Il MODAVI Onlus esprime tutta la sua preoccupazione per il contenuto della legge delega approvata oggi dalla Camera dei Deputati. Riteniamo che questa sia l’ennesima occasione persa dal Governo, per ammodernare il Paese e renderlo al passo con le sfide del futuro, e favorire concretamente l’autonoma iniziativa dei cittadini tesa alla tutela dell’interesse generale.
La delega presenta due macroscopiche criticità, che ci auguriamo vengano colmate dal Senato: la mancanza di coinvolgimento degli enti del Terzo Settore nella fase di stesura dei regolamenti delegati e l’assenza di Autorità Garante del Terzo Settore con ampi poteri di controllo e di garanzia su enti, procedure di affidamento, spese sostenute con denaro pubblico nonché sull’impatto sociale degli interventi finanziati.
Il mancato coinvolgimento degli enti rischia di generare una riforma distante dai reali problemi di chi vive il comparto, e pone in evidenza l’approccio burocratico/amministrativo adottato dal Governo su questo tema. Inoltre, con questa formulazione viene meno, ancora una volta, un punto di confronto e di sintesi tra il mondo della politica ed il mondo del sociale.
Denunciamo anche l’assenza di un’Authority del Terzo Settore, che avrebbe garantito l’etica di comportamento delle organizzazioni senza scopo di lucro. Pertanto, l’Authority, alla luce dei vergognosi fatti di Roma Capitale e della speculazione economica di alcune realtà a danno della promozione sociale, sarebbe stata un’importante segnale di trasparenza e di tutela ed attenzione di tutte quelle migliaia di volontari ed operatori del sociale che, invece, si impegnano costantemente ed instancabilmente per il bene comune.
Nel complesso, riteniamo si tratti di una delega molto ampia e non circostanziata, con la quale è stata data carta bianca al Governo sulla definizione dello spazio vitale del Terzo Settore; una delega poco finanziata, poichè mancano le risorse per realizzare importanti parti della riforma, come il servizio civile universale o le attività di controllo affidate al Ministero del Lavoro.
In pratica, la riforma del Terzo Settore si traduce in una timida attuazione dell’impresa sociale, in aiuto agli investitori e a chi ha denaro da poter spendere, attraverso l’allargamento dei concetti di finanza e di profitto rispetto alla legge del 2005, l’introduzione della distribuzione degli utili e l’affiancamento di attività commerciali alle attività sociali.
Lascia un commento