Si chiama ‘Dtp3’ ed è una molecola sintetica che agisce sulle cellule tumorali. E al contrario di quanto accade con le terapie attuali- fanno sapere gli esperti- “non è tossica per le cellule sane”. I ricercatori dell’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Cnr di Napoli, in collaborazione con l’Imperial College di Londra, hanno sviluppato una nuova molecola selettiva contro il mieloma multiplo, un tumore del sangue a carico delle plasmacellule, ad oggi considerato incurabile. Lo studio, finanziato dal Medical research council (Mrc), National institutes of health, Imperial Innovations e progetti Firb e Prin, è stato pubblicato sulla rivista ‘Cancer Cell’.
“Abbiamo scoperto un nuovo meccanismo molecolare- spiega Menotti Ruvo, ricercatore dell’Ibb-Cnrche- coinvolge due proteine chiamate Gadd45beta ed Mkk7 e regola la crescita delle cellule di mieloma. La nuova molecola sintetica che abbiamo sviluppato- denominata DTP3, è in grado di eliminare selettivamente le cellule di mieloma multiplo a concentrazioni molto basse, senza gli effetti collaterali sulle cellule sane esibiti dai farmaci più usati, contrastando l’azione di Gadd45beta e ripristinando invece l’attività di Mkk7″.
“I vantaggi terapeutici della molecola da noi sviluppata- prosegue Annamaria Sandomenico, ricercatrice dell’Ibb-Cnr- sono dovuti all’elevata specificità della sua azione che blocca l’attività tumorale di Gadd45beta, una proteina ‘overespressa’ in cellule di mieloma ma praticamente assente in cellule sane”, conferma. Il Dtp3 agisce quindi con un meccanismo completamente diverso da quello del Bortezomib, il quale inibisce indirettamente anche l’azione di un fattore noto come Nf-kB che svolge molteplici ruoli fisiologici”.
Il mieloma multiplo è un tumore del sangue a carico delle plasmacellule: “Circa il 2% delle morti da tumore in tutto il mondo sono causate da questa malattia. La maggior parte dei farmaci impiegati nella cura presenta gravi effetti collaterali e inoltre dopo il trattamento quasi tutti i pazienti sviluppano resistenza- concludono gli esperti- per cui la malattia ricompare dopo un periodo di quiescenza”.
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