In un quadro ancora molto incerto e preoccupante giungono segnali positivi dal mercato del Parmigiano Reggiano. Sebbene la quotazione del prodotto permanga largamente insoddisfacente per i produttori, da inizio gennaio a metà aprile le quotazioni minime della Borsa comprensoriale (sede a Parma) sono aumentate del 4,13%, passando da 7,25 a 7,55 euro al chilo per il prodotto con 12 mesi di stagionatura.
“Un incremento modesto- sottolinea lo stesso Consorzio di tutela- che però si associa ad altri elementi che potrebbero alimentare questa tendenza”. Fra questi spiccano le esportazioni, che in gennaio hanno registrato un autentico boom negli Stati Uniti, con un incremento che ha superato l’11%.
“Gli Usa- spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai- rappresentano, per importanza, il primo mercato per il nostro formaggio oltre i confini dell’Unione Europea, e dopo un rallentamento di fine 2014 è particolarmente importante l’intensificazione del flusso delle nostre esportazioni in un Paese in cui, peraltro, ci troviamo ad affrontare una competizione molto accesa a causa della presenza di formaggi che imitano o evocano la nostra Dop e sono ammesse da quelle leggi che con i negoziati in corso con la Ue puntiamo a rimuovere”.
Altri segnali positivi giungono anche dal sensibile calo delle importazioni di formaggi duri non Dop, che a gennaio sono calate di oltre il 30% in volume e, osserva il Consorzio, “dovrebbe giovare alle nostre Dop e comunque ai prodotti italiani”.
Dal lato dei consumi interni, anche per la concomitante convenienza di prezzo per i consumatori, i volumi di vendita dei primi mesi 2015 sono stati molto buoni a Pasqua, e nel trimestre tutte le fonti ufficiali segnalano un andamento delle vendite di Parmigiano Reggiano migliore alla media del comparto “formaggi duri”. Anche la produzione, infine, sembra giocare a favore di un consolidamento dei primi timidi segnali di ripresa per il Parmigiano Reggiano: rispetto al 2014, infatti, i livelli produttivi sono scesi del 2,2% nel primo trimestre 2015.
“Un dato- sottolinea il presidente del Consorzio- che se da una parte evidenzia l’intensità della crisi, dall’altra avvicina la produzione (su base annua il dato del trimestre porta a un calo di 70-75.000 forme) ai livelli ritenuti necessari per realizzare quotazioni il linea con l’obiettivo della tutela dei redditi dei produttori”.
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