Lo scandalo che coinvolge il Catania Calcio arriva ad un punto di svolta decisivo e se vogliamo inatteso. Il presidente del club, Nino Pulvirenti, arrestato insieme ad altre quattro persone per frode sportiva la settimana scorsa, ha ammesso, durante l’interrogatorio davanti al Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, di aver comprato cinque partite durante l’ultimo campionato di Serie B, per cercare di scongiurare la retrocessione della sua squadra, possibilità che a un certo punto della stagione è diventata estremamente concreta, a causa dei risultati sul campo, ben al dì sotto del potenziale della formazione etnea, che all’inizio del campionato era accreditata come una delle potenziali pretendenti al ritorno in serie A, dopo la retrocessione della stagione precedente.
Il Presidente Pulvirenti ha confessato di aver sborsato, per ciascun incontro una cifra pari a 100.000 euro, per assicurare alla sua squadra la vittoria. A rendere nota la notizia è stato il procuratore catanese Giovanni Salvi, il quale ha fatto sapere che, contestualmente alla confessione, Pulvirenti ha negato categoricamente di aver anche scommesso sulle partite “comprate” per conseguire un arricchimento personale. A questo punto, la confessione del Presidente, se da una parte gli garantirà probabilmente delle attenuanti in sede di processo penale, dall’altra condanna quasi sicuramente la sua squadra alla retrocessione in Lega Pro, con annessa penalizzazione per la prossima stagione.
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