Uno studio della fondazione Santa Lucia mostra “l’efficacia della proteina IL-9 nel rallentare la progressione della malattia”. In gioco c’è ancora una volta il sistema immunitario, da tempo noto agli scienziati “come il maggiore responsabile dell’insorgere della sclerosi multipla. Anziché difendere l’organismo, si attiva in modo erroneo, colpendo le fibre nervose deputate alla comunicazione tra cervello e midollo spinale”, spiega lo studio.
In questo errore biologico, le cui cause non sono ancora spiegate, i ricercatori della fondazione Santa Lucia sono ora riusciti a dimostrare “il ruolo importante di una proteina. Si chiama IL-9, è prodotta da una particolare categoria di cellule del sistema immunitario- i linfociti Th9- e agisce direttamente sulle cellule che promuovono l’infiammazione caratteristica della sclerosi multipla“.
Elisabetta Volpe, responsabile del progetto spiega: “Abbiamo analizzato la presenza di IL-9 nel liquido cerebrospinale di 107 pazienti. Ne abbiamo seguito il decorso clinico per quattro anni e abbiamo potuto dimostrare che più ce n’è, più lento è il decorso della malattia e più efficace l’uso di farmaci di prima linea”.
Lo studio ha permesso anche di osservare che “i linfociti Th9, attraverso la produzione della proteina IL-9, frenano e inibiscono contemporaneamente l’attivazione di altri linfociti, chiamati Th17, che invece sono in grado di generare la forte infiammazione associata alla patologia”.
Maria Grazia Grasso, responsabile del centro Sclerosi multipla della fondazione Santa Lucia, da questi risultati, si aspetta “importanti sviluppi nella diagnosi e cura della patologia”.
Infatti, “il dosaggio di IL-9 nel liquido cerebrospinale al momento della diagnosi ci permetterà di prevedere la responsività dei pazienti ai farmaci di prima linea, mentre futuri farmaci in grado di potenziare la risposta ‘buona’ della IL-9 potrebbero aumentare l’efficacia di quelli attuali”.
Lo studio “T helper 9 cells induced by plasmacytoid dendritic cells regulate interleukin-17 in multiple sclerosis” è stato pubblicato sulla rivista Clinical science e rientra nei programmi di finanziamento per “Giovani ricercatori” del ministero della Salute italiana. È stato realizzato in collaborazione con il policlinico universitario Tor Vergata, l’ospedale San Camillo di Roma e l’ospedale San Raffaele di Milano. Si è avvalso anche del contributo della fondazione italiana Sclerosi multipla.
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