“Abbiate più coraggio, fate presto e fate bene”, è l’appello che don Luigi Ciotti ha rivolto oggi dal palco di Libera al mondo politico. A cominciare dalla agenzia nazionale sui beni confiscati. “Dobbiamo toglierli tutti questi beni ai mafiosi, dobbiamo avere una legge e meccanismi più incisivi”, ha detto il presidente di Libera, che nel corso del suo intervento in piazza VIII agosto ha anche rinnovato il suo monito contro l’atteggiamento antimafia, spesso solo di facciata. “Non basta mettere una targa, intitolare una piazza o dedicare una manifestazione”, dice. Tante le richieste alla politica, dall’introduzione del reddito di cittadinanza alla cancellazione del vitalizio ai parlamentari condannati per mafia, dall’assunzione di testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione alla richiesta di riconoscere la giornata anti-mafia del 21 marzo.
Non mancano ovviamente le stoccate sul malaffare nostrano, come gli scandali sulle grandi opere. “Abbiamo letto tutti, ma lo sapevamo già quanti miliardi di euro sono stati sprecati, rubati per le cosiddette grandi opere, con quella legge obiettivo che è servita solo a moltiplicare costi e tangenti”. Ciotti ha anche citato il bolognese Giuseppe Dossetti(“questa è stata la terra di don Dossetti, uomo della Costituente”) per un suo messaggio rivolto proprio al ceto politico. “Senza il rinnovamento profondo e radicale delle coscienze delle persone responsabili della vita amministrativa e politica il rinnovamento sarà più apparente che reale”, avvisa don Ciotti.
Le parole del prete antimafia hanno chiuso la manifestazione che ha visto sfilare questa mattina 200.000 personeper le vie di Bologna. Dal palco sono stati letti i nomi di tutte le vittime delle mafie ma anche del terrorismo e delle stragi, come la bomba alla stazione di Bologna e Ustica. I primi nomi sono stati letti dalla presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bondi, gli ultimi da Gian Carlo Caselli, che ha assicurato, riprendendo lo slogan della giornata, “la nostra memoria e il nostro impegno perchè in questo paese la verità possa illuminare la giustizia”.
A leggere i nomi delle vittime sono saliti sul palco da Romano Prodi (con la moglie Flavia Franzoni) a Pietro Grasso (che ha letto i nomi del giudici Falcone e Borsellino), da Giuliano Poletti ad Antonio Ingroia, da Carlo Lucarelli ed Alessandro Bergonzoni. Hanno partecipato inoltre anche la presidente dell’assemblea legislativa Simonetta Saliera, il sindaco di Bologna Virginio Merola e il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Al termine della cerimonia sono stati liberati in cielo 1.035 palloncini, uno per ogni vittima innocente delle mafie. Nomi che sono risuonati, durante soste simili a quelle di una via crucis, durante tutto il percorso dallo stadio Dall’Ara fino al centro storico.
I famigliari hanno sfilato con addosso le foto degli uccisi: tra loro si distinguevano quelli del coordinamento campano, che portavano rose bianche.
Mirko Billi-Dire
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