Negli Stati Uniti sta nascendo un nuovo movimento ambientalista costituito da un gruppo di ricercatori di Seattle guidato da Katrina Spade, che ha fondato il progetto ‘Urban Death’. L’architetto sta lavorando insieme a scienziati e ingegneri sull’iniziativa che consente di trasformare i corpi che si decompongono in un fertilizzante ricco di sostanze nutritive. Questo mentre i cimiteri sono sempre più affollati e per alcuni ambientalisti la cremazione rappresenta un problema: emette infatti gas serra. “Parlare di compost fa pensare alle bucce di banana o ai resti del caffè – ha detto Spade al New York Times – ma i nostri corpi sono pieni di nutrienti. Cosa succederebbe se potessimo far nascere nuova vita dopo la nostra morte?”.Al New York Times, Spade ha raccontato di voler costruire strutture in cui i cadaveri vengono posti all’interno di mucchi di trucioli di legna e segatura, materiali ricchi di carbonio, aggiungendo poi dell’azoto. In questo modo inizierà in poco tempo l’attività microbatterica che darà vita al composto.Inoltre, la ricercatrice ha spiegato che il progetto sarebbe molto più economico di un funerale tradizionale, costando solo 2.500 dollari a defunto. Spade ha creato una pagina di raccolta fondi per lanciare il progetto pilota a Seattle e poi proporlo in tutti gli Stati Uniti. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il progetto arriva in un momento in cui diversi scienziati anche in Europa stanno valutando la possibilità di usare i cadaveri umani come compost. E ci sono già diverse fattorie che usano i corpi di animali morti per creare terra concimata.
La sepoltura del futuro? Trasformare i cadaveri in composti organici
Negli Stati Uniti sta nascendo un nuovo movimento ambientalista costituito da un gruppo di ricercatori di Seattle guidato da Katrina Spade, che ha fondato il progetto ‘Urban Death’. L’architetto sta lavorando insieme a scienziati e ingegneri sull’iniziativa che consente di trasformare i corpi che si decompongono in un fertilizzante ricco di sostanze nutritive. Questo mentre […]
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