“Un’apocalisse circondava il germe da
cui doveva nascere un uomo nuovo, il
seme era scaturito da me come le mie
figure, si era fissato nella matrice e
cresceva lentamente, sviluppava le sue
membra, tutto questo nella cerchia
delle strisce dipinte”
Peter Weiss
Nel suo quarto giorno di visita pastorale in Asia, giunto nelle Filippine dallo Skri Lanka lasciato con il suo primo santo, Papa Bergoglio è tornato sul tema del terrorismo, ribadendo che “la religione non può uccidere in nome di Dio” ed auspicando “un futuro di riconciliazione e di pace”, dove rammentare, sempre, che l’esercizio della libertà non può insultare la fede degli altri.
Ricordando Bendetto XV e la sua lectio di Ratisbona del 2006, in cui si parlava della attuale mentalità post-positivista e della sua metafisica, che induce a credere che le religioni o le espressioni religiose siano una sorta di sottocultura, ha detto che, al contrario, esse fanno parte della cultura umana in modo radicale e quindi, tutte egualmente degne del massimo rispetto.
Il secondo viaggio asiatico del pontefice, dopo quello in Corea del Sud, si sta svolgendo con un imponente dispiegamento di forze di sicurezza: 25.000 poliziotti impiegati nei tre giorni della sua permanenza nello Skri Lanka, dove l’ex presidente Mahinda Rajapaksa ha appena perso il potere nelle elezioni di giovedì scorso e non si escludevano possibili violenze politiche, poiché, negli ultimi anni, la maggioranza buddista si è fatta sempre più aggressiva nei confronti della minoranza musulmana, anche se il 7 per cento di cattolici non è stato coinvolto nelle tensioni; e ancor più nelle Filippine, dove l’80 per cento dei 100 milioni di abitanti è cattolico ed è stato proclamato lo stato di “massima allerta”, con il presidente Benigno Aquino che ha approntato un servizio di sicurezza composto da 25 mila poliziotti e oltre 7 mila militari, con altri 6 mila riservisti pronti all’evenienza ed una cancellazione di ben 160 voli.
I precedenti delle Filippine nelle altre visite papali non sono però incoraggianti. Nel 1995 il protocollo di sicurezza di Papa Woityla fu sconvolto all’ultimo, con uno spostamento in elicottero fuori programma per le strade intasate. E nel 1970, Paolo VI scampò miracolosamente a un accoltellamento all’aeroporto.
Nel sud dell’arcipelago, dove è presente una nutrita comunità musulmana, operano inoltre diversi gruppi ribelli islamici che negli ultimi decenni hanno portato avanti una lotta separatista costata decine di migliaia di vittime.
L’evento più a rischio è quello di domenica a Manila, quando il pontefice terrà una messa al parco Rizal che potrebbe vedere la presenza di sei milioni di persone, diventando così la cerimonia religiosa più grande di sempre.
Il luogo della celebrazione sarà sorvegliato anche da 100 cecchini, mentre in alcune strade della capitale sono già state erette barricate di cemento per contenere l’accalcarsi della folla.
Distensione e rispetto per ogni confessione anche nelle parole di Francois Hollande durante in discorso all’Istituto del mondo arabo di Parigi, per ribadire come non vi sia connessione tra religione e gli attentati che hanno colpito la capitale francese nelle ultime settimane.
Un gesto di avvicinamento nei confronti della comunità musulmana che, dopo l’attacco a Charlie Hebdo e al negozio kosher, ha conosciuto un’ondata di islamofobia che ha fatto registrare, nei giorni seguenti, almeno 50 episodi contro edifici o membri della comunità. Intanto, centinaia di persone hanno partecipato ai funerali dei due polizziotii uccisi: Bernard “Tignous” Verlhac, a Montreuil, appena fuori Parigi, e George Wolinski, cremato a Père-Lachaise.
Clima disteso anche da noi, dopo il tweet di Palazzo Chigi che ha annunciato la liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie di 20 e 21 anni sequestrate nel nord della Siria alla fine di luglio e che sono giunte, dopo il video agghiannciante del 31 dicembre, sane e salve a Roma questa notte.
E clima più disteso sul caso marò, con l’Europa che sta con l’Italia ed il Parlamento europeo che, in seduta plenaria, approva la nostra risoluzione in cui è previsto il rimpatrio dei due fucilieri.
Da adesso la sorte dei nostri militari non riguarda più i rapporti bilaterali tra l’Italia e l’India ma diventa una priorità delle istituzioni europee; una svolta, sottolineata da un applauso convinto dell’Aula, che fa ben sperare per una soluzione positiva, anche considerando le aperture che sembrano delinearsi in India: poche ore prima del voto, un autorevole quotidiano indiano, The Economic Times, chiedeva di “mettere fine alla farsa”, definendo il ritorno dei due fucilieri in patria “la soluzione migliore”.
Così, con animo più disteso, posso dedicarmi allo svago e pensare agli Oscar, con nomination rese note ieri sera e con l’Italia che non scompare completamente dai radar di Hollywood, grazie all’ottima performance di Milena Canonero, candidata per i costumi di “Grand Budapest Hotel”.
E posso fare pronostici e tifare per “Birdaman” di Alejandro Gonzalez Inarritu, con Michael Keaton, il Batman voluto da Tim Burton, l'”Incredibile Hulk” Edward Norton e la ragazza di Spider-man Emma Stone come miglior film (per ripagarsi della delusione ai “Golden Globe”); Morten Tyldum per “The Imitation Game” per la regia (poiché Richard Linklater e Wes Anderson di premi sono già carichi); RichBradley Cooper per “American snaper” come migiore protagonista; Rosamunde Pike per “Gone girl – L’amore bugiardo” come migliore attrice; il vecchio Robert Duval per il ruolo da comprimario in “The Judge”; Laura Dern come migliore attrice non protagonista per il sottovalutato “Wild”; e, come migliore film straniero, il russo “Leviathan”, che preferisco rispetto a “Ida “(Polonia), “Tangerines” (Estonia); “Timbuktu” (Mauritania) e “Wild Tales” (Argentina).
Attenderò la fatidica notte sperando che intanto il mondo sia più disteso e migliore, pensando al film candidato agli Oscar del 2011 di Susanne Bier, un viaggio a colpi di montaggio alternato tra l’Africa dei medici da campo e la Danimarca opulenta dei borghesi, che ci induce a ritflettere sul fatto che non solo l’acoglienza, ma una più equa distribuzione delle richezze, potrà rendere migliore questo nostro Pianeta.
Nel 2000, ad Assisi, Patrizio Paoletti ha fondato una associazione, sensibile alle tematiche dell’educazione e dello sviluppo, riunendo attorno a sé un gruppo di pedagogisti, psicologi, sociologi, oltre che imprenditori sensibili all’idea di educazione come atto comunicativo.
In pochi anni l’associazione, divenuta poi fondazione, con 10 progetti sociali avviati nel Sud del mondo, quasi 1 milione di pasti distribuiti a uomini, donne e bambini in condizioni di indigenza, ci ha dimostrato che è possibile fare qualcosa e credere in un mondo migliore, ricordando che nella vita di tutti i giorni che un impegno a favore delle persone emarginate non è fatto solo di parole ma di risultati e realtà.
“Vivi Appassionatamente” è il motto della fondazione che in questi 15 anni ha promosso lo studio e lo sviluppo delle tecnologie interiori applicate all’infanzia, alle relazioni d’aiuto, ai contesti famigliari, scolastici e d’emergenza, per rendere il mondo più plurale, generoso ed attento.
Ciò che auspico è ritrovare una convivialità delle differenze, sinonimo di interdipendenza della comunità umana nelle sue differenziazioni nazionali, creando un nuovo ordine internazionale democratico, fondato sulla cultura della complessità, una democrazia planetaria che esiga la tensione all’unificazione politica, sociale, giuridica, oltre che economica.
Una coscienza nuova o rinnovata (o forse meglio “ritrovata”), che non tolleri ingiustzie verso i popoli più poveri, violenze in base ai credo religiosi e capace, soprattutto,di mettere in discussione questo (dis-)ordine economico per creare veri presupposti di pace. E, con Emilio Baccarini, ricercatore del Dipartimento di Scienze Filosofiche della Università La Sapienza di Romma, credo sia possibile allargare questo discorso a ogni tipo di relazione interpersonale, volendo affermare in maniera radicale il valore che ogni essere umano ha, e che porta ad affermare che non è bene che l’uomo sia solo e che qualcuno creda di avere valori o verità superiori alle altre.
Della teoria aristotelica della schiavitù naturale permane ancora la distinzione fra inferiori e superiori e della missione civilizzatrice dei cristiani quella di progresso come giustificazione della conquista e ldel colonialismo (sotto vari aspetti) come giusto e necessario per la “civilizzazione” dell’inferiore. Progresso, purezza della razza, colonialismo sono le 3 idee fondanti su cui si è formata l’Europa moderna, e con le quali l’Europa ha modellato il resto del mondo, idee che si basavano su una pratica massiccia e le cui conseguenze influenzano la nostra vita di tutti i giorni e l’attuale disposizione geopolitica del mondo. Idee errate come dimostrano i fatti e che dobbiamo assolutamente cambiare.
E cambiare con estrema prudenza ed attenzione, usando con parsimonia, come scrive Todorov ne “La Conquista dell’America. Il problema dell’”altro” (Torino, Einaudi 1992), termini come tolleranza, perché implica l’inferiorità dell’altro e uguaglianza, dato che vi è il pericolo dell’assimilazionismo; con grade prudenza anche per progresso, sia scientifico che morale, dato che come esso è spesso ambiguo (come scrive Kant) e può giustificare praticamente ogni punto di vista (si pensi al darwinismo che interpretato da James Hunt, presidente della Società antropologica inglese, diede vita ad un filone che desiderò la scienza razzista fosse applicata e si facesse qualcosa per prevenire gli incroci interrazziali e per favorire la selezione naturale; si pensi a Lombroso o alle idee di Wagner e Chamberlain, secondo cui il cristianesimo protestante sarebbe stata la vera religione degli ariani, priva della degenerazione cattolica dell’ebreo San Paolo e… potremmo continuare).
I diversi nel fisico, nel comportamento e nella moralità, quali erano giudicati idioti, folli, zingari, briganti, mentecatti, prostitute, indigeni di terre lontane, tutti questi “altri-da-noi”, insomma, nell’Ottocento diventarono “mostri”, parola deriva dal latino monstrum, “segno degli dèi”; con la stessa radice di monstrare e di monere: ammonire, mettere in guardia; ignorando che il diverso serve a darci visioni divesi e differenti ammonimenti edè necessario all’integrità mentale di tutti noi e, suo malgrado, aumenta la coesione dei cosiddetti normali contro le forme di devianza; anche se, come dimostra il film capolavoro di Tod Browning “Freaks (1932), non è vero che noi siamo migliori di loro.
Carlo Di Stanislao
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