Era il 31 marzo del 2009 quando la Commissione Grandi Rischi si riunì a L’Aquila, nella sede regionale di Palazzo Silone, per valutare la pericolosità dello sciame sismico che stava affliggendo il territorio aquilano. Il risultato di quella riunione fu un messaggio che rassicurava i cittadini, escludendo la possibilità che le numerose scosse di quel periodo fossero precorritrici di un forte evento. Come sappiamo, purtroppo, le cose sono andate diversamente e appena una settimana dopo quella riunione, lo sconvolgente sisma del 6 aprile ha distrutto la città, portandosi via con sé 309 vite. Da allora, è iniziata la battaglia dei comitati cittadini, per spingere la magistratura a riconoscere le responsabilità penali dei sette componenti della Commissione, alla ricerca di una giustizia almeno parziale, per quelle persone che presero la fatale decisione di rimanere in casa quella maledetta notte, convinti proprio dalle rassicurazioni degli scienziati. I componenti della Commissione furono condannati in primo grado per omicidio colposo plurimo e lesioni personali nell’ottobre del 2012, ma il successivo processo d’appello, nel novembre del 2014, cancellò quella sentenza, confermando la condanna, con uno sconto di pena, per il solo Bernardo De Bernardinis, ex vice capo del settore tecnico della protezione civile. Oggi, a sei anni esatti dalla riunione della Commissione Grandi Rischi, il comitato 3 e 32, è tornato ad esprimere il suo sdegno per la sentenza d’appello, affliggendo, in tre punti nevralgici della città, altrettanti striscioni riportanti i virgolettati di due componenti della Commissione Grandi Rischi (Barberi e Boschi) e dell’ex assessore con delega alla Protezione civile Daniela Stati. Le frasi, sono tratte della famigerata bozza di verbale della riunione della Commissione che è stata al centro del processo, perché differente rispetto alla versione ufficiale del verbale, resa di dominio pubblico a terremoto avvenuto. Con questa nuova protesta, il comitato cittadino, vuole riaccendere gli animi addormentati degli aquilani, in attesa dell’ultimo grado di giudizio, in Cassazione, sul ricorso contro la sentenza d’appello, depositato lo scorso 13 marzo dal procuratore generale Romolo Como.
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Luca Marrelli
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