quotidianità; proprio in questa cupezza di ore e di sentimenti invece di invocare una guerra contro l’oriente e la netta distinzione tra ‘società occidentale’ e ‘società orientale’, dovremmo per prima cosa chiederci chi veramente, in campo internazionale, lotta contro i terroristi.
Dopo i maxi attentati organizzati e pianificati da una cupola militarmente forte e finanziariamente ben sostenuta, come quella di al Qaeda, che hanno dato vita all’11 settembre, agli attentati delle stazioni del metro di Madrid e di Londra nel 2004 e nel 2005 e dopo le tante guerre sostenute da USA ed occidente in nome di un mondo più ‘libero e sicuro’, la strategia della tensione all’interno della galassia estremista sembra cambiare e, da qualche mese a questa parte, grazie alla sempre meno influenza ideologica (e finanziaria) di al Qaeda a favore invece dell’ISIS, l’estremismo islamico punta a sguinzagliare in giro per l’occidente ‘cani sciolti’ in grado di compiere gesti meno clamorosi ma forse più forti a livello mediatico perché alla popolazione danno l’impressione di poter colpire in qualsiasi momento.
Ora, il mantenimento di piccole cellule attive, serve come base soprattutto per chi, dopo essersi addestrato tra le fila dell’ISIS in Siria ed Iraq, ritorna nel vecchio continente e mette in atto la sua personale jihad tra le vie del centro delle capitali europee.
L’ISIS quindi, non solo fa proselitismo ma agevola l’addestramento ed il ritorno poi in patria di molti suoi combattenti; il cosiddetto ‘terrorismo di ritorno’, contro cui metteva in guardia (guarda caso) l’Arabia Saudita nel mese di ottobre con specifici comunicati.
Tuttavia, sono anche noti i contatti tra Mossad, esercito israeliano ed esponenti dei gruppi radicali ed è noto anche che molti mercenari che nel 2012 hanno attaccato Assad in Siria, sono stai addestrati tra Giordania ed Arabia Saudita ed infine è palese che, l’occidente, ha contribuito in larga parte ad amare i gruppi integralisti islamici e adesso sta subendo il terrorismo di ritorno, con risultati ben visibili sotto gli occhi di tutti.
Parlare di Jihad e Guerra Santa è complesso, in bilico tra storia e attualità, a cavallo tra religione e politica.
Il problema, ci dicono Lucio Caracciolo, giornalista fondatore di Limes, e Alessandro Barbero, storico medievalista, riguarda da un lato, la storia, dall’altro, la geopolitica, unite da un medesimo fil rouge che collega, incurante dei secoli, l’umanità ed il rapporto tra guerra e fede: il potere della parola e, atrverso questo, dei testi sacri e di ciò che vi si legge, con un gioco di sillabe e fraintendimenti, che, nel passato, trasformarono i Crociati in Templari, l’uccissione esecrabile anche del nemico in un dovere.
Dice Umberto Eco al Corriere che gli chiede un giudizio sui questi tempi di guerra, che gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera; sicche tutte le grandi guerre sono state scatenate da religioni monoteiste per un libro o meglio per la sua interpretazione.
Sono le religioni del libro a provocare le guerre e poi vi sono libri anche “laici” che diventano pericolosi, come, ad esempio, Sottomissione” , di Michel Houellebecq, un romanzo recensito sull’ultimo numero Charlie Hebdo, uscito poche ore prima della strage, un libro che descrive la Francia del 2022 in mano al’Islam e che ora rischia di soffiare sul fuoco, anche se è stato scritto da un grande romanziere fuori da ogni sospetto ed ha il merito di essere l’unico a parlare di un problema che esiste, ma che molti intellettuali sembrano ignorare.
Non meno pericoloso diventa il clima emotivo di film usciti in questo truce periodi di odio, come “American snipes” o le dichiarazioni di un altro intellettuale francese ‘scorretto’, Michel Onfray , noto per il suo trattato di ateologia e per le sue posizioni anti-cristiane e favorevole al libertinismo, che parla di Europa come Continente morto, che volontieri si consegna all’Islam dopo averlo fatto con i mercati.
Nella sua “Controstoria della filosofia”, edito da noi da Ponte Alle Grazie, testo di riferimento della destra intellettuale, saggio anarchico reazionario, callaborazionista secondo una antica passione francese dai tempi di Vichy, si legge che poiché la nostra epoca è schizofrenica, bracca il minimo peccato contro le donne e, per fare questo, milita per la femminilizzazione dell’ortografia delle funzioni, la parità nelle assemblee, la teoria di genere, il colore dei giocattoli nelle bancarelle di Natale; prevede che ci si arrabbi se si continua a rifiutare auteure o professeure (femminili di autore e professore ), ma fa dell’islam una religione di pace, di tolleranza e di amore, quando invece il Corano è un libro misogino quanto può esserlo la Bibbia o il Talmud.
E si aggiunge che in questa nostra epoca, esiste una realtà che non è un fantasma e che coloro che ci governano nascondono: divieto di statistiche etniche sotto pena di farsi trattare da razzisti ancor prima di avere detto alcunché su queste cifre, divieto di rendere note le percentuali di musulmani in carcere sotto pena di farsi trattare da islamofobi al di fuori di qualsiasi interpretazione di queste famose cifre, eccetera.
Tutto questo ci dice che l’occidente è ormai defunto, mentre l’islam prolifica di vitalità e sicurezza crescenti.
Anche nel caso del nostro meglio, Umberto Eco, “Numero zero”, il suo ultimo fantaromanzo, parla di Mani Pulite, segno di un occidente la cui cultura è fatta di lamentazioni e ferite leccate, incapace di riassumere il senso del suo ruolo e della sua dignità.
Come scrive suLa Gazzetta di Lucca Aldo Grandi, i fatti recenti compongono un orribile mosaico che vendica Oriana Fallaci, che avevamo caplestato, deriso e presa per pazza, mentre, incompagnia di un’altra grande donna: Ida Maglim, aveva compreso il pericolo di una cultura che vuole la donna sottomessa ed i diritti capestati.
Colpevole di questo stato di cose soprattutto la sinistra in fatto di mancata integrazione o, meglio ancora, di disintegrazione, di politica carica di populismo, di affermazioni e non di fatti, con un generico buonismo, garantismo e mistica dell’accoglienza, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la mera legalità senza identità che ha generato l’incapacità di distinguere il giusto dall’ingiusto, i serpenti dai vermi.
Secondo i dati del Global Terrorism Database dell’università del Maryland, nel 2013 c’è stato un numero senza precedenti di attacchi e vittime del terrorismo: 12mila attentati che hanno causato in tutto 22mila perdite.
Ora, dopo le prime vittime Europee, l’escalation appare una iperbole inquietante e l’odio razziale generalizzato una magia per un crescendo ancora maggiore di violenze.
Eugenio Scalfari, da L’Espresso, sostiene che dobbiamo conservare la calma, soprattutto ora che il mondo sembra impazzito e ad un passo dalla catastrofe, ricordando che non lo è perché obbedisce ad una logica esistenziale dove futuro e passato transitano nel presente, dove l’essere vive e pulsa, sempre rinnovandosi e sempre continuando a vivere come essere.
E ci consiglia di leggere on rileggere Flaubert, Dostoevskij, Proust, Rilke, Tolstoj ed anche Calvino, per capire che il male non si affronta col male perché, in questo modo, semplicemente lo si ingigantisce.
Il clima che si respira è quello di una guerra tra opposte inciviltà, con opposte intolleranze giacobine e confessionali, con un Islam che diventa Califfato ed Occidente consumato dal consumo e dalla globalizzazione, dove i sottosviluppati straccioni del Terzo Mondo sono visti come gli incivili da educare e sfruttare e noi, figli dei Lumi, come simbolo di una civiltà superiore, basata sulla democrazia, l’uguaglianza, il parlamento, i diritti delle donne, dei gay, mentre avanzano nichilismo, relativismo, materialismo e via discorrendo e ci prendiamo più cura di leggere di Bersani che propone Prodi come nuovo Presidente e di ra Angelina Jolie e papa Francesco, innamoratosi del suo ultimo film: “Unbroken”, basato sulla storia di Louis Zamperini, l’atleta ed eroe della Seconda Guerra Mondiale sopravvissuto dopo un disastro aereo a 47 giorni su una zattera alla deriva, atleta olimpico e talento del mezzofondo che rappresentò gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Berlino nel 1936; dove però, fra tante elegie, non si parla affatto di come fosse anche un convinto assertore che nessuna civiltà possa dirsi superiore ad un’altra e che un uomo vale per ciò che sa fare e per l’ascolto che riserva agli altri.
Carlo Di Stanislao
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