Nei giorni scorsi don Maurizio Patriciello, voce della lotta contro il biocidio nella Terra dei Fuochi, ha lanciato questo accorato appello in un incontro pubblico nella nostra terra. Una testimonianza, quella di don Maurizio Patriciello, emozionante e vibrante, una voce coraggiosa che merita di essere ascoltata. Quella voce ha esortato ad un impegno forte, totale, concreto, reale per l’ambiente che ci circonda, per la difesa del territorio, della salute, l’impegno della “Comunità civile” a non chinare mai la testa e a far sentire la propria voce. Perché, come lui stesso ha ricordato, non c’è territorio immune dal biocidio, dalle mafie e dal peggior malaffare. L’Abruzzo, come anche noi spesso abbiamo ricordato in questi anni, non ne è immune.
Don Maurizio è tornato nella sua terra, a lottare in prima fila per la sua Campania. E in Abruzzo? Quante voci si sono autenticamente emozionate, pronte a seguirne l’esempio?
La mafia è un fenomeno umano e, come ogni fenomeno umano è destinata a scomparire … ma scomparirà solo quando il coraggio, la denuncia, l’impegno spazzeranno via il compromesso, la paura, l’accondiscendenza, il girare la testa dall’altro lato. La lotta contro le mafie, il malaffare, la corruzione, il clientelismo, contro la devastazione ambientale o c’è o non c’è. L’impegno parziale non esiste, non può esistere compromesso al ribasso o contrattazione.
L’Abruzzo è la terra della mega discarica di Bussi, è la terra dell’ex fornace di Tollo, della discarica di Scurcola Marsicana, è regione dove – come abbiamo documentato svariate volte – le mafie hanno trafficato e sotterrato rifiuti. Anche tossici e nocivi. Quanti ne sono pienamente consapevoli? Quanti conoscono le reali dimensioni delle terre dei fuochi, del biocidio, abruzzese? L’Ambiente ci rovinerà se noi lo rovineremo. Detto dalla voce di don Maurizio Patriciello da Caivano applausi e tutti d’accordo. Eppure, in questi anni abbiamo visto l’impegno a difesa dell’ambiente considerato anche un fastidio, irriso, vilipeso, attaccato. E’ accettabile schierarsi un giorno con chi vien da altri territori a testimoniare il suo coraggio (che sia don Maurizio piuttosto che altri grandi testimoni) e l’altro puntare l’indice contro cittadini impegnati per amore della propria terra, come fossero “colpevoli” di questo loro impegno?
Siamo terra di esuli di camorra, terra dove ci son stati attentati, omicidi, dove anche latitanti di calibro internazionale hanno trovato rifugio. L’Abruzzo è la terra in cui son stati riciclati capitali come quello che universalmente vien definito “tesoro di Ciancimino”. E’ cronaca di questi mesi la scoperta di fabbriche lager e del più disumano schiavismo in agricoltura. Quante coscienze si son turbate davanti a queste notizie, quanti abbiamo avuto il coraggio di urlare il nostro sdegno, la nostra ferma volontà di condanna e denuncia? Non ci sembra di vedere intorno a noi decine, centinaia di don Maurizio …
Le infiltrazioni mafiose, il traffico di stupefacenti, il racket delle estorsioni, la corruzione e la malapolitica periodicamente occupano le cronache regionali. Suscitano clamore ed emozione e poi si torna a rifugiarsi nel solito scorrere quotidiano … ma cosa c’è dietro quali interessi e zone grigie sono agite e chi ne sono i pupari, dove conducono i fili e le connessioni delle reti criminali?
La Terra dei fuochi campana è frutto degli affari sporchi, delle trame assassine di camorra, politica corrotta, imprenditori criminali, pezzi infedeli delle Istituzioni, massoni. Quali sono i nomi e gli intrecci di questi personaggi in Abruzzo. Nel novembre 2012 un’inchiesta della DDA di Catanzaro svelò una triangolazione tra imprenditoria, la ‘ndrangheta e una loggia massonica che puntava anche ad appalti nel post-terremoto aquilano. L’abbiamo già scritto nei mesi scorsi “la massoneria deviata compare improvvisamente nelle cronache, per poi “inabissarsi” nuovamente. Cercando sul web si trova qualcuno che sembra voler denunciare una sua presunta influenza. Ma mai si è riusciti ad andare fino in fondo, a fare piena e totale luce”.
Tanti, tantissimi, sui social hanno condiviso “ricordi” di Peppino Impastato, il militante di Democrazia Proletaria assassinato dalla mafia di Cinisi il 9 maggio 1978. Un click, un video, pochi secondi et voilà. Ma Peppino non era un eroe disincarnato e non è un santino. Peppino irrideva il Potere, denuncia il malaffare, svelava trame. Come è stato scritto nei giorni scorsi, girarsi dall’altra parte, pensare ai propri personali interessi di bottega e preferire il comodo silenzio ad un autentico, reale, indignato impegno è ucciderlo un’altra volta. E’ uccidere Peppino, è uccidere di nuovo Rita Atria, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino … è non cogliere ed accogliere fino in fondo testimonianze come quella di don Maurizio Patriciello …
“L’ambiente non perdona mai, se lo rovineremo, rovinerà noi”. E’ una questione che esula da quanto riportato sinora in questo comunicato, ma crediamo meriti attenzione. Il 23 maggio saremo a Lanciano a manifestare contro le trivellazioni in Abruzzo e in tutto l’Adriatico. I governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno cercato di imporre all’Abruzzo la trasformazione in distretto minerario, da anni cittadini, associazioni, comitati, movimenti sono impegnati contro quella che vien definita la “deriva petrolifera”. Un impegno che condividiamo con tantissimi altri e che si esprimerà nella manifestazione di Lanciano, e nella mobilitazione dei prossimi mesi, che auspichiamo (e in questo cercheremo di dare il nostro contributo) sia la più condivisa e partecipata possibile.
Alessio Di Florio
Associazione Antimafie Rita Atria
Associazione Culturale Peppino Impastato
PeaceLink Abruzzo
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