Nel 2014, la Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) ha istituito una task force presieduta dal professor Vincenzo Patella dell’Università di Salerno sui cambiamenti climatici e ambientali. “Abbiamo messo insieme le nostre competenze, sia come immunologi e allergologi sia di associazioni ambientaliste e abbiamo proposto un Decalogo per fissare quali sono i consigli più importanti per ridurre la presenza nell’aria dei pollini” ha affermato il professor Patella.
Questo Decalogo si rivolge soprattutto alle amministrazioni comunali, affinché realizzino un arredo urbano che tenga conto dei possibili effetti allergizzanti. Spesso, infatti, vengono creati parchi urbani con delle piante che presentano caratteristiche allergiche, che creano grossi problemi specie nel periodo primaverile ai soggetti allergici. Si tratta di piante come l’ulivo o la betulla che hanno dei pollini cosiddetti anemofili che vengono diffusi nell’aria attraverso il vento e raggiungono facilmente le mucose respiratorie; di conseguenza inducono nelle giovani generazioni una sensibilizzazione. L’utilizzo invece di piante “entomofile”, che per l’impollinazione utilizzano gli insetti, riduce questa sensibilizzazione di circa dieci volte. “Abbiamo dunque elaborato questo Decalogo, in cui vengono fissati i punti principali da implementare da parte delle amministrazioni comunali nel momento in cui progettano le aree di verde pubblico” spiega ancora il professor Patella. “Per le persone più sensibili i vantaggi saranno immediati grazie alla riduzione di piante allergizzanti nei parchi pubblici; a trarne un sicuro beneficio saranno poi le generazioni future, poiché si ridurrà la sensibilizzazione a queste piante particolarmente allergizzanti”. Il problema è particolarmente sentito nelle grandi città: da una recente ricerca, infatti, si è visto che nelle aree urbane i pollini potenziano i loro effetti allergizzanti a causa degli scarichi delle auto e, più in generale, degli idrocarburi.
La prima amministrazione che si è fatta avanti per mettere in atto questa prevenzione delle allergie senza rinunciare al verde pubblico è stato il comune di Firenze, che, con una mozione proposta da uno dei consiglieri comunali, la dottoressa Cristina Scaletti, ha deliberato di voler adottare i principi proposti dal Decalogo SIAAIC. Attenendosi a queste regole ben precise si ridurrà drasticamente il rischio della popolazione allergica di Firenze.
Questa mozione, che a breve sarà votata anche in Consiglio dove la sua approvazione è pressoché scontata, è passata in Commissione all’unanimità: maggioranza e opposizione si sono trovati d’accordo nell’aderire a questo provvedimento. “È un grande passo in avanti: anche nell’attenzione del verde pubblico si manifesta la volontà di creare un microclima e un ambiente che sia preventivo nei confronti delle patologie allergiche; questa è stata la molla che ha fatto scattare l’unanimità” dichiara la dottoressa Cristina Scaletti. “Con questa decisione, Firenze si candida a divenire capofila dei comuni italiani nell’adottare questo protocollo. Si è sancito un importante passo in avanti: si è sensibilizzata l’opinione politica, che così realizza anche un risparmio nella diagnostica e nella cura delle allergie”.
Molti altri comuni infatti presto probabilmente seguiranno l’esempio del capoluogo toscano: prossimamente, il Presidente della SIAAIC Giorgio Walter Canonica avvierà i contatti con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), la quale si farà carico di indicare a tutti i comuni la strada da seguire.
Il lavoro della task force della SIAAIC non finisce qui: il prossimo passo sarà quello di affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle allergie, tema che verrà affrontato nel Congresso Mondiale sui Cambiamenti Climatici di Parigi del prossimo dicembre.
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