I Cobas della scuola annunciano due giorni di blocco degli scrutini, scaglionati a seconda delle Regioni, “auspicando che lo stesso facciano tutti gli altri sindacati”. Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, scrive: “Bocciamo il ‘cattivo maestro’ Renzi e il suo Ddl, no al preside-padrone, no ai quiz, sì all’assunzione stabile dei precari secondo la sentenza della Corte di giustizia europea. Proponiamo inoltre agli altri sindacati e al popolo della scuola pubblica di essere tutti in piazza domenica 7 giugno in difesa della buona Istruzione’. Il portavoce dei Cobas continua: “Dunque, anche se avremmo preferito una convocazione unitaria, riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta: e per questo abbiamo indetto, auspicando fortemente che anche gli altri sindacati facciano lo stesso, il blocco degli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per Regioni. E precisamente: i giorni 8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige”.
Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, continua: “Ricordiamo ai presidi e a tutti/e che non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima che siano terminate le lezioni (comma 7, art.192 del DLgs 297/1994) e che non si possono spostare d’ufficio scrutini già convocati nei giorni di sciopero (attività antisindacale) e che saremmo costretti a perseguire eventuali illegalità in tal senso. Restiamo in attesa di una nuova convocazione da parte del ‘cattivo maestro’ Renzi affinché, dopo l’imbonimento massmediatico alla lavagna, ci si spieghi: 1) come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi – che vede, al più, due o tre volte l’anno in collegio docenti – giudicarne le capacità didattiche; 2) come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti, assegnando aumenti salariali ad un dieci per cento di ‘migliori’ docenti; 3) con quali doti medianiche un preside ‘ingaggerà’ dagli Albi territoriali docenti mai visti e conosciuti, 4) perché precari con la stessa anzianità di servizio dei possibili stabilizzati verrebbero gettati fuori dalla scuola; 5) perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare le scuole con il 5 per Mille, favorendo quelle delle zone ricche a discapito delle disagiate; 6) perché non si dividono tra ‘bravi’ e ‘somari’, con differenti stipendi, anche, ad esempio, i medici, i magistrati, i parlamentari e i politici. Sulla base delle risposte e sulla disponibilità a ritirare il Ddl, promulgando un decreto per la stabilizzazione dei precari, valuteremo come proseguire la lotta, anche oltre i due giorni di blocco già indetti, se così deciderà la maggioranza dei docenti e degli Ata. Di questo discuteremo con i lavoratori/trici nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto sul Ddl alla Camera: come pure del modo di smontare il tentativo del governo di contrapporre i docenti alle famiglie. Offriamo a tutti/e un’occasione per manifestare contro l’immiserimento materiale e culturale provocato dall’insulsa scuola-quiz aziendalistica del Ddl: una manifestazione nazionale domenica 7 giugno o in alternativa decine di manifestazioni cittadine in tale giornata. Proposta che rinnoviamo ai sindacati che hanno scioperato con noi il 5 maggio e al popolo della scuola pubblica: una domenica con centinaia di migliaia di persone in piazza- conclude Bernocchi- sarebbe un segnale fortissimo, che neanche il Grande Imbonitore riuscirebbe a nascondere”.
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