Cisl: “La ricostruzione post-sisma non è un affare per le imprese e le famiglie aquilane”

“La provincia dell’Aquila è fanalino di coda della Regione e Agli ultimi posti in Italia. Tutti gli indicatori sono negativi, dall’occupazione alle esportazioni. Non vi è alcun segnale di ripresa, segno che la ricostruzione post-terremoto non sta portando benefici economici né alle imprese, né alle famiglie aquilane”. E’ quanto affermato questa mattina, in conferenza stampa, […]

“La provincia dell’Aquila è fanalino di coda della Regione e Agli ultimi posti in Italia. Tutti gli indicatori sono negativi, dall’occupazione alle esportazioni. Non vi è alcun segnale di ripresa, segno che la ricostruzione post-terremoto non sta portando benefici economici né alle imprese, né alle famiglie aquilane”. E’ quanto affermato questa mattina, in conferenza stampa, dal segretario Cisl della provincia dell’Aquila, Paolo Sangermano, che ha fornito una serie di dati elaborati dal Centro studi della Cisl. “Nel 2014 gli operai edili erano 10.179, di cui il 45,44% residente in provincia dell’Aquila e il 54,59% fuori Regione. Di contro”, ha fatto notare Sangermano, “su 1.550 imprese iscritte, 988 sono della provincia aquilana e 562 di fuori provincia. Prima del sisma gli operai iscritti alla cassa edile erano circa 6mila, molti di più rispetto ad oggi. Numeri che fotografano una realtà sconcertante e che evidenziano come il più grande cantiere d’Europa non sia in grado di far girare l’economia del territorio. A questo si aggiunge un ulteriore elemento: l’opera di ricostruzione viene portata avanti, per lo più, da maestranze con una qualifica media, inferiore a quella prevista da contratto”. Non è solo il comparto edile in sofferenza. La cassa integrazione straordinaria, in provincia dell’Aquila, è aumentata dal 2014 al 2015 del 194,91%, con un picco del 139,22% nel settore dell’industria. “L’effetto”, ha sottolineato il segretario provinciale Cisl, “delle crisi definitive e strutturali delle aziende del territorio, dove l’unico settore che tiene è quello farmaceutico. Le attività che potrebbero dare sviluppo e occupazione continuano ad essere marginalizzate, a partire da una gestione poco attenta della ricostruzione. Dal 2008 al 2014 gli occupati sono scesi, in provincia, da 117mila a 107mila: significa che abbiamo perso oltre 10mila posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è al 14%, mentre la disoccupazione giovanile ha toccato quota 42,8%. Anche l’export ha subito un tracollo con un -57,13% rispetto al 2008 ”. “I dati forniti dalla Cassa edile”, ha spiegato Pietro Di Natale, segretario regionale Filca-Cisl, “parlano di una media di presenza, nell’esercizio 2013/2014, di 10.179 lavoratori attivi. Nell’ultimo semestre 2014, rispetto al semestre precedente, i lavoratori edili provenienti da fuori regione sono aumentati di 313 unità, quelli provenienti da fuori provincia di 327 unità, mentre i residenti sono scesi di 244 unità. Un quadro aggravato dalla forte evasione fiscale e contributiva con ore di lavoro ordinarie e straordinarie camuffate, in busta paga, sotto le voci ferie, permessi e cassa integrazione, che abbassano i livelli retributivi dei lavoratori, già demansionati assunti con qualifiche inferiori”. Di Natale ha denunciato come “i lavoratori edili della provincia dell’Aquila sono quelli che lavorano meno, come dimostrano le recenti crisi del gruppo Taddei, della Edimo e del gruppo Sacci, che proprio ieri ha aperto una procedura di concordato in continuità”. La Filca- Cisl ha proposto e ottenuto l’istituzione di un Osservatorio per la ricostruzione in Prefettura “per monitorare questi fenomeni. Chiediamo al Prefetto, Francesco Alecci, di incrementare l’attività dell’osservatorio a garanzia della legalità delle imprese che operano sul territorio e dei lavoratori aquilani”.

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