Paolo Della Ventura, storico volto del Pd aquilano e da sempre sua mente critica, ha comunicato ai segretari del partito a ciascun livello, (dal nazionale a quello di circolo), di lasciare tutti gli organismi dirigenti, uscendo dal partito democratico.
“Non e’ facile scrivere questa lettera, comunicando una decisione maturata dopo giorni di silenzio, di riflessione, di confronto, di travaglio interiore; dopo aver parlato e ascoltato chi ha lavorato con me in questi anni”, si legge nella missiva di Ventura. “Dopo anni di militanza, di impegno e di energie spese – per e dentro il partito – questo partito non mi rappresenta piu’ – afferma -. Mentre abbiamo continuato a condurre battaglie politiche, il partito ha continuato a cambiare, negli ultimi mesi con velocita’ impressionante. Questo Pd, non essendo piu’ quello che mi ha visto entrare e condurre da protagonista anni di sfide, semplicemente non mi rappresenta piu’. Non mi sento piu’ rappresentato ne’ nei meriti ne’ dai metodi che il partito ha iniziato a portare avanti sempre piu’ spesso, sempre piu’ velocemente, fino a diventare difficilmente condivisibili. E infatti non condivido piu’ nulla del partito democratico di oggi: nuovo governo senza elezioni, riforma del Senato, Sblocca Italia, Jobs Act, Italicum, ora la scuola nel mirino, poi il nome del partito e chissa’ cosa altro ancora. Sono solo le principali questioni di merito (che riguardano il futuro della comunita’ nazionale e dello Stato, non mere questioni di governo o di partito) adottate con metodi che non condivido piu’: discussioni eventuali e solo postume, anziche’ preventive e partecipate; organismi ormai inesistenti nella loro funzione, se non di pura e semplice ratifica di decisioni gia’ prese altrove. E ancora: larghe intese, diventate intese lunghe, lunghissime. Trasportate via via dal livello nazionale ai livelli territoriali. Anche in Abruzzo – scrive Della ventura – i segnali sono chiari. Alleanze con soggetti (individuali e collettivi) che nulla hanno della nostra storia, politica e, prima, personale: casi eclatanti in Liguria, in Campania, in Sicilia ed in tante realta’ territoriali. E la diversita’ di posizioni politiche, la critica (sempre nel merito) delle questioni, che e’ (era) talmente importante da essere inserita nel primo articolo dello Statuto del partito, e’ diventata vieppiu’ fastidio ed irrisione, sempre maggiori, sempre piu’ forti. Coerentemente, pertanto, lascio questo partito lasciandolo ai masssimi livelli territoriali, raggiunti nel corso di pochi anni, grazie ad un duro lavoro nel e per il partito; lasciando tutte le cariche e gli organismi dirigenti ad ogni livello: Assemblea nazionale e Segreteria provinciale. Non entrero’ in Direzione regionale, ne’ in Segreteria regionale, come proposto dal neo segretario, che ringrazio. Lascio in eredita’ al partito regionale il congresso, che si e’ svolto grazie anche ad un ricorso fatto al partito nazionale che ho portato avanti con altri, senza il quale non ci sarebbe stato alcun congresso regionale e con uno scenario gia’ deciso; che invece ha visto – comunque sia andata – volti poco noti ai piu’. Un congresso – conclude la lettera di Paolo della Ventira – cui ho partecipato portando con la passione di sempre -a detta di molti, e dello stesso neo segretario- contenuti importanti”.
Lascia un commento