“Formulare una completa Teoria dell’Universo sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremo la mente di Dio. Che cos’è che infonde vita nelle equazioni e che costruisce un universo che possa essere descritto da esse? La più grande nemica della conoscenza è l’ignoranza, l’illusione della conoscenza. Finché c’è vita, c’è speranza” (Stephen Hawking). L’astrofisico, matematico e cosmologo britannico Stephen Hawking, noto in tutto il Mondo per i suoi libri di divulgazione scientifica (“Dal Big Bang ai Buchi Neri. Breve storia del tempo”, “La Teoria del Tutto” e “Il Grande Disegno”) conquista le sale cinematografiche della Terra e il firmamento delle Star di Hollywood con la pellicola La Teoria del Tutto (Theory of Everything, UK, Universal Pictures 2014) del regista James Marsh. Nell’Anno Internazionale della Luce. Interpretato da Eddie Redmayne nei panni del giovane Stephen Hawking, basato sull’adattamento cinematografico della biografia “Verso l’Infinito” (Travelling to Infinity: My Life With Stephen) scritta da Jane Hawking, ex-moglie dello scienziato, è il primo film biografico a portare sul grande schermo la vita di Stephen Hawking, una delle menti più lucide e brillanti dopo Einstein, esempio positivo per tutti i giovani che amano la vita, la famiglia, la speranza e la certezza di trovare soluzioni sempre geniali ai problemi. È giunta l’ora di mandare “a farsi benedire” (seriamente!) tutti i signori della guerra, del terrorismo e della violenza politica globale che ostacolano la Scienza, è la morale della pellicola ToE, vietata negli Usa ai minori di 13 anni e nei cinema italiani dal 15 Gennaio 2015. Il film ha già vinto due Golden Globe nelle categorie di Miglior Attore in un film drammatico a Eddie Redmayne, di Migliore Colonna Sonora originale a Jóhann Jóhannsson, conquistando anche le due Nomination per Miglior film drammatico e Migliore attrice in un film drammatico a Felicity Jones. Cinque le Nomination per l’Oscar: Miglior Film; Miglior Attore Protagonista (Eddie Redmayne); Miglior Attrice Protagonista (Felicity Jones); Miglior Colonna Sonora (Jóhann Jóhannsson) e Miglior Sceneggiatura non originale. Pare ragionevole pensare che sia la classica rivincita di Hawking su Kip Thorne, Peter Higgs, Roger Penrose e colleghi! Nel 1976 Stephen immaginò di gettare una certa quantità di informazione (un libro, un politicante, un warlord, un terrorista integralista, un computer o anche una particella elementare) in un Buco Nero, una trappola gravitazionale definitiva secondo Hawking: quasi la Stella Oscura immaginata il 27 Novembre 1783 dal parroco scienziato britannico John Michell e quasi la Stella Nera del matematico e astronomo francese Pierre-Simon Laplace (1796). “Il mondo esterno avrebbe perduto quella informazione in maniera irrevocabile – rivela il fisico Leonard Susskind nel suo libro La Guerra dei Buchi Neri – questa osservazione, apparentemente innocente, di innocente aveva in realtà ben poco: minacciava di distruggere l’intero edificio della Fisica moderna, facendone saltare le fondamenta. C’era qualcosa che non andava, e clamorosamente; la legge basilare della Natura, la conservazione dell’informazione, era a serio rischio. Per quelli che se ne accorsero, o Hawking aveva torto, o il trisecolare pilastro della Fisica non reggeva più. All’inizio la cosa non attirò molta attenzione. Per quasi due decenni la diatriba si svolse sotto il livello di soglia dei radar”. Si formarono così due schieramenti scientifici per combattere la più grande battaglia intellettuale di sempre. “Il grande fisico olandese Gerard ’t Hooft e io – scrive Susskind – formavamo un esercito di due soldati, schierato da una parte del fronte intellettuale. Stephen Hawking e un piccolo plotone di relativisti erano schierati dalla parte opposta. Fu solo all’inizio degli Anni Novanta che la maggior parte dei fisici teorici, in particolare gli stringhisti, si svegliarono e si accorsero della minaccia posta da Hawking, anche se essenzialmente la interpretarono male”. Scoppiò così la Guerra dei Buchi Neri. “Fu una controversia scientifica, nulla da spartire con gli pseudodibattiti sul disegno intelligente o sull’esistenza del riscaldamento globale – precisa Susskind – quelle discussioni fasulle, montate da manipolatori politici per confondere il pubblico inesperto, non riflettono alcuna vera divergenza di opinioni scientifiche. Il disaccordo sui buchi neri, invece, era davvero tale”. Eminenti fisici teorici non riuscivano a mettersi d’accordo su quali principi fisici andassero preservati e quali abbandonati. Non proprio quel che accade oggi per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana in piena epoca oscura di minaccia alla Costituzione repubblicana, all’integrità dello Stato democratico e di diritto del Belpease. “Dovevano seguire Hawking, con le sue idee conservatrici di spazio e tempo – sostiene Susskind – oppure ‘t Hooft e me, con le nostre idee conservatrici sulla meccanica quantistica? Ciascuno dei punti di vista sembrava condurre solo a paradossi e contraddizioni. O lo spaziotempo, il palcoscenico su cui vanno in scena le leggi della natura, poteva essere diverso da come credevamo, oppure i sacri principi riguardanti l’entropia e l’informazione erano sbagliati”. In pratica, milioni di anni di evoluzione cognitiva e un paio di secoli di esperimenti di Fisica sulla Terra “ci avevano preso in giro ancora una volta, e ci ritrovavamo con un cervello da riprogrammare”. La Gravità quantistica è un affare molto più serio delle inutili sterili polemiche politiche salottiere. Essa tratta oggetti cento miliardi di miliardi di volte più piccoli di un Protone, ma sorprendentemente, come insegnano Hawking e Susskind, i portali che conducono a quel mondo infinitesimale sono oggetti di massa e dimensioni enormi: i Buchi Neri. Così, grazie ad Hawking, comincia La Guerra dei Buchi Neri che è la cronaca fedele di una scoperta affascinante: il Principio Olografico, una delle astrazioni più controintuitive di tutta la Fisica, il risultato di più di due decenni di guerra intellettuale sul destino delle informazioni che cadono in un Buco Nero, magari nell’intero Universo in cui esistiamo. “Non si è trattato di una guerra tra nemici furiosi – precisa Susskind – i principali partecipanti sono anzi tutti amici. È stata però una feroce battaglia di idee tra persone che, pur rispettandosi profondamente, erano tuttavia in grande disaccordo”. La velocità della luce rivoluziona tutto con i suoi fotoni privi di massa. E dal 1905 nulla sarà mai più come prima. Einstein non era certo un extraterrestre quando offrì all’Umanità la sua versione elegante delle idee di Galilei e Newton, riprogrammando le nostre menti alla visione di uno spaziotempo a quattro dimensioni, unificando la gravitazione newtoniana alla sua Teoria Speciale della Relatività. Filosofia e geometria non saranno più le stesse di prima. Lo spaziotempo diventa curvo e flessibile, in grado di rispondere alla presenza di materia ed energia, analogamente a un foglio di gomma sotto tensione. Dunque, uno spaziotempo non più passivo e dalle geometrie determinate e fisse, ma dinamico e attivo, capace di deformarsi per la presenza di oggetti (massa ed energia) pesanti e densi come stelle e pianeti. In effetti questa è la Gravità, il modo di adattarsi alla curvatura dello spaziotempo! La ginnastica mentale introdotta da Einstein e Hawking continua ancora oggi. Le comuni categorie logiche del pensiero che ogni persona sana di mente usa per fare deduzioni, vacillano con la Meccanica quantistica dei Buchi Neri e dell’Indeterminazione. La Teoria Quantistica dei Campi non risolve granché. Quantizzare le equazioni gravitazionali di Einstein non è semplice. Ciarpame matematico e politico, permettendo. La Meccanica quantistica governa tradizionalmente gli oggetti molto leggeri, mentre la Gravità sembra importante solo per la materia più consistente e densa. “Sembrava abbastanza giustificato ipotizzare che nulla è abbastanza leggero perché sia importante la meccanica quantistica – osserva Susskind – e al contempo tanto pesante da rendere importante la gravità. Il risultato fu che per tutta la seconda metà del Novecento molti fisici considerarono la ricerca di una teoria unificante un’occupazione inutile, adatta solo ai pazzoidi e ai filosofi”. Ma altri la pensavano diversamente e “l’idea di due teorie della Natura tra loro incompatibili, se non addirittura contraddittorie, era intellettualmente intollerabile. Erano convinti che la gravità avesse quasi certamente un ruolo nel determinare le proprietà dei più piccoli mattoni della materia. Al fondo della scala del mondo, dove le distanze sono di gran lunga troppo piccole per essere osservate, i più piccoli oggetti esistenti in natura esercitano potenti forze gravitazionali gli uni sugli altri”. Oggi gli scienziati, anche grazie a Hawking e Susskind, sono convinti che la Gravità e la Meccanica quantistica siano ugualmente importanti nel determinare le Leggi delle particelle elementari e del macrocosmo. “Ma le dimensioni dei mattoni fondamentali della natura – spiega Susskind – sono così inconcepibilmente piccole che nessuno si deve sorprendere se per capirle sarà necessaria una riprogrammazione radicale della nostra mentalità”. Capace di fare piazza pulita anche del ciarpame politico italiota, responsabile della peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra. Per esaltare la verità della Scienza, della Conoscenza e della Libertà che sono a fondamento della Prosperità di ogni persona, non soltanto di pochi. Di tutti. “Il nuovo programma, qualunque esso sia – precisa Susskind – si chiamerà Gravità Quantistica, ma anche senza conoscerne la forma in dettaglio, possiamo dire con sicurezza che il nuovo paradigma conterrà concetti di spazio e di tempo molto lontani da quelli a cui siamo abituati”. L’esistenza oggettiva dei punti dello spazio e degli istanti di tempo sta per uscire di scena, seguendo il destino della simultaneità, del determinismo, della violenza politica e della foca monaca. “La gravità quantistica – rincara la dose Susskind – descrive una realtà molto più soggettiva di quanto si sia mai immaginato. È una realtà che da molti punti di vista è simile all’evanescente illusione tridimensionale creata da un ologramma”. Siamo già oltre Hawking. Come e quando ha avuto origine il Cosmo? Quale sarà il suo destino? Perché c’è qualcosa invece di nulla? Perché le Leggi di Natura sono calibrate con tanta precisione da permettere l’esistenza di esseri umani come noi? Perché siamo qui? Il Grande Disegno del nostro Universo è opera di un benevolente Creatore che la Scienza oggi non riesce a spiegare? Riuscirà mai a farlo? Fino agli Anni Venti del Novecento, queste domande erano di esclusiva competenza della teologia e della filosofia, ma in seguito alla formulazione della Teoria Generale della Relatività di Einstein e alla scoperta di Hubble del moto di allontanamento delle galassie, quindi del fatto fisico naturale che l’Universo si sta espandendo (dal 2008 sappiamo anche come, in modalità accelerata!), è diventato possibile affrontare queste tematiche liberamente dal punto di vista propriamente scientifico. Se l’Universo di espande e noi in esso, deve esserci stato un momento in cui questa espansione ha avuto inizio, un Big Bang su cui è possibile interrogarsi facendo esperimenti mentali e diretti (al Cern di Ginevra con il suo nuovo Direttore, la scienziata italiana Fabiola Gianotti che crede in Dio, distinguendo Religione e Scienza galileiana) con gli strumenti e i metodi della Scienza galileiana. Senza dogmi, sempre nel dubbio, sempre pronti a mettere tutto in discussione, finanche la nostra stessa esistenza a quattro dimensioni! Stephen Hawking, si sa, non ha mai avuto peli sulla lingua, con l’autorevolezza e la proverbiale scientifica intransigenza dialettica che da sempre lo contraddistinguono nel panorama scientifico mondiale. I suoi pozzi gravitazionali, comunemente noti come nuclei stellari collassati, capaci di curvare la luce, la materia e l’energia in geometrie spaziotemporali assolutamente controintuitive e distruttive, ben peggiori della “gentile” Gargantua nel film Interstellar, possono evaporare con quasi tutta l’Informazione al loro interno! Quasi. Non tutta. Altro che buchi oscuri nello spaziotempo! Stephen, prendendo spunto da una serie di lezioni tenute a Cambridge, guida tutti in un viaggio che, a partire dalla cosmologia di Aristotele attraverso le teorie di Copernico, Galilei, Keplero, Newton e Einstein, giunge fino alle ultime frontiere della conoscenza e della fisica contemporanea. Nella libera Scienza, nutrita per secoli dalla fede giudaico-cristiana in Europa, non esistono dogmi infallibili. Diversi sono infatti i modelli esplicativi del Big Bang (oggi si studia il “Pre-Big Bang” con le sue energie estreme!) e i punti problematici della sua interpretazione classica, i primi stadi della vita dell’Universo e le possibili alternative per il nostro futuro sviluppo, la formazione delle galassie e dei pianeti extrasolari alieni, la vita e la morte delle stelle, le singolarità quantistiche nei Buchi Neri, la Freccia del Tempo nella sua triplice valenza psicologica, termodinamica e cosmologica, i limiti della Teoria Generale della Relatività e la proposta della condizione dell’assenza di confini. Tutto questo è Stephen Hawking che nei suoi lavori coniuga come sempre profondità, chiarezza, originalità, eleganza concettuale e potenza di pensiero. Stephen in tutta la sua vita prefigura l’affascinante compito che attende la Scienza nei prossimi anni, se saremo ancora vivi su questa Terra: la ricerca di una semplice elegante Teoria completa e unificata dell’Universo, una Teoria del Tutto che ci permetta di spiegare ogni cosa, forza, vita, universo, mente, azione e civiltà, per interrogarsi sul fine ultimo della Creazione, magari navigando liberamente nel Cosmo in modalità oggi neppure lontanamente immaginabili. “Formulare una completa Teoria dell’Universo – osserva Stephen Hawking – sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremo la mente di Dio”. Grande appassionato di Star Trek, protagonista nei primi Anni ’90 di una puntata della serie “Star Trek Next Generation” sul ponte ologrammi in compagnia di Einstein, Newton e Data, Stephen Hawking ha avuto l’onore di presiedere la prestigiosa Cattedra Lucasiana di Cambridge (Regno Unito) offerta dopo Newton ai migliori cervelli britannici. Il celebre scienziato 73enne, che a causa della malattia di cui soffre, l’atrofia muscolare progressiva, vive su una sedia a rotelle e comunica attraverso un sintetizzatore vocale, vanta un curriculum vitae et studiorum di tutto rispetto, come riconoscono scienziati del calibro di Leonard Mlodinow, Kip Thorne, Caleb Scharf e Leonard Susskind. “I geni – ricorda Hawking – hanno bisogno di ispirazione per far scoccare la loro scintilla: è questo il compito della buona letteratura di fantascienza al servizio di un’etica centrata sulla dignità dell’Uomo-Persona”, forse comune ad ogni Civiltà della Galassia. Il creatore di Star Trek, Gene Roddenberry, anche per questi motivi, lo volle a bordo della nuova mitica astronave Enterprise. Il Multiverso descritto matematicamente da Hawking, fonte di ispirazione per generazioni di scienziati e registi come Christopher Nolan nel suo Interstellar, è davvero straordinario. Qui tutto è davvero possibile, basta volerlo con convinzione e speranza, tra i 10 elevato alla 500ma potenza di Mondi possibili e immaginabili che la Natura consente, magari perfettamente sovrapponibili. L’elegante descrizione del collasso gravitazionale delle Stelle Nere in formazione, in fusione, in espansione e in evaporazione, raggiunge con Hawking vette intellettuali fino a pochi anni fa ritenute impensabili dagli stessi colleghi fisici. Ospite di numerosi talk-show televisivi in tutto il mondo (in Italia non ha mai meritato una prima serata televisiva in un talk show su misura!) in convegni e congressi, anche in Vaticano con il Papa, Hawking è considerato a pieno titolo il padre della divulgazione scientifica di massa sui Buchi Neri e sulla Teoria del Tutto. Ha ispirato molti professori a fare altrettanto per comunicare con semplicità al grande pubblico le proprie scoperte. Ma, soprattutto, Hawking ha insegnato l’umiltà agli scienziati. Sul solco di Galilei, che nel 2009 abbiamo celebrato nell’Anno Internazionale dell’Astronomia, Hawking dimostra che Scienza e Fede non sono in contraddizione, pur difendendo la non necessità matematica dell’intervento diretto di DIO nella creazione dell’Universo. Poiché le recenti teorie che sembrano escludere la necessità di un intervento divino nella Creazione, non possono non considerare la presenza di “un ordine, di un’intrinseca matematica perfezione – osserva Benedetto XVI – il mondo, lungi dall’essere originato dal caos, somiglia a un libro ordinato; nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi intervenuti nel corso della sua trasformazione, resta leggibile alla mente umana”. Quindi, secondo il Papa emerito Joseph Ratzinger, evidenti sono “le relazioni indiscutibili nel mondo inorganico tra microstruttura e macrostruttura, nel mondo organico e animale tra struttura e funzione, e nel mondo spirituale tra la conoscenza della verità e l’aspirazione alla libertà”. Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni del famoso incontro in Vaticano, alla Pontificia Accademia delle Scienze, che nel Novembre 2008 discusse le teorie scientifiche sull’evoluzione dell’Universo e della vita, insieme allo scienziato Stephen Hawking. Naturalmente, senza mai meritare in questi anni una prima serata Tv italiana. Chiamato in Vaticano a relazionare sul tema della “Evoluzione dell’Universo e della vita”, Hawking rivelò che “i primi resoconti dell’origine del Mondo erano tentativi di rispondere alle domande che noi tutti ci poniamo: perché siamo qui? Da dove veniamo? Tuttavia, l’idea che l’Universo avesse un inizio non accontentava tutti. Per esempio, Aristotele, il più famoso tra i filosofi greci, credeva che l’Universo fosse sempre esistito. Infatti, qualcosa di eterno è più perfetto di qualcosa che è stato creato. L’espansione dell’Universo è stata una delle scoperte più importanti del XX Secolo, in realtà di qualsiasi secolo, e ha trasformato il dibattito riguardo al fatto che l’Universo avesse o no un inizio: infatti, se attualmente le galassie si stanno separando, si vede che in passato erano più vicine tra loro”. Molti scienziati invece non erano d’accordo sul fatto che l’Universo avesse un inizio, perché questo sembrava sottintendere un fallimento della Fisica. “Per capire com’era nato l’Universo – rivela Hawking – si sarebbe dovuto far ricorso a un agente esterno. Questi stessi scienziati, perciò, avanzarono delle teorie per le quali l’Universo si espandeva sì nel presente ma non aveva avuto un inizio. Due russi, Lifshitz e Khalatnikov, affermarono addirittura di aver dimostrato che, a densità finita, una contrazione generale senza una simmetria esatta avrebbe sempre provocato un rimbalzo”. Questo risultato era molto conveniente per il materialismo dialettico marxista-leninista, perché evitava domande scomode sulla creazione dell’Universo. “Divenne perciò un dogma per gli scienziati sovietici. Quando Lifshitz e Khalatnikov pubblicarono la loro affermazione, io ero uno studente ventunenne alla ricerca di qualcosa per completare la tesi di dottorato. Dal momento che non credevo alle loro cosiddette prove, ho iniziato con Roger Penrose a sviluppare delle nuove tecniche matematiche per studiare la questione. Insieme abbiamo dimostrato che era impossibile che l’Universo rimbalzasse”. Se la Teoria Generale della Relatività di Einstein (1915) è corretta, secondo Hawking vi sarà una singolarità, un punto di densità e di curvatura spaziotemporale infinite dove il tempo ha un inizio. “In quest’ultimo secolo abbiamo fatto dei progressi enormi nella cosmologia. La Teoria Generale della Relatività e la scoperta dell’espansione dell’Universo hanno mandato in frantumi la vecchia immagine di un Universo da sempre esistito e per sempre esistente. La Relatività Generale, invece, prevedeva che l’Universo, e il tempo stesso, avessero avuto inizio con il Big Bang. Prevedeva, inoltre, che il tempo avrebbe avuto fine nei Buchi Neri”. In effetti, la scoperta delle microonde cosmiche ancestrali di sottofondo (Planck Space Telescope) e le osservazioni delle Stelle Nere, sostengono queste conclusioni di Hawking. “Nonostante siano stati fatti passi da gigante, non tutto è risolto. Non abbiamo ancora una buona comprensione a livello teorico delle osservazioni che dimostrano che l’espansione dell’Universo abbia ripreso ad accelerare dopo un lungo periodo di rallentamento. Senza una tale comprensione, non possiamo essere sicuri del futuro dell’Universo”. Continuerà a espandersi per sempre? L’Inflazione è una Legge della Natura o l’Universo è destinato a collassare di nuovo? “Nuovi risultati basati sull’osservazione e sui progressi teorici stanno arrivando rapidamente. La cosmologia è una materia molto entusiasmante e attiva. Siamo sempre più vicini a rispondere alle domande di sempre: perché siamo qui? Da dove veniamo? Io credo che queste domande possano trovare la loro risposta all’interno del campo della Scienza”. Nel 2007 Hawking ha anche fluttuato libero dalla sua sedia a rotelle a bordo di un Boeing B-727 in condizioni di microgravità. “Volare libero senza peso dopo tutti questi anni di prigionia sulla carrozzina è meraviglioso, è esaltante”, ricorda il celebre scienziato. Hawking ha così voluto dimostrare che chiunque può affrontare questa magnifica avventura. L’astrofisico ha in programma un altro volo speciale. Salirà quasi in orbita a bordo della navetta privata SpaceShipTwo della compagnia spaziale privata Virgin Galactic che lo porterà a 100 chilometri di quota. “Per tutta la vita ho desiderato andare nello spazio”, osserva lo scienziato. La Zero Gravity sponsorizza il celebre viaggio di Hawking. Nel libro Il Grande Disegno, il relativista Stephen affronta la sfida scientifica decisiva, consegnando alla storia una questione, ancora una volta irrisolta, che da sempre divide filosofi, scienziati e teologi: l’origine del Cosmo e della vita. In base alla Teoria quantistica che rende possibile le meraviglie tecnologiche dalle quali pare impossibile separarsi, sembra che l’Universo non abbia una sola esistenza. Tutt’altro. Tutte le possibili storie dell’Universo, comprese le nostre stesse vite, quelle presenti, passate e future, possono esistere simultaneamente. La vita e la stessa presenza umana sulla Terra e altrove, minacciata dalle forze del Male (chissà, forse le famigerate cuspidi della complessa geometria pentadimensionale, i pungiglioni della morte che non riusciamo ancora a comprendere in ambito filosofico e teologico!), secondo la Scienza del XXI Secolo potrebbero essere il prodotto di fluttuazioni quantistiche nell’Universo dei primissimi istanti. Realtà già intrappolate nella sfera in espansione iperluminare ai confini della Creazione, decine di miliardi di anni luce dalla Terra, in dinamiche immagini cristallizzate per sempre, sebbene irraggiungibili, su un’enorme superficie sferica bidimensionale. È la Teoria Olografica di Leonard Susskind, in estrema sintesi. Ma Hawking preferisce approdare alla sua Teoria del Multiverso, la coesistenza del nostro Universo accanto a una moltitudine di altri Universi apparsi spontaneamente dal nulla, ancora oggi in mezzo a tutti noi, ciascuno esistente con proprie Leggi di Natura. Nel corso della storia della Scienza si è scoperta, grazie a una serie di teorie e modelli sempre migliori, da Platone (il Mito della Caverna appare più serio e fisicamente concreto di quanto comunemente si creda!) alla teoria classica di Newton, fino alle moderne teorie quantistiche che oggi rendono possibile il laser e la luce a led, un giorno chissà cos’altro, la Libertà. Così è naturale chiedersi liberamente con Hawking se si arriverà a una Teoria dell’Universo, per così dire definitiva, che non possa essere ulteriormente migliorata. Sarà l’Uomo o l’Intelligenza artificiale di un computer a formularla? Non esiste ancora una risposta. Forse, non esisterà mai. Hawking offre la sua versione dei fatti con una candidata di magnifico rispetto per la Teoria ultima del Tutto: la Teoria M. Se confermata, sarà quella Unitaria di cui Einstein, cento anni fa, era alla ricerca. Sarà per davvero il trionfo della ragione umana. Scienza e Religione sono i binari della Conoscenza di Dio e dell’Uomo. Senza mai confonderli. Per accendere la miccia dell’intuizione geniale definitiva, è possibile appellarsi ad entrambi, navigando sicuri verso la comune meta. Oggi l’Uomo non sa creare la vita dal nulla. Se c’è qualcosa invece di nulla, non è sicuramente merito dell’Uomo. La stessa creazione spontanea è oggi una teoria difficile da dimostrare. Siamo più bravi a distruggere che a creare. Che cosa differenzia le Leggi fondamentali, in quanto distinte dalle leggi visibili o umane, che governano l’Universo? “Le leggi del nostro Universo – osserva Hawking – determinano l’evoluzione del sistema, dato il suo stato in un qualsiasi istante. In un universo fisico, in qualunque insieme di leggi che descriva un mondo continuo come il nostro comparirà un concetto di energia, in quanto grandezza che si conserva, cioè che non varia nel tempo. L’energia dello spazio vuoto sarà una costante, indipendente sia dal tempo sia dalla posizione. Si può defalcare questa energia costante del vuoto misurando l’energia di un qualsiasi volume di spazio rispetto a quella dello stesso volume di spazio vuoto, e così si può anche porre la costante uguale a zero. Un requisito necessario di qualsiasi Legge di Natura è che deve imporre che l’energia di un corpo isolato circondato dallo spazio vuoto sia positiva, il che significa – spiega Hawking – che si deve compiere lavoro per mettere insieme il corpo. Questo perché, se un corpo isolato avesse energia negativa, potrebbe essere creato in uno stato di moto tale che la sua energia negativa sia esattamente controbilanciata dall’energia positiva dovuta al suo moto. Se fosse così, non ci sarebbe nessuna ragione per cui i corpi non possano comparire in qualsiasi luogo e dappertutto. Lo spazio vuoto sarebbe pertanto instabile. Ma se ci vuole energia per creare un corpo isolato, l’instabilità non può verificarsi perché, come si è detto, l’energia dell’Universo deve rimanere costante. Questo è ciò che occorre per rendere l’Universo localmente stabile, per fare in modo che le cose non compaiano dovunque semplicemente dal nulla. Se l’energia totale dell’Universo deve rimanere sempre uguale a zero, e occorre energia per creare un corpo, come può un intero universo venire creato dal nulla?”. Questa è la ragione per cui deve esserci, secondo Stephen Hawking, una Legge come quella della Gravità. “Poiché la gravità è attrattiva – rivela Hawking – l’energia gravitazionale è negativa: si deve compiere lavoro per separare un sistema gravitazionalmente legato, come quello formato dalla Terra e dalla Luna. Questa energia negativa può bilanciare l’energia positiva necessaria per creare la materia”. Ma non è proprio così semplice. “L’energia gravitazionale negativa della Terra è meno di un miliardesimo dell’energia positiva delle particelle elementari di cui essa è fatta. Un corpo come una stella – osserva Hawking – avrà più energia gravitazionale negativa, e quanto più piccola è la stella (quanto più vicine sono tra loro le sue diverse parti), tanto maggiore sarà l’energia gravitazionale negativa. Ma prima che possa diventare maggiore dell’energia positiva della materia, la stella subirà il collasso in un buco nero, e i buchi neri hanno energia positiva”. Questa è la ragione per cui oggi, secondo Hawking, lo spazio vuoto è stabile. “Corpi come le stelle o i buchi neri non possono emergere d’improvviso dal nulla. Ma un intero universo può farlo. Siccome plasma lo spazio e il tempo – precisa Hawking – la gravità consente che lo spaziotempo sia localmente stabile ma globalmente instabile. Sulla scala dell’intero universo, l’energia positiva della materia può essere controbilanciata dall’energia gravitazionale negativa, e quindi non ci sono restrizioni alla creazione di interi universi. Dal momento che c’è una legge come quella della gravità, l’universo può crearsi dal nulla, e lo fa. La creazione spontanea è la ragione – osserva Hawking – per cui c’è qualcosa invece di nulla, per cui esiste l’universo, per cui esistiamo noi. Non è necessario appellarsi a Dio per accendere la miccia e mettere in moto l’universo”. Quale universo? Quello di Hawking. Allora, perché le Leggi fondamentali sono come le abbiamo descritte e imparate? “Le teoria ultima deve essere coerente e deve predire risultati finiti per le grandezze che possiamo misurare – rivela Hawking – deve esserci una legge come quella della gravità e la teoria della gravità, per predire grandezze finite, deve essere caratterizzata da quella che è chiamata supersimmetria tra le forze di natura e la materia si cui queste agiscono. La teoria M è la più generale teoria supersimmetrica della gravità. Per queste ragioni la teoria M è l’unica candidata al ruolo di teoria completa dell’universo. Se è finita – e questo deve ancora essere dimostrato – sarà un modello di un universo che crea se stesso. Noi dobbiamo essere parte di questo universo, perché non ci sono altri modelli coerenti”. Il cosmologo britannico osa sperare molto di più. “La teoria M è la teoria unitaria che Einstein sperava di scoprire. Il fatto che noi esseri umani – che siamo a nostra volta, secondo Hawking, semplici insiemi di particelle elementari – siamo riusciti ad arrivare così vicino alla comprensione delle leggi che governano noi e il nostro universo, costituisce un grande trionfo. Ma forse il vero miracolo è che astratte considerazioni logiche conducano a una teoria unica che predice e descrive un universo immenso pieno della meravigliosa varietà che vediamo. Se la teoria sarà confermata dall’osservazione, rappresenterà la splendida conclusione di una ricerca iniziata più di tremila anni fa. Avremo svelato il Grande Disegno”. Hawking spiega come sia la teoria della Gravità di Newton sia quella di Einstein consentano di concludere che l’Universo non possa essere una Realtà immobile: esso si trova necessariamente in uno stato di espansione oppure di contrazione. Ciò implica che deve esserci stato un tempo all’istante del Big Bang che nessun acceleratore di particelle terrestre potrà mai riprodurre, neppure il potenziato LHC al Cern di Ginevra con i suoi vari TeraElettronVolt, in cui la Densità dell’Universo aveva un valore infinito per i nostri standard umani. Hawking osserva che i Buchi Neri sono la chiave di tutto. Ce ne sono di tutte le dimensioni fin dalla creazione del Cosmo. Basta aumentare la densità della materia e il gioco è fatto! Potrebbero essercene un’infinità attorno a noi. Piccolissimi e densissimi a tal punto da crearsi ed evaporare in pochissimi istanti, magari condizionando le nostre stesse vite. Dunque, le singolarità si creano non solo quando una stella massiccia o un corpo astronomico di dimensioni maggiori collassa sotto la propria forza di attrazione gravitazionale. Stando ad Einstein, chiunque fosse abbastanza folle da navigare nell’Orizzonte degli Eventi di un Buco Nero, sarebbe perduto per sempre. Davvero non sarebbe più possibile uscirne? Davvero la sua storia si concluderebbe definitivamente in questo evento eterno per un osservatore esterno? La buona fantascienza di Interstellar secondo Christopher Nolan, mostra altre possibilità affascinanti perché la teoria classica della Relatività Generale di Einstein non tiene conto del Principio di Indeterminazione della Meccanica quantistica. In base alla quale è possibile che un Buco Nero emetta Radiazioni energetiche di Hawking. Ragion per cui non sarebbero così neri come finora pensato. Le osservazioni del nucleo della Via Lattea, la nostra Galassia, lasciano ben sperare. Hawking in tutta la sua vita ha applicato i principi della Meccanica quantistica al Big Bang (per descrivere la Creazione oggi servono quattro sole equazioni, compresa quella che spiega il Bosone di Higgs!) e alle origini dell’Universo, grazie a Dio perdendo un sacco di scommesse che però hanno avvalorato i suoi studi, cioè l’idea secondo la quale lo spazio e il tempo, pur avendo un’estensione finita, possono essere privi di confine, cioè di un margine esterno che li delimiti, un po’ come la superficie della Terra, ma con due dimensioni in più. Hawking mostra come questa nuova proposta di interpretazione dei limiti dello spaziotempo sia in grado di spiegare perché il passato, nonostante la simmetria che contraddistingue le leggi della Fisica, sia così palesemente diverso dal futuro. La Teoria del Tutto potrà mai includere, in una spiegazione coerente, la Meccanica quantistica, la forza di Gravità e le altre tre interazioni fondamentali della Natura che aborre il vuoto? La storia del film biografico La Teoria del Tutto ha inizio nel 1963. Il giovane Stephen Hawking è un cosmologo all’Università di Cambridge. Cerca di trovare un’equazione unificatrice per spiegare la nascita dell’Universo che immagina come sarebbe stato all’alba dei tempi. A una festa universitaria conosce la studentessa di lettere, Jane Wilde. Entrambi sono attratti l’uno dall’altra e ben presto Stephen invita Jane al Ballo di Primavera dove si scambieranno il loro primo bacio sotto gli astri splendenti. La loro storia d’amore viene ostacolata dalla comparsa dei primi sintomi della malattia degenerativa di Stephen, l’atrofia muscolare progressiva. Anche i suoi studi ne risentono a causa delle difficoltà quotidiane che cominciano a gravare nel suo spaziotempo sempre più incurvato: camminare scrivere e infine parlare diventano ostacoli sempre più insostenibili per il giovane cosmologo. Un iniziale rifiuto psicologico della malattia viene in seguito superato dalla determinazione di Jane di rimanere al fianco di Stephen, amandolo e facendosi carico della sua salute. Dopo il matrimonio, inizia la loro convivenza. Stephen peggiora di giorno in giorno, ben presto sarà costretto a spostarsi sulla sedia a rotelle. Jane gli dona tre figli ma le fatiche per accudire il marito diventano notevoli. Mentre Stephen presenta la sua nuova teoria sull’origine e sulla fine dell’Universo (ToE) davanti ad un simposio di scienziati, Jane che sente il peso della vita familiare trova conforto negli incontri settimanali con il coro della chiesa dove conosce Jonathan, un giovane vedovo insegnante di musica, che pian piano invade la privacy della famiglia Hawking. Inevitabilmente le condizioni di Stephen peggiorano e durante una rappresentazione teatrale alla quale partecipa su invito, lo scienziato ha un malore. Jane decide di staccarsi da Jonathan, verso il quale nutre dei sentimenti sinceri, per assistere suo marito. Hawking viene salvato appena in tempo grazie a una tracheotomia che gli causerà la perdita definitiva della voce. Distrutto dalla mancanza dell’unica facoltà motoria che gli rimaneva, Stephen sprofonda nel più completo abbandono. Sarà solo grazie all’aiuto di Elaine, un’infermiera che riuscirà a farlo comunicare mediante una tavola con colori e lettere, a renderlo così di nuovo capace di esprimersi, che Hawking eviterà il tracollo definitivo nella cuspide gravitazionale più distruttiva di sempre. Nel frattempo Stephen decide di pubblicare il suo Libro sul Tempo, comprendendo anche che i suoi sentimenti per Jane sono svaniti. Decide di lasciarla al fianco di Jonathan, proseguendo il suo lavoro insieme a Elaine. Hawking, che riesce a comunicare grazie a una voce metallica computerizzata, la quale legge ciò che scrive su un apposito monitor posizionato sulla sua sedia a rotelle, viene premiato ed elogiato per le sue teorie e per il suo contributo alla Fisica moderna proprio grazie allo scritto sul Tempo. Rimarrà celebre infatti una sua frase durante un incontro con il pubblico: “Finché c’è vita, c’è speranza”. La Regina Elisabetta lo onora del titolo di Cavaliere dell’Ordine Britannico e Stephen portando con sé i figli e Jane, la prima donna ad aver creduto nelle sue idee e ad averlo aiutato a renderle possibili. Dopo aver vinto due Golden Globe, la strada verso la Stella e il Premio Oscar a Los Angeles, per il film La Teoria del Tutto e l’attore Eddie Redmayne, sembra sempre più sicura. Quanto c’è di vero nella Teoria del Tutto di Hawking e colleghi? È una teoria fisico-matematica ipotetica, teorica e non ancora verificata sperimentalmente, che spiega interamente e collega assieme tutti i fenomeni fisici conosciuti. Inizialmente il termine ToE fu usato con connotazione ironica per riferirsi alle varie teorie supergeneralizzate, stile Teoria Generale del Tutto di fantascientifica memoria. Il fisico John Ellis sostiene di aver introdotto il termine ToE nella letteratura tecnica in un articolo della rivista Nature nel 1986. Nel tempo, l’acronimo inglese si afferma nella divulgazione scientifica popolare per spiegare la Fisica quantistica. Così descrivere una teoria che avrebbe unificato e spiegato attraverso un solo modello matematico (una formula elegante) tutte e quattro le Interazioni fondamentali (Forze) della Natura, divenne anche il Santo Graal nella crescente competitività scientifica e tecnologica mondiale. Sembra pazzesco, ma è tutto vero: la ToE ha inizio nella fantascienza dei fumetti! In verità, vi sono molte Teorie del Tutto proposte dai fisici teorici negli ultimi 100 anni, ma nessuna è stata confermata sperimentalmente. Il problema principale nell’elaborare una vera Teoria del Tutto definitiva, ossia nel produrre una soluzione coerente che accontenti la Natura e tutti i fisici sulla Terra (neppure Hawking può immaginarla!), è che i modelli accettati della Meccanica quantistica e della Relatività Generale sono difficili da combinare nel nostro Universo a quattro dimensioni, tre di spazio e una di tempo, con la Gravità. Ci vuole un intelletto davvero superiore perché, anche se la Meccanica quantistica moderna suggerisce che l’incertezza sia inevitabile, un modello gentile, elegante e sintetico che riunisca in una singola formula le quattro equazioni fondamentali note, potrebbe comunque esistere in formule già scritte che però non riusciamo ancora a vedere! Un po’ come accadde ad Einstein con le equazioni di Maxwell sul campo elettromagnetico. I geni prima immaginano l’impossibile e poi lo creano magari estraendolo dall’esistente. Tutti gli scienziati finora non ci sono riusciti, compreso Hawking. Come suggerì Laplace, chi scoprirà il modo, conoscendo la velocità e la posizione di ogni particella in un dato istante, in cui le Leggi e le Forze della Natura funzionano, calcolando la posizione di ogni particella in un altro istante, otterrà la chiave di volta dell’Universo! Dunque la posta in gioco con la Teoria del Tutto è davvero altissima. Azzardiamo il balzo pindarico: può fare la differenza tra il futuro e la fine dell’Umanità sulla Terra. Bisogna però fare i conti con la Gravità nella piccola e nella grande scala. Siamo letteralmente immersi nel laboratorio naturale universale che contiene già la risposta. Kip Thorne, ad esempio, può vantare un altro asso nella manica dopo le consulenze scientifiche per film di successo come Contact e Interstellar. La sua altra specialità, dopo quella sui viaggi interstellari, sono le onde gravitazionali tanto di moda anche in Italia. Thorne è la mente dietro l’interferometro statunitense LIGO che ha il suo corrispettivo italiano in VIRGO. Lo scienziato è talmente convinto dell’esistenza delle increspature nello spaziotempo da aver scommesso con Stephen Hawking che presto sarà possibile rilevarne la traccia. “La nuova età dell’oro per lo studio dei Buchi Neri è contraddistinta dall’uso delle simulazioni numeriche e degli interferometri laser, osservatori progettati per rilevare le onde gravitazionali che sono perturbazioni dello spaziotempo”, spiega Thorne che dal 1984 è tra i fondatori del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO), progetto che coinvolge gli scienziati del Caltech e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Thorne e colleghi hanno simulato l’interazione tra due Buchi Neri, osservando che lo spaziotempo circostante si deforma come la superficie del mare in tempesta. Gli scienziati hanno scoperto che la collisione tra due Buchi Neri ruotanti produce vortici in grado di generare le onde gravitazionali rilevabili proprio da osservatori come LIGO e VIRGO. “Si tratta di risultati importanti perché così – osserva Thorne – potremmo riuscire meglio a comprendere i Buchi Neri, la Gravità e la natura dell’Universo, e a predire le forme d’onda delle onde gravitazionali”. Di recente Hawking ha addirittura parlato male dei Buchi Neri classici che sono una sorgente infinita di argomenti di discussione sia per gli astrofisici che cercano di osservarli sia per i teorici che cercano di spiegarli attraverso la Relatività Generale e la Fisica quantistica sia per i registi, i produttori cinematografici e gli attori in cerca di gloria. Il lucidissimo Hawking è uno degli esponenti di maggior rilievo della seconda categoria e ogni sua opinione va presa nel debito conto, anche perché ha dedicato la vita alla curvatura dello spaziotempo ed alle singolarità (mai nude!) delle Stelle Nere. Dopo avere studiato a lungo ciò che succede intorno all’Orizzonte degli Eventi, il limite invalicabile tra il dentro e il fuori di un Buco Nero, Stephen cerca di superare questo concetto trasformando il muro gravitazionale in una barriera fluttuante che potrebbe anche essere superata come in effetti riesce a fare Cooper nel film Interstellar. Poter attraversare l’Orizzonte degli Eventi permette di risolvere il Paradosso dell’Informazione, un bizzarro fenomeno creato dalla perdita di informazione che si verifica ogni qual volta la materia e l’energia cadono in un nucleo stellare collassato. Ma questo è in aperta violazione con la Seconda Legge della Termodinamica perché la perdita di informazione porterebbe ad una diminuzione dell’Entropia dell’Universo. Come dire, ad una clamorosa catastrofica inversione totale della Freccia del Tempo. Così, considerando cosa succede teoricamente intorno all’Orizzonte degli Eventi, alcuni anni fa, Stephen Hawking propone un meccanismo per generare coppie di particelle quantisticamente “entangled” (Radiazione di Hawking) una delle quali cade nel Buco Nero mentre l’altra fugge via, portando con sé una piccolissima parte dell’energia della singolarità. Ecco l’energia infinita che vogliamo estrarre dal Buco Nero per sbarazzarsi definitivamente di terroristi, warlords e politici cialtroni dell’internazionale della guerra, che usano la Religione per i propri comodi. Per trasportare l’informazione, la particella che se ne va dovrebbe rompere il suo “entanglement” con l’altra particella, processo che creerebbe un “firewall” intorno all’Orizzonte degli Eventi. Una situazione esemplificata nel famoso esperimento virtuale che chiede cosa potrebbe succedere ad un astronauta come Cooper che avesse la malaugurata idea di avvicinarsi all’Orizzonte degli Eventi. Morirebbe perchè spaghettificato dalla Gravità mostruosa di Gargantua oppure verrebbe incenerito dal “firewall” per ritornare poi duplicato “n” volte sulla Terra in altrettanti universi paralleli? Hawking propone una terza via, non certo per salvare Cooper, Christophen Nolan e Kip Thone. Una via che utilizza le fluttuazioni quantistiche della sua Radiazione. All’Orizzonte degli Eventi si formerebbe uno strato turbolento di Radiazione di Hawking che permetterebbe la fuga di una frazione delle particelle ed il trasferimento di informazione dall’interno allo spaziotempo esterno. Non più, dunque, un Orizzonte degli Eventi invalicabile, ma un Orizzonte degli Eventi oscillante. Hawking propone questa idea in una conferenza tenuta nell’Agosto 2013, via skype, ad un meeting al Kavli Institute for Theoretical Physics di Santa Barbara in California. Poi cristallizzata in un lavoro intitolato “Information preservation and weather forecasting for black holes”. C’è chi ha il coraggio di opporsi al grande Hawking. Preservare la Seconda Legge della Termodinamica è rassicurante ma, più prosaicamente, in tempi di crisi energetica e politica, quali sarebbero le conseguenze di questa sottile zona turbolenta per quelli che le Stelle Nere cercano di studiarle attraverso la Radiazione che emettono al di là dell’Orizzonte degli Eventi, invalicabile e/o oscillante che sia? Secondo Hawking e Susskind, nelle rispettive varianti teoriche, sia l’informazione sia l’energia possono non solo entrare ma anche uscire da un Buco Nero. Esattamente il contrario di quanto finora sostenuto dallo stesso Hawking e da quasi tutti gli astrofisici del Mondo. Un trionfo assoluto per Interstellar di Kip Thorne, indipendentemente dai Golden Globe e dagli Oscar. In effetti il termine Buco Nero, contrariamente all’immagine popolare propagandata dagli statunitensi fin dai tempi di John Wheeler che ne coniò la vulgata, non è affatto un buco né tanto meno un pozzo oscuro senza fondo. Anzi, è un blocco di materia-energia (chissà, forse di soli Quark!) in uno stato incredibilmente denso. Frutto del collasso gravitazionale di una stella pesante decine di volte il Sole o di un oggetto ipercompresso magari dall’esplosione di una colossale bomba termonucleare. Talmente denso che neanche i fotoni di luce, privi di massa, possono sfuggire alla curvatura del suo campo gravitazionale, ossia alla sua attrazione concentrata in un ristretto Orizzonte vicino alla massa centrale. Perciò “non si può vedere”! La luce che partisse dal centro raggiungendo l’Orizzonte immediatamente interno, non potrebbe sfuggire al mostro, mentre la luce esterna sì. Lo spaziotempo nella singolarità centrale è talmente incurvato (cuspide) da racchiudere tutto all’interno dell’Orizzonte che, dall’esterno, appare in effetti tutt’altro che scuro rispetto alle stelle e ai gas circostanti. Non c’è un foro nello spaziotempo, come insegna anche Interstellar, film privo di strani suoni nello spazio. C’è un nucleo stellare altamente distruttivo, ossia un’immaginaria superficie sferica che divide l’Universo in due “eventi”. Gli scienziati sanno calcolare con estrema precisione la distanza di sicurezza da ciascun Buco Nero, piccolo o grande che sia, per non finire fagocitati. Se il Sole dovesse implodere in Buco Nero, il suo Raggio di Schwarzschild (la distanza tra la singolarità centrale e l’Orizzonte) sarebbe di soli tre chilometri. Ma per sfuggire all’abisso gravitazionale occorrerebbe stare molto più lontani, magari dotati di un’astronave velocissima, perché la Gravità, che è una forza capace di agire a distanza infinita, finirebbe prima o poi per farci a pezzi, a causa delle forze di marea che agiscono sui nostri corpi, finendo per risucchiarci nel vortice spaziotemporale. Tale Raggio è direttamente proporzionale alla massa del Buco Nero. Gli effetti sullo scorrere del tempo sono più o meno quelli mostrati in Interstellar. Tranne che per un particolare di non secondaria importanza: sia per l’astronauta che entra nell’Orizzonte degli Eventi in un tempo infinito sia per l’osservatore esterno che lo vede congelato in una scena senza fine, mentre in realtà Cooper è già all’interno, il ticchettìo dei secondi nei loro orologi sincronizzati scorrerebbe normalmente in zone dello spaziotempo molto differenti. Hawking sostiene che la storia dell’Orizzonte impenetrabile dall’interno verso l’esterno, è vera solo nella Teoria classica, ma che la Teoria quantistica permette la fuga di informazione. “La vera spiegazione del processo – osserva Hawking – richiederebbe una teoria che metta insieme la Gravità alle altre Forze fondamentali della Natura”. Ecco il Santo Graal della Fisica che Einstein stesso non raggiunse mai. E alla quale Hawking e molti altri lavorano invano da decenni. Proviamo a capire con un esperimento cinematografico che ci aiuta a comprendere il Principio Olografico scoperto dal fisico Leonard Susskind, il vincitore della Guerra dei Buchi Neri. Un professore di fisica teorica manda l’astronauta Cooper della Nasa in una singolarità gentile, un Wormhole apparso dal nulla e in orbita attorno a Saturno. Cosa succede al fortunato ingegnere e padre di famiglia? Si pensava finora che avrebbe felicemente oltrepassato l’Orizzonte Del Non Ritorno senza neppure accorgersene, per poi venire stirato verso l’interno riducendosi allo stato di un lunghissimo spaghetto prima di finire schiacciato sul nucleo infinitamente denso della singolarità. Alternativamente, avrebbe incontrato una densità di energia così alta da subire una sorte migliore e meno dolorosa, la disintegrazione istantanea. In entrambe i casi, Interstellar avrebbe chiuso rapidamente i battenti ponendo fine alla carriera della Stella di Hollywood Matthew McConaughey (Cooper), di Kip Thorne, di Christopher Nolan e colleghi. Ora Hawking propone la sua terza soluzione grazie alle fluttuazioni quantistiche dello spaziotempo che rendono possibili miracoli come i Golden Globe e gli Oscar attribuiti al film antiscientifico Gravity. Dunque, John Wheeler aveva torto. Se in qualche caso l’Orizzonte del Buco Nero è valicabile dall’interno, il concetto stesso di Stella Nera Oscura e di Buco Nero scompare nel nulla, cioè evapora come prevede Stephen. Non solo non è un buco nello spazio e nel tempo, ma non è neanche oscuro. È dunque penetrabile, navigabile, come qualsiasi altro oggetto cosmico e può essere usato come fionda gravitazionale per i viaggi interstellari. Una buona notizia per i cacciatori dei veri Alieni Extraterrestri sulla Terra e altrove. Gli ex Buchi Neri possono essere anche usati per estrarre energia infinita! Queste idee controintuitive cementano il Patto scientifico tra Einstein, la Gravità e l’Umanità del futuro. Perché se oggi pensiamo ancora che quello che può uscire da un Buco Nero è del tutto diverso da quello che vi è entra, irriconoscibile come la politica cialtrona italiota, non è proprio del tutto normale, 100 anni dopo la Relatività Generale! E le previsioni del futuro? Come sarà l’Anno Domini 2015 appena cominciato? Moriremo tutti nell’abisso gravitazionale della mediocrità burocratica di chi ci tassa e governa senza nocchiero e senza meta? Oggi le Previsioni di Hawking c’entrano, eccome! Perché “prevedere cosa uscirà da un Buco Nero grazie alle fluttuazioni quantistiche – osserva Hawking – è un po’ come fare previsioni del tempo accurate e a lungo termine: possibile, in teoria, ma in pratica troppo difficile”. All’alba del XXI Secolo occorre allora riprogrammare i nostri cervelli prima che siano le macchine terrestri o aliene a farci fuori. “La verità, naturalmente, è che tutte le forme di vita complesse possiedono concetti di fisica innati, impressi nel loro sistema nervoso dall’evoluzione – precisa Leonard Susskind – senza questo ‘pacchetto’ di programmi di fisica preinstallato, la sopravvivenza sarebbe impossibile. Le mutazioni e la selezione naturale ci hanno resi tutti fisici, animali compresi. Nell’Uomo le maggiori dimensioni del cervello hanno permesso di far evolvere questi istinti in concetti spostandoli al livello conscio”. Cinquantadue anni dopo i suoi primi lavori sulla Teoria dei Buchi Neri, pendiamo ancora dalla Cattedra Lucasiana di Stephen Hawking (e di Data nell’ultima puntata di Star Trek Next Generation) per la Fisica degli oggetti più energetici e affascinanti del Cielo. La Scienza è sempre una storia d’amore dove Dio è il Primo Attore anche se viviamo in un Universo a 11 dimensioni. L’intelletto umano è chiamato al più grande balzo di sempre. Conoscere la vera natura della Materia e dell’Energia, senza più segreti e misteri. In definitiva, il nostro destino nell’Universo.
© Nicola Facciolini
Lascia un commento