Utilizzare a tavola il sale iodato è una misura di prevenzione, in grado di abbassare il rischio di contrarre insidiose patologie. Lo ha spiegato, durante una serie di workshop organizzati dal Ministero della Salute all’Expo di Milano, l’endocrinologo dell’Università di Cagliari, Stefano Mariotti, che ha ricordato che “il sale iodato è un alimento e non un farmaco” e che “non può far male”. Lo studioso si è soffermato sull’importanza della prevenzione della carenza di iodio e sulle patologie che da questa possono scaturire, in ogni fascia di età. Nell’età adulta infatti, la carenza dell’elemento può indurre patologie quali il gozzo, i noduli tiroidei e l’ipotiroidismo, nei bambini e nelle madri in gestazione e allattamento la mancanza di un’adeguata quantità di iodio nella dieta può condurre ad un rallentamento della crescita o a uno scarso rendimento scolastico, oppure, durante la gravidanza, alla riduzione del trasferimento ormonale al feto o ad un alterato sviluppo psico-neurologico, con la possibilità di danneggiare permanentemente il bambino.
“Due sono i concetti fondamentali – ha spiegato il Prof. Mariotti -, il primo è di usare sale addizionato di iodio nelle quantità prescritte di massimo 3-5 grammi al giorno, 2-3 grammi per i bambini, perché lo iodio introdotto con gli alimenti è insufficiente a raggiungere il fabbisogno giornaliero; il secondo, invece, è di consumare due pasti a settimana a base di prodotti ittici“. L’attenzione è stata quindi richiamata sul fatto che “lo iodio non si respira, ma si mangia” e di qui la necessità di inserirlo nella propria dieta. L’utilizzo di sale iodato rappresenta, infatti, la strategia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità , tanto perché il sale è un alimento utilizzato da larghi strati della popolazione che ne fanno un consumo stabile, tanto perché ha costi di produzione relativamente contenuti. Dalla iodio-profilassi si otterrebbero benefici come la scomparsa dei noduli e del gozzo da carenza di iodio, un aumento sensibile del QI medio dei bambini e la scomparsa dell’ipotiroidismo congenito da carenza di iodio. “L’impego domestico di sale iodato in quantità controllate – ha aggiunto in conclusione l’endocrinologo – non confligge con la raccomandazione di ridurre l’assunzione di sodio per proteggersi dagli effetti negativi sul cuore, rene, circolazione e pressione”. Come a dire “poco sale sì ma iodato”.
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