Trascurato colpevolmente dai media e di riflesso dai cittadini, l’inquinamento e precipuamente quello da polveri sottili rappresenta senza ombra di dubbio il più formidabile nemico con il quale dobbiamo confrontarci, stante le sue innumerevoli sfaccettature e la capacità di incidere negativamente sulla nostra salute.
Le campagne di sensibilizzazione condotte al riguardo sono risultate finora, almeno per quel che concerne il nostro paese, superficiali ed approssimative, tali dunque da non sollecitare più di tanto l’attenzione dei cittadini, mentre a livello scolastico l’argomento de quo, al pari di tutte le problematiche legate all’habitat in cui viviamo, risulta pressoché assente, fedele ad una mentalità che ha sempre sottovalutato, peggio ancora ignorato, l’importanza della questione ambientale e di come questa sia di necessità connessa con tutto ciò che attiene alla qualità della vita.
Certamente, se si tenesse conto di una nutrita serie di statistiche, il livello di guardia si alzerebbe notevolmente e ciascuno di noi avrebbe alcuni buoni motivi per essere seriamente preoccupato; sarà così interessante sapere che, secondo studi condotti dal Cafe (Clear Air For Europe), organismo di ricerche ambientali attivo presso la Commissione Europea, ogni anno nel vecchio continente muoiono oltre 300.000 persone per cause connesse all’inquinamento atmosferico, mentre in Italia i decessi di questo tipo si attesterebbero intorno alle 55.000 unità, di cui la stragrande maggioranza causati da affezioni croniche (neoplasie ai polmoni su tutte) ed una percentuale in costante crescita riconducibile ad ictus, infarti e crisi respiratorie acute.
Ma quali sono le fattezze di un nemico che quotidianamente attenta alla nostra salute? Il termine “polveri sottili”, comunemente utilizzato come sinonimo di inquinamento, risulta a ben vedere inesatto, là dove l’insieme delle componenti inquinanti si riassume con maggiore correttezza nel cosiddetto “particolato”, intendendo per tale tutte le particelle, solide e liquide, disperse nell’atmosfera e dotate di un diametro che può arrivare fino ai 500 micron. In termini rigorosamente scientifici, il complesso degli agenti sospesi nell’aria comprende così il particolato, il particolato sospeso, le polveri sottili, le polveri totali sospese ed il pulviscolo atmosferico mentre per quel che concerne la loro origine è di estremo interesse la distinzione tra fonti naturali, quali incendi, microrganismi, pollini, eruzioni vulcaniche, e fattori antropici, intendendo per tali le fonti di inquinamento addebitabili all’essere umano e che, non a caso, in questa statistica assumono una posizione di assoluto rilievo, come ben evidenziato da una nutrita serie di studi.
Secondo i dati forniti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (APAT), infatti, la produzione di polveri sottili nel nostro paese sarebbe addebitabile per una buona metà ai trasporti, per il 27% circa alla produzione industriale, per l’11% al settore terziario e, in misura residuale, al comparto agricolo-forestale, mentre giusta una ricerca svolta dall’Automobil Club Italia un 30% circa degli agenti inquinanti atmosferici risulta prodotto dagli autoveicoli a gasolio, automobili su tutti.
I fattori antropici sono così senza ombra di dubbio quelli su cui appuntare maggiormente la nostra attenzione, data la diffusione ad ampio spettro e la riconducibilità diretta alle più comuni sorgenti di inquinamento, e non a caso tra essi spiccano le emissioni di lavorazioni meccanico-industriali (altiforni, cementifici, raffinerie, cantieri ecc.), le emissioni da riscaldamento domestico e, su tutte, quelle derivanti dalla combustione di motori a scoppio, come tali da collegare ad automobili, autocarri e mezzi di trasporto aereo, senza dimenticare i residui dell’usura del manto stradale ed il fumo di tabacco.
Di estremo interesse risulta a questo punto la classificazione delle particelle inquinanti in relazione alle dimensioni, anche perché sono proprio queste ultime a decretarne la pericolosità e dunque ad incidere in modo diversificato sulla nostra salute; si va così dall’AEROSOL, particelle liquide o solide di diametro inferiore ad un micron per arrivare fino alle SABBIE, il cui diametro è superiore ai 500 micron; una classificazione standard ed oramai acquisita a livello scientifico riguarda in particolare le polvere sottili, distinte in PM 10 E PM 2,5, là dove l’acronimo PM (Particulate Matter) si riferisce per l’appunto alle dimensioni del particolato in esame e quindi alla sua differente capacità di aggredire l’organismo umano.
Le prime, di diametro non superiore ai 10 micron, sono polveri inalabili, in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore e di accumularsi nei polmoni, mentre le seconde, dotate di un diametro di 2,5 micron, sono ancor più letali in quanto respirabili e come tali capaci di penetrare profondamente nei polmoni fino ad accumularsi nel sangue; ne consegue che mentre i danni imputabili alle polveri sottili PM 10 sono tutto sommato circoscritti al sistema respiratorio quelli legati alle PM 2,5 possono estendersi anche ad altri tessuti.
Le patologie che ne conseguono risultano di conseguenza estremamente variegate, ed in effetti l’esposizione ai fattori inquinanti presenti nell’atmosfera facilita l’insorgenza di malattie acute e croniche a carico dell’apparato respiratorio, su tutte asma, bronchiti, enfisemi e tumori, e cardio-circolatorio; recenti studi condotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano una volta di più il suddetto assunto, evidenziando l’indubbia correlazione tra l’inquinamento da polveri sottili ed un novero di malattie quali il cancro ai polmoni, il collasso vascolare, l’ictus cerebrale e le cardiopatie ischemiche.
Un interessante rapporto dell’OMS datato 2012 sottolinea in particolare che i decessi legati all’inquinamento atmosferico si traducono soprattutto in cardiopatie ischemiche (con una percentuale vicina al 40%), patologie vascolari cerebrali, broncopneumopatie croniche di tipo ostruttivo, neoplasie ai polmoni, infezioni acute delle vie respiratorie, queste ultime in forte aumento tra i bambini, e dermatiti sempre più aggressive.
Ne consegue che il rapporto causa-effetto tra polveri sottili e le suddette patologie è oramai scientificamente accertato, che le stesse sono in costante aumento e che le malattie cardio-vascolari sono quelle che, numericamente parlando, risultano maggiormente legate all’inquinamento.
In ogni caso, in una situazione del genere come in altre similari, è l’indifferenza delle istituzioni e dei cittadini a rappresentare il peggior nemico, atteggiamento quest’ultimo indubbiamente autolesionistico ed ancor più accentuato in un paese, quale il nostro, tradizionalmente a secco di cultura e sensibilità ambientale, in cui l’esigenza di arginare l’inquinamento, ergo di vivere in una società più pulita, si riduce spesso e volentieri a dei meri slogan di facciata.
E a tutti coloro, ed in Italia sono la maggioranza, che continuano a considerare l’inquinamento un fenomeno secondario e non un dramma sociale (peraltro dagli altissimi costi economici) sarà utile soffermarsi su una recente relazione dell’OMS e trarne, se possibile, le dovute conseguenze: “circa 7 milioni di persone sono decedute prematuramente nel 2012-uno su otto a livello mondiale- a causa dell’esposizione all’inquinamento dell’aria. Queste cifre rappresentano più del doppio delle stime precedenti e confermano che l’inquinamento dell’aria è ormai il principale rischio ambientale per la salute nel mondo. Si potrebbero salvare milioni di vite lottando contro l’inquinamento atmosferico”.
Giuseppe Di Braccio
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