Hiv ed epatiti, infezioni e nuove terapie al centro della VII Conferenza italiana su Aids e retrovirus (Icar), che si svolgerà dal 17 al 19 maggio a Riccione, presso il Palazzo dei Congressi. L’evento pone all’attenzione della comunità scientifica la necessità di individuare percorsi di diagnosi e cura dell’infezione da HIV che si basino sulle interazioni tra ricerca di base, ricerca diagnostico-clinica ed esigenze delle persone sieropositive. Tra le tematiche di questa edizione ci sono la medicina di genere, declinata non solo al femminile, e la resistenza naturale all’infezione da HIV, nonché alla comprensione di nuove strategie di eradicazione. La struttura portante di ICAR 2015 è data dai contributi dei giovani ricercatori italiani e stranieri, che nelle diverse sessioni presenteranno principalmente lavori originali.
L’infezione HIV ha più di trent’anni, ma negli ultimi tempi ci sono stati dei cambiamenti epidemiologici sostanziali. Se prima l’infezione era soprattutto legata alla tossicodipendenza, oggi si trasmette quasi esclusivamente con i rapporti sessuali. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, le nuove diagnosi in Italia sono state 3608. Di queste l’84% sono a trasmissione sessuale: è per questo che gli specialisti della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, chiedono attenzione costante, tutto l’anno.
In Italia le fasce d’età colpite sono tutte quelle sessualmente attive, ma sopratutto quelle tra i 30 e i 39 anni. “C’è una preoccupante quota di infezioni tra i 25 e i 29 anni – chiarisce una delle presidenti del Congresso, la dott.ssa Laura Sighinolfi responsabile della struttura semplice per la gestione Infezione da HIV della Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara -Questi sono nati quando l’infezione era già nota, ed una corretta informazione durante l’adolescenza avrebbe potuto evitare il contagio. E’ per questo che bisogna puntare ulteriormente alla comunicazione e la prevenzione, soprattutto per le nuove generazioni. Almeno la metà delle persone a cui viene Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara – Questi sono nati quando l’infezione era già nota, e si sarebbero potute salvare se si fosse fatta corretta informazione durante l’adolescenza. E’ per questo che bisogna puntare ulteriormente alla comunicazione e la prevenzione, soprattutto per le nuove generazioni. Almeno la metà delle persone a cui viene diagnosticata avviene con infezione avanzata. Ancora oggi il test viene fatto solo quando c’è un’indicazione clinica, cioè quando iniziano a manifestarsi i primi sintomi: accade per il 40% della popolazione italiana”.
Un discorso a parte meritano le donne in stato di gravidanza: è aumentata la sensibilità nei confronti delle donne incinta, in modo che facciano il test anche in assenza di condizioni sintomatiche, in modo da garantire la salute del bambino, o di aiutarlo preventivamente in caso contrario. La prevenzione è importante, e sarebbe bene che prima di entrare in una relazione entrambi i partner si facciano i test, e che per ogni rapporto occasionale a rischio si faccia uso di contraccettivi.
“La provincia di Rimini non è stata scelata a caso per organizzare il Convegno, infatti, è quella che ha un’incidenza maggiore – aggiunge la dott,ssa Laura Sighinolfi,infettivologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, e altro presidente del Congresso – in fatto di nuovi casi, non soltanto a livello regionale ma anche a livello nazionale. In Emilia Romagna ogni anno ci sono circa 400 nuovi casi, nel periodo 2006-2013 si è avuta una media regionale di 8,7 nuovi casi ogni 100mila abitanti, superiore rispetto a quella nazionale. La zona di Rimini con 11 casi per 100mila abitanti si attesta su valori piuttosto elevati”.
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