Fra poche ore, a Camere riunite, il dodicesimo presidente della Repubblica del Nostro Paese, ci dirà come intende interpretare il suolo ruolo e quali saranno le priorità nel suo settennato. E mentre Vespa e tutti gli altri commentatori politici reti continuano a fare dietrologia circa l’astuta strategia di Renzi e la sconfitta di Berlusconi (che pure oggi ha qualche buona notizia: uno sconto di pena di 45 giorni e la possibilità, fatta balenare dalla ministro Boschi di un’eleggibilità un anno prima della naturale scadenza del 2018) e mentre Alfano e i suoi si leccano le ferite e cercano di arginare le perdite e Grillo è costretto a “battersela” di fronte all’olimpico invito del neopresidente Mattarella, con conseguente flessione di un punto percentuale nel gradimento degli elettori del suo partito, secondo un sondaggio del TG de La7; dall’altra parte dell’Oceano un altro Presidente, al secondo ed ultimo mandato, stupisce la sua Nazione e il mondo intero, proponendo una serie di provvedimenti che tassano i molto ricchi e le multinazionali per creare proventi a vantaggio del ceto medio, della ricerca, della innovazione e delle infrastrutture.
Obama, che ormai non deve crearsi un elettorato e che vuole preparare la strada al naturale candidato democratico alle prossime elezioni, Hillary Clinton, lancia un programma il cui obbiettivo è quello di creare un flusso enorme di denaro per la costruzione di strade, ponti ed altri progetti infrastrutturali e da prendere dai ricchi e non da chi ha già molto pagato in questi anni di durissima crisi.
La manovra di bilancio inviata al Congresso ammonta a 4.000 miliardi di dollari, con un deficit da 474 miliardi (pari al 2,5% del Pil) e prevede un aumento delle tasse sulle multinazionali e per le fasce di reddito più elevate.
Lo slogan su cui Obama insiste è questo: “Dobbiamo tornare ad investire, ce lo possiamo permettere”. E la sua linea può sintetizzare in due punti: basta austerity, tornare a spendere, poiché quando la macchina si sarà rimessa in moto e la ripresa sarà consolidata, allora ci saranno soldi per affrontare (di petto) la questione del debito. Un messaggio chiaro e diretto che guarda anche all’Europa, e in particolare alla Grecia, con le elezioni vinte da Tsipras, commentando le quali il Presidente americano dice: “Non puoi continuare a spremere i paesi che sono nel mezzo della depressione. Ad un certo punto, ci deve essere una strategia per la crescita, affinché possano pagare i loro debiti ed eliminare una parte dei loro deficit”.
Parlando della sua manovra, Obama ha rilevato come “non si può giocare con la sicurezza economica delle famiglie americane e con la sicurezza nazionale”, e ha assicurato come la sua proposta di bilancio “e’ pienamente pagata attraverso un mix di tagli alla spesa e di nuove norme fiscali”. Obama ha quindi rivendicato come, da quando e’ presidente, “il deficit e’ stato tagliato di circa due terzi” .
Parole di cui Alexis Tsipras, il nuovo Primo Ministro greco, uscito trionfante dalle elezioni politiche del 25 gennaio scorso con la sua formazione politica Syriza, farà tesoro nella sua ricerca di partner per ridiscutere gli accordi sulla sua nazione fuori dal controllo della Troika.
Domani, secondo programma, il premier Matteo Renzi dovrebbe ricevere Tsipras a Villa Doria Pamphili, per un pranzo di lavoro, ma intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel, che invece npon vuole incontrare affatto il premier greco, ha avuto ieri un lungo colloquio telefonico con il premier italiano il quale, subito dopo, da radio Rtl ha detto che sulla situazione greca “serve serietà, prudenza, responsabilità“. Quindi, ha aggiunto che “l’euro si sta mettendo sulla strada giusta, ma bisogna andare più veloci” nella via della flessibilità.
Insomma possibilista ma non troppo, equilibrista del doppio forno e della doppia possibilità, tanto da far dire al Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, che l’Italia: “è uno dei creditori della Grecia, ma vuole adottare una posizione logica e non strangolare il proprio debitore.
Domani sarà a Roma anche il Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, per incontrare il collega italiano Pier Carlo Padoan, dopo che ieri aveva il ministro delle finanze francese Michael Sapin , a cui aveva ribadito il suo no all’austerità, per tutti gli europei non solo per i greci, ma comunque, dopo il duro confronto di venerdì con il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, rassicurato sull’irreversibilità dell’euro e sull’impegno della Grecia a pagare i propri creditori purché sia concesso al Paese di crescere.
Ora speriamo che sia l’idea di Obama a vincere in tema di crescita e non quella di Angela Merkel o del vicepresidente della Bce Vitor Constancio, il quale ha avvertito che la Bce smetterà di comprare i titoli ‘spazzatura’ del debito pubblico di Atene, come garanzia dei finanziamenti per le sue banche, se il nuovo governo greco dovesse uscire dal piano di aiuti della Troika e quindi da una politica di tagli e non di investimenti, come invece propone il presidente USA.
Carlo Di Stanislao
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