Recep Tayyip Erdoğan, Presidente della Turchia, è uno dei leader politici più discussi degli ultimi anni. Nel 2013, contro le sue riforme, si scatenarono numerose proteste, passate alla storia come le manifestazioni di Piazza Taksir, sedate con estrema violenza dalle forze dell’ordine turche, su indicazione proprio del Presidente. Poco più di un mese fa, Erdogan è arrivato anche a negare il genocidio del popolo armeno (1,5 milioni di morti), perpetrato dai turchi tra il 1915 ed il 1917, arrivando persino ad ammonire pesantemente Papa Francesco, che pochi giorni prima aveva ricordato quello sterminio: “Quando i politici e i religiosi si fanno carico del lavoro degli storici non dicono delle verità, ma delle stupidaggini”, aveva detto Erdogan. Niente di tutto ciò ha messo in pericolo la sua presidenza, ma ora, a pochi giorni dalle elezioni legislative, un cavillo burocratico legato alla laurea conseguita dal Presidente, potrebbe mettere a repentaglio il “trono” apparentemente inattaccabile del leader turco.
Il capogruppo del partito nazionalista MHP Yusuf Halacoglu, uno dei principali oppositori dell’attuale presidente, ha definito “contraffatta” la laurea di Erdogan, ricordando che per essere eletti presidente della Repubblica è necessario almeno un titolo accademico di quattro anni, mentre l’attuale leader avrebbe solo una triennale. “Se dico una falsità”, ha detto il capo dell’opposizione. “Perché non mi querela, normalmente lo fa per molto meno”.
Il riferimento è probabilmente indirizzato all’altro episodio che in questi giorni sta alimentando numerose polemiche nel Paese a cavallo tra Europa e Asia. L’opinione pubblica turca è scossa infatti dalla notizia della richiesta di doppia condanna a morte per il giornalista Can Dundar, direttore del quotidiano Cumhuriyet, oggetto di una denuncia presentata proprio dal Presidente Erdogan. Il giornalista è accusato di violazione di segreto di Stato per aver reso pubbliche, in un’inchiesta uscita nel 2014 sul suo quotidiano, immagini che testimoniavano il passaggio di armi ai terroristi in Siria, attraverso dei treni merce governativi scortati dai servizi segreti, che il governo di Erdogan aveva sempre etichettato come convogli in missione umanitaria. Secondo molti esperti, quelle immagini sarebbero la prova tangibile dell’appoggio del governo turco ai terroristi dell’Isis e a tutti i gruppi che hanno alimentato la cosiddetta primavera araba.
Lascia un commento