Si conclude oggi, in Italia, la storia degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, le strutture che a partire dalla metà degli anni ’70 hanno sostituito i vecchi “manicomi criminali” e che fino ad oggi hanno ospitato persone ritenute colpevoli di un reato, ma giudicate non punibili perché malate di mente.
Luoghi definiti dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “inconcepibili per un Paese civile”, per via delle pessime condizioni nelle quali gli ospiti di queste strutture sono costretti a vivere. Il decreto legge n°211/2011 aveva disposto la chiusura definitiva di queste strutture per il marzo del 2013, ma dopo una serie di proroghe, dovuta all’impreparazione dello Stato Italiano ad accogliere gli internati in ambienti alternativi, si è arrivati alla data di oggi, che dovrebbe finalmente essere quella decisiva. Tuttavia, anche se gli Opg sono sul punto di scomparire, non è detto che con loro muoia anche la “filosofia” che ne ha ispirato l’esistenza. Il timore è infatti quello che le strutture alternative pensate per sostituirli, denominate REMS (Residenze per l’esecuzione delle Misure di sicurezza), non siano adatte ad offrire agli internati delle condizioni di vita adeguate alla loro condizione clinica e alla loro dignità di uomini, ma che anzi si rivelino una replica, in piccolo, dell’esperienza vissuta con gli Opg. Per tentare di scongiurare questa eventualità, è in atto da giorni, il cosiddetto “digiuno a staffetta”, da parte dell’associazione Stop-Opg e di altre organizzazioni che si sono unite alla protesta.
In Italia sono sei gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Montelupo Fiorentino, Napoli, Aversa, Reggio Emilia, Barcellona Pozzo di Gotto e Castiglione delle Stiviere) e ospitano complessivamente circa 700 persone. Una volta cessata l’attività di queste strutture, gli ospiti dovrebbero essere ricollocati su base regionale nelle nuove REMS, ma al momento sono soltanto dieci le regioni italiane, più la provincia autonoma di Bolzano, pronte ad accogliere gli internati. Per le altre invece, si prevedono tempi più lunghi e la piena efficienza dovrebbe essere raggiunta soltanto il prossimo autunno.
In Abruzzo la situazione è particolarmente nebulosa, con la Regione che è rimasta fondamentalmente inerte di fronte alle grida di allarme lanciate dalle associazioni, e che ha continuato decisa sulla sua strada di utilizzare le risorse disponibili (circa 4,8 milioni di Euro) per la costruzione di una mega REMS a Ripa Teatina, che però non sarà pronta prima del 2018. In attesa della nuova struttura, l’idea era quella di ospitare gli internati abruzzesi (attualmente rinchiusi negli Opg di Aversa e Castiglione delle Stiviere) in una REMS provvisoria presso l’ex Servizio Psichiatrico diagnosi e cura di Guardiagrele, la cui apertura è stata approvata dal Ministero, ma è inconcepibilmente bloccata dalla pendenza di un ricorso al TAR, pur essendo quest’ultimo privo di sospensiva. Un autentico vicolo cieco, che rischia di sfociare nel commissariamento. Secondo l’associazione Stop Odg, probabilmente la regione avrebbe fatto meglio a rinunciare all’idea della mega REMS di Ripa Teatina e a ripartire i fondi tra i sedici centri di salute mentale sparsi per l’Abruzzo, che soffrono per le carenze di risorse professionali e non sono perciò pronti ad accogliere pazienti così problematici. Domani in senato ci sarà un incontro con il Presidente Grasso, nel quale si parlerà della chiusura degli Opg. Dopo quell’appuntamento, probabilmente, si saprà qualcosa di più sul futuro degli internati e sulla situazione della nostra regione.
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Luca Marrelli
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