“Il testo unificato di legge prevede l’introduzione di una figura autonoma: l’omicidio stradale. In realtà, l’omicidio stradale esiste già ma si applica soltanto come aggravante dell’omicidio colposo”. Lo dice a Voci del Mattino, Radio1, Giuseppe Cucca, senatore del Pd e relatore del testo di legge sull’omicidio stradale.
“Solo che, di fatto- prosegue-, la sua incidenza viene quasi annullata dalla concomitanza di circostanze attenuanti, facendo svanire l’effetto deterrente che, con il nuovo sistema, crediamo invece di introdurre. Il reato di omicidio stradale verrà inserito nell’ambito della colpa, insieme a quello di lesioni personali colpose come conseguenza di una guida in stato di ebbrezza alcolica o dopo assunzione di sostanze stupefacenti. Ci sarebbe in realtà una terza fattispecie, quella che prevede il reato anche quando si determina un incidente mortale guidando a una velocità doppia rispetto a quella consentita. Ma su questo punto dovremo riflettere e nel caso introdurre emendamenti, perché si potrebbe creare una sperequazione tra chi viaggia in autostrada, e quindi per raggiungere la velocità doppia dovrebbe sfiorare i 300 chilometri all’ora, e chi invece si trova in città e attraversa strade che magari per lavori in corso prevedono il limite a 40 km orari, è facile che, soprattutto nelle ore notturne, possa arrivare a doppiare la velocità e quindi incorrere nel reato. Dovremo dunque coordinarci, anche nell’ambito del Codice della Strada, per arrivare a una soluzione più equa possibile. Ma quello che deve essere chiaro- conclude Cucca- come ha sottolineato il presidente Renzi, è che il percorso per approvare la legge è avviato. Il termine per la presentazione degli emendamenti è il 21 aprile, dopodichè, approvato il testo, si va in Aula. Contiamo dunque di far entrare in vigore la nuova legge prima dell’estate”.
ALCOL-CELLULARE-SONNO SONO I MAGGIORI RISCHI SECONDO GLI ITALIANI – I guidatori italiani sanno come valutare i pericoli di stanchezza e uso di sostanze? I rischi sono ben noti ma le scelte non sempre coerenti. Lo rivela il ‘Barometro della guida responsabile’, una vasta indagine realizzata dalla fondazione francese Vinci autoroutes per una guida responsabile sul comportamento dei conducenti in dieci paesi dell’Unione europea.
ALCOL AL VOLANTE – Pur considerando che l’alcol è la causa principale di incidenti mortali sulle strade, il 12% degli italiani (in linea con la media europea) si mettono alla guida anche se superano il limite consentito, se non sentono gli effetti dell’alcol. D’altronde, fissano il loro limite personale di consumo di alcolici prima di mettersi alla guida a 2,2 bicchieri in media (contro 2,1 in media a livello europeo), un livello superiore a quello definito dalle normative nazionali.
TELEFONARE AL VOLANTE – L’uso del cellulare al volante è particolarmente preoccupante in Italia, anche se non aumenta: il 65% (-1 punto) dei conducenti affermano di telefonare con il viva voce mentre guidano, a fronte del 51% in Europa, e il 44% (stabile) senza usare il viva voce, a fronte del 35% degli europei. Anche l’invio e la lettura di SMS e di mail al volante è un comportamento più diffuso in Italia che negli altri paesi europei (34% a fronte del 26% in Europa). Questa abitudine è paradossalmente considerata dagli italiani al terzo posto fra i comportamenti più pericolosi al volante, dopo la guida sotto l’effetto di alcol o stupefacenti.
SONNOLENZA AL VOLANTE – Il 27% degli italiani ritengono che si possa guidare anche se si è stanchi. Un risultato un po’ inferiore alla media europea. La maggioranza è anche convinta, a torto, che si possa lottare contro il sonno parlando con un passeggero(81%), ascoltando la radio (56%) o guidando col finestrino aperto (50%). D’altronde, più di un quarto dei conducenti italiani (28%) hanno già avuto l’impressione di essersi assopiti al volante per qualche secondo. Sui percorsi lunghi, gli italiani dichiarano di fare una sosta dopo 3h18 di guida in media, una durata ben superiore alle due ore al massimo raccomandate dalla Fondazione aziendale Vinci Autoroutes per una guida responsabile. Se non altro, il 67% dei conducenti italiani, a fronte del 57% degli europei, dichiara di fermarsi per fare un sonnellino durante i viaggi lunghi, situandosi così, dopo i belgi (83%) e ex aequo con i francesi, fra i campioni europei di questa buona pratica. Sono anche il 66% ad alternarsi alla guida durante il percorso (a fronte del 70% a livello europeo).
L’obiettivo Ue di ridurre del 50% i sinistri mortali entro il 2020, da molti ritenuto ambizioso, richiede nuove norme, che vanno però accompagnate da un comportamento informato e consapevole degli utenti stradali. La ricerca europea 2015, promossa dalla fondazione Vinci autoroutes per una guida responsable, va in questa direzione. Realizzata già da cinque anni, con le ultime due edizioni é divenuta un vero e proprio osservatorio dei comportamenti e dei fattori di rischio stradale percepiti in 10 diversi Paesi Ue, ma anche della percezione che ciascun paese registra negli altri 9.
SULL’EVOLUZIONE DELLA MORTALITÀ STRADALE, UN OTTIMISMO PREDOMINANTE MA IN CALO – Il 56% degli italiani pensa che il numero di vittime della strada potrà ancora diminuire notevolmente nei prossimi anni (a fronte del 55%per la media europea). Come in quasi tutti i paesi già esaminati nel 2014 (tranne la Gran Bretagna), si dimostrano però meno ottimisti di un anno fa (-2 punti). L’impressione che sarà difficile ridurre notevolmente il numero di vittime della strada è particolarmente forte in Germania (58%; +3), in Grecia (57%) e in Polonia (53%).
I CONDUCENTI ITALIANI MOLTO PIÙ BENEVOLI NEI CONFRONTI DI SE STESSI CHE DEI LORO COMPATRIOTI – Interrogati sul loro modo di guidare, gli europei si attribuiscono un ottimo voto a titolo personale: 7,7/10 in media. Con un 8/10 (stabile rispetto al 2014), il conducente italiano si considera un asso del volante. D’altronde, per descrivere il loro comportamento alla guida, quasi tutti gli italiani (98%) usano almeno un aggettivo positivo: ‘attento’ (78%), ‘calmo’ (47%). Sono invece solo il 16% a definirsi ‘cortesi’ (a fronte del 26% a livello europeo). Quando si tratta però di giudicare il comportamento altrui, gli italiani sono nettamente più severi: ritengono che i loro compatrioti siano ‘irresponsabili’ (45%), ‘stressati’ (37%), ‘aggressivi’ (26%) e addirittura ‘pericolosi’ (il 34%, a fronte del 26% della media europea). All’unanimità, gli europei ritengono che i migliori guidatori siano gli svedesi (37%) e che i meno responsabili siano gli italiani (31%). Gli italiani stessi condividono questa opinione: considerano l’Italia come la patria dei conducenti irresponsabili (58% delle citazioni, ben davanti alla Grecia con il 14% di citazioni).
MANCATO RISPETTO DELLE REGOLE E COMPORTAMENTI PERICOLOSI IN NETTO AUMENTO IN ITALIA E NEL RESTO D’EUROPA
– L’88% dei guidatori italiani ammettono di superare ogni tanto di qualche km/h il limite di velocità (+5 punti dal 2014), a fronte del 91% in Europa;
– Il 63% non rispettano le distanze di sicurezza (+2 punti), a fronte del 65% in Europa;
– Il 56% dimenticano di mettere la freccia prima di sorpassare o di svoltare (+6 punti), a fronte del 58% in Europa;
– Il 53% circolano sulla corsia centrale dell’autostrada anche se la corsia di destra è libera (+3 punti), a fronte del 56% in Europa;
– Il 51% non rallentano in vicinanza di una zona di lavori (+1 punto), a fronte del 55% in Europa;
– Il 34% dimenticano di allacciare le cinture di sicurezza (-1 punto però), a fronte del 22% in Europa.
INCIVILTÀ AL VOLANTE: COMPORTAMENTI PIUTTOSTO DIFFUSI, SIA IN ITALIA CHE NEL RESTO D’EUROPA
– Il 63% dei guidatori italiani riconoscono che gli capita di insultare altri conducenti (+2 punti rispetto al 2014), a fronte del 56% in Europa;
– Il 58% usano il clacson in modo inappropriato (+3 punti), a fronte del 47% in Europa;
Il 32% si appiccicano al paraurti dell’auto davanti, se il conducente li innervosisce (+4 punti)in linea con la media europea (32%);
– Il 21% scendono dall’auto per discutere con un altro conducente (stabile), a fronte del 15% in Europa;
– Il 20% sorpassano sulla destra in autostrada (stabile), a fronte del 32% in Europa
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