Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità “oggi, i bambini di tutto il mondo sono regolarmente vaccinati contro una crescente gamma di malattie e con la vaccinazione si previene, ogni anno, la morte di circa 2-3 milioni di persone per difterite, tetano, pertosse e morbillo”.
Nonostante questo l’Italia è “tra i sette paesi della regione europea (insieme al Kyrgyzstan, Bosnia Erzegovia, Federazione Russa, Georgia, Germania e Kazakhstan) in cui ancora si diffonde il morbillo e dove si sono registrati, nel 2014, oltre 1.600 casi della malattia virale, il doppio rispetto alla Germania; alcune regioni italiane hanno evidenziato un’incidenza maggiore rispetto alla media, la Liguria, seguita dal Piemonte, dalla Sardegna e dall’Emilia Romagna”.
Il morbillo è una malattia prevenibile “attraverso la vaccinazione, la quale provvede all’immunizzazione durante l’arco di tutta la vita nella maggior parte dei vaccinati; eppure continua a rappresentare una problematica europea”.
Infatti, nel 2013, “sono stati riportati 31.617 casi di morbillo e 8.350 ospedalizzazioni in 36 dei 53 Stati dell’Area europea Oms; in Italia, la media della copertura vaccinale è dell’ 88,1% (anno 2013), ben lontano dal 95% fissato come obiettivo per l’eliminazione del Morbillo di quest’anno“.
Come spiega Flavia Bustreo Vice direttore generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini presso l’Oms, “Il morbillo è una delle principali cause di mortalità infantile insieme alla polmonite e alla diarrea; conduce a circa 240.000 morti l’anno in tutto il mondo. Più del 95% delle morti causate dal morbillo avvengono in paesi a basso reddito con scarse infrastrutture sanitarie, ma se pensiamo che in Europa lo avevamo quasi debellato, oggi i numeri sono tornati a crescere“.
Per Flavia Bustreo, “abbiamo bisogno di migliorare la fiducia della gente nei vaccini”, perchè “abbiamo visto di recente focolai di morbillo in paesi come la Germania e gli Stati Uniti, e non perché i genitori non possono ottenere i vaccini,ma perché hanno scelto di non vaccinare i propri figli; nel frattempo, in Pakistan, i genitori sono invitati a torto a non proteggere i loro bambini dalla poliomelite. Io considero tutto questo tragico. Come può, chi ha visto morire di morbillo o polmonite un bambino o lottare per la sopravvivenza, non considerare i vaccini come uno dei più bei doni che gli scienziati ci hanno fatto?”. Inoltre, “sempre più spesso, l’immunizzazione contro una malattia può prevenirne un’altra”.
Infatti, secondo un recente rapporto presentato dal Sage (Stretegic advisory group of experts on immunization), il gruppo di esperti che monitora i progressi del Piano d’azione globale per le Vaccinazioni, “siamo sulla buona strada per soddisfare solo uno dei sei obiettivi fissati per il 2015, quello di migliorare l’accesso ai vaccini nuovi e sottoutilizzati, in particolare per prevenire la polmonite e la diarrea, due delle maggiori cause di mortalità infantile sotto i cinque anni, che sono state introdotte, rispettivamente, in 103 e 52 paesi; tutti gli altri cinque obiettivi per il 2015- aumentare la copertura dei vaccini contro difterite, tetano e pertosse (Dtp 3), porre fine alla trasmissione della poliomielite, sconfiggere il tetano materno e neonatale, debellare il morbillo in quattro regioni del mondo e la rosolia in due regioni, non saranno raggiunti- spiega Bustreo- Alcuni paesi come l’Etiopia, l’Indonesia e la Nigeria hanno compiuto notevoli progressi e hanno tutti una maggiore copertura Dtp3, la Nigeria è riuscita a sconfiggere la poliomelite, Cina e India si sono concentrate sul tetano materno e neonatale. Ma milioni di bambini continuano a rischiare la vita perché non sempre ci sono a disposizione le vaccinazioni di cui hanno bisogno”.
Per l’Oms, “fermare tutto questo è possibile attraverso il rafforzamento di sistemi e servizi sanitari, facendo arrivare i vaccini ai centri di salute per far sì che i bambini li ottengano; ciò significa integrare l’immunizzazione con altri servizi sanitari come l’assistenza post-natale per le madri e i loro figli e assicurarsi, ad esempio, che le donne sappiano quanto siano importanti i vaccini per mantenere i loro bambini vivi e in buona salute, e che li possano ottenere”.
Inoltre, “assicurarsi che i sistemi sanitari siano sufficientemente forti per seguire le vaccinazioni dei bambini anche in caso di conflitti, disastri naturali e epidemie, escogitando modi sia per migliorarne l’accessibilità che per mantenere i prezzi verso il basso, e migliorando la capacità dei paesi di sostenere il costo delle vaccinazioni riducendolo sulla spesa dei singoli individui, una vera sfida per i paesi a medio reddito, che spesso ricevono meno assistenza dai donatori internazionali”.
Ancora, “un passo avanti importante per la salute delle donne si sta compiendo verso l’immunizzazione contro il papilloma virus che sta dimostrando la sua efficacia nel prevenire il cancro al collo dell’utero e un nuovo vaccino recentemente scoperto, ora all’ultimo stadio della sperimentazione clinica, potrebbe svolgere un ruolo chiave nel prevenire una futura epidemia di Ebola; questo è potuto accadere grazie all’impegno profuso dai ricercatori che lavorano duramente per sviluppare nuovi vaccini sempre più efficaci, dai governi che destinano risorse affinché ai bambini dei loro paesi siano garantite le vaccinazioni di cui hanno bisogno, dalle organizzazioni nazionali e internazionali che lavorano per ottenere aiuti salva vita per i bambini che vivono in paesi a basso reddito o a rischio a causa di conflitti, disastri naturali, e altre crisi e grazie anche all’impegno politico e finanziario di alto livello”.
Per questo, con la Settimana mondiale dell’Immunizzazione, la divisione dell’Organizzazione mondiale per la Sanità per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini “esorta tutti coloro che possono farlo, ad adottare misure per superare il gap sulla vaccinazione ancor oggi esistente”.
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