Si fa sempre più asfissiante la morsa della crisi economica sul territorio della provincia aquilana. I nuovi dati occupazionali resi noti dall’ISTAT e relativi al 2014 tratteggiano un quadro a tinte fosche, che ben descrive la drammatica situazione occupazionale del nostro territorio. L’Istituto di statistica ha evidenziato come la Provincia dell’Aquila detenga il poco invidiabile primato regionale relativo alla disoccupazione. Il tasso di inoccupati riguardante il territorio del Capoluogo si attesta infatti intorno al 13,9%, a fronte di una media regionale che si ferma al 12,6%. Percentuali che da sole non bastano a descrivere una situazione ormai insostenibile, aggravata dalla scomparsa di addirittura 17,000 posti di lavoro negli ultimi due anni e 5,000 negli ultimi dodici mesi, presi in considerazione dallo studio dell’Istat. In nessun’altra provincia abruzzese si è registrato un crollo così vistoso del numero degli occupati complessivi.
Dall’industria al commercio, non c’è settore che riesca a scampare alla crisi produttiva che sta attanagliando inesorabilmente il nostro territorio. Costituisce parziale eccezione soltanto l’agricoltura, come a segnalare un ripensamento del sistema produttivo, improntato verso un ritorno al passato. Anche il settore delle costruzioni, che teoricamente nel più grande cantiere d’Europa dovrebbe essere la locomotiva capace di trainare tutta l’economia provinciale, deve fare i conti con una perdita di circa 4.000 posti di lavoro negli ultimi due anni. Una situazione paradossale, aggravata da un processo di ricostruzione post-sisma che fa fatica ad accelerare, anche per colpa di scelte governative discutibili, come sottolinea il segretario provinciale della CGIL Umberto Trasatti: “Il governo Renzi aveva smantellato la governance della ricostruzione , con il trasferimento di Magani, il nuovo incarico conferito al Dott.Aielli dell’ufficio speciale della ricostruzione e con la sostituzione del Sottosegretario Legnini, assegnato ad altro importante incarico istituzionale”, spiega Trasatti. “Ora la situazione è migliorata con le nuove nomine, ma, aldilà dei continui annunci, rimane un problema di liquidità, che impedisce l’apertura dei nuovi cantieri”.
Come se non bastasse, continuano ad aprirsi nel territorio del capoluogo nuove vertenze, che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione appena descritta e lasciare a casa altri lavoratori. L’arcinota vicenda del Gruppo Edimo si è andata ad aggiungere a situazioni già gravissime, come quelle riguardanti il gruppo Otefal e i suoi lavoratori in mobilità, quella della cartiera Burgo e ancora quella dell’ex TechnoLabs, attuale Intecs, con lavoratori licenziati senza tutele ed altri attualmente impiegati con il contratto di solidarietà, anche se non presenti quasi mai in azienda. La mancanza di lavoro fa deteriorare ulteriormente, un tessuto sociale già pesantemente rovinato dal sisma di sei anni fa.
Luca Marrelli
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