Le donne restano discriminate a livello salariale in tutta Europa, prendono meno e hanno posti peggiori e più precari. Infatti, per quel che riguarda il salario, come media “nel 2013 nell’Unione europea il differenziale retributivo di genere si attestava al 16,4%, andando da un gruppo con una differenza inferiore al 5% come accade in Slovenia (-3,2% salario femminile rispetto a quello maschile) a più del 20% come accade in Estonia (-29,9%), Austria (-23%), Repubblica Ceca (-22,1%) e – sorpresa – Germania, dove la differenza tra il salario maschile e quello femminile vede quest’ultimo in media inferiore del 21,6%.
Per quanto riguarda l’Italia, il gap si attesta a 7,3%, piazzando il paese al quarto posto tra i migliori e al 22esimo tra i peggiori per differenza di retribuzione uomo-donna tra i paesi dell’Unione europea, con un peggioramento dal 2008, quando era al 4,9%, di 2,4 punti percentuali”.
Lo dice l’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, che in occasione dell’8 marzo, ha pubblicato uno studio sulle differenze tra uomini e donne nel mercato del lavoro.
Le differenze tra donne e uomini nel mercato del lavoro, “non riguardano solo le differenze di salario, ma anche il tipo di occupazione- spiega l’Eurostat- per esempio, pur rappresentando il 46% di persone impiegate, le donne sono sotto rappresentate tra i manager, con 1/3 soltanto di donne nel 2013 in Unione europea“.
Tra i paesi con meno donne manager nel 2013 c’è “il Lussemburgo– sul 44% di impiegati, solo il 16% dei manager sono donne- seguito da Cipro, Paesi bassi e Croazia”.
Al contrario, in Ungheria, “le donne sono il 46% tra gli occupati, con il 41% tra i manager, seguita da Lettonia e Polonia”.
Invece, le donne “sono molto presenti come impiegate d’ufficio e addette alle vendite, con i 2/3 delle persone occupate, soprattutto Irlanda e Repubblica ceca”, secondo lo studio.
Secondo lo studio Eurostat, il gap tra uomini e donne nel mercato del lavoro, “è significativo anche dal punto di vista del contratto di lavoro”.
Infatti, “nel 2013, una donna su tre, (31,8%) aveva un lavoro part-time, al contrario degli uomini, che erano meno di uno su dieci (8,1%)”.
Per quanto riguarda il tasso di occupazione, “le maggiori disparita’ nell’Unione europea tra uomini e donne sono a Malta (79.4% di uomini contro 49.8% di donne, con una differenza di 29.6 punti percentuali) mentre in Italia la differenza è di 19.9 punti percentuali. All’opposto troviamo la Lituania, con 2.6 punti percentuali”, continua l’Eurostat.
A questo proposito, è importante notare che i paesi membri con il più alto tasso d’occupazione di donne, sono anche quelli che impiegano largamente le donne in lavori part-time.
Per questo “uno dei maggiori obiettivi dell’Europa per il 2020 è di incrementare l’occupazione, per arrivare al 75% per donne tra i 20 e i 64 anni”, conclude lo studio. (Dire)
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