La data di uscita è fissata per il 16 giugno, su etichetta Reprise Records, e il titolo dell’album è molto esplicito: The Monsanto Years, un disco contro la multinazionale di biotecnologie agrarie e sementi transgeniche, ad alto contenuto politico ed ecologista. L’ufficializzazione è arrivata direttamente dalla pagina Facebook di Neil Young: «Gli anni della Monsanto sono qui e noi li stiamo vivendo – scrive il cantautore canadese – Monsanto è l’emblema assoluto di ciò che di sbagliato c’è nel governo mondiale delle multinazionali. Il nostro prossimo disco, “The Monsanto Years”, racchiude numerosi temi caldi di cui milioni di persone in tutto il mondo si preoccupano e per i quali sono attivi».
Nella sua pagina facebook il cantautore canadese elenca quei temi caldi di cui scrive all’inizio, suddividendoli in sette argomenti, con tanto di titolo, come fossero canzoni di uno stesso album. Il primo tema è dedicato proprio alla Monsanto, la cui «funzione precipua è quella di creare piante sempre più resistenti ai pesticidi», i quali «avvelenano i nostri cibi, uccidono le api e tutte le altre forme di vita fondamentali per l’ecosistema», e sottolineando la «stretta relazione tra pesticidi, autismo, cancro e molte altre patologie».
La multinazionale viene accusata del «reato di brevettare geni e di controllare la fornitura globale di sementi, farfalle, uccelli, animali e molto altro ancora». Il tutto all’interno di un’agricoltura non più sostenibile e che provoca soltanto «un immenso spreco d’acqua». E’ invece «l’applicazione di un’agricoltura sostenibile», ecco il secondo tema, ad essere avanzata da Neil Young come una delle soluzioni possibili per non uccidere il pianeta. Un’agricoltura che si basi su alcuni fattori come la «protezione dei semi tradizionali, il trasporto verde, l’uso del potere eolico e solare, la riduzione delle emissioni di Co2, i mercati contadini», e che sostituisca quindi «un’agricoltura basata su sostanze chimiche o ogm usate dalle multinazionali con conseguente spreco e contaminazione di miliardi di litri di acqua preziosa per il pianeta». Un pianeta che sta attraversando dei «livelli di estinzione sempre più estremi», i cui unici freni sono «la protezione della biodiversità degli oceani e delle foreste, la tutela delle aree selvagge nazionali e delle sacre terre indigene». E poi altri due temi, contro cui Neil Young si scaglia ferocemente, con lo stesso approccio volutamente grezzo, rock, quasi punk, che caratterizzava il suono della sua chitarra negli anni giovanili: il comportamento errato degli Stati, che «sovvenzionano le corporazioni petrolifere e chimiche», trascurando «le leggi per i diritti civili e per i salari dignitosi», e la disinformazione dei grandi media, come «Fox News e molti altri giornali nazionali, che negano e ignorano notizie riguardanti queste tematiche».
La posizione di Neil Young contro la Monsanto si allarga anche ad un’altra multinazionale americana, la Starbucks, leader nella catena delle caffetterie, in passato apprezzata dallo stesso cantante. Sul suo sito internet, Young invita i suoi fan a boicottarla, scrivendo «niente più latte per me. Non ho intenzione di sostenere una compagnia che cerca attivamente di sconfiggere la volontà del popolo, combattendo il suo diritto di sapere cosa c’è nel cibo che mangia». Il riferimento è alla causa indetta dalla GMA, la “Grocery Manufacturers Association” contro lo Stato del Vermont, che l’anno scorso ha approvato una legge che prevede la pubblicazione degli ingredienti ogm sulle etichette dei prodotti. Dietro la GMA, secondo il cantante, si cela la stessa Monsanto, alleata della Starbucks. «La GMA – scrive Neil Young sul sito – è semplicemente un escamotage a cui Starbucks e Monsanto sono ricorsi per deviare le critiche e non assumersi la responsabilità delle proprie azioni. […] La GMA è in causa per ribaltare una recente legge, approvata dai cittadini del Vermont, che consentirebbe loro di sapere cosa stanno mangiando, fornendo loro l’etichettatura dei prodotti alimentari. […] Nelle comunicazioni con Starbucks – conclude Young – la compagnia non ha mai risposto alla domanda diretta se il suo caffè contenga o meno ogm».
Traduzione dall’inglese a cura di Rosalba Dell’Università-AIAB
Lascia un commento