L’inps ha pubblicato il proprio rapporto annuale sulle pensioni. L‘ente previdenziale eroga ogni mese quasi 21 milioni di pensioni previdenziali e prestazioni di natura assistenziale a favore di oltre 15,5 milioni di beneficiari, per una spesa lorda complessiva pari nel 2014 a circa 269,6 miliardi di euro, con un incremento dello 0,9% rispetto a 267,1 miliardi del 2013. La Gestione privata assorbe il 75,5% della spesa pensionistica complessiva, la Gestione dei dipendenti pubblici il 24,2% e la Gestione ex Enpals lo 0,3%. La rimanente quota di spesa sostenuta per l’erogazione di pensioni assistenziali e per l’invalidità civile rappresenta il 9,7% della spesa pensionistica lorda; sfiora nel complesso i 26,2 miliardi di euro e fa registrare un incremento del 4% rispetto a 25,2 miliardi dell’anno precedente, pari a 1 miliardo di euro in valore assoluto. Il 66,8% della spesa assistenziale è rappresentato dai trasferimenti agli invalidi civili (pensioni, assegni, indennità) con 17,5 miliardi di euro (+2,6% rispetto all’anno precedente). In particolare, quasi 3,8 miliardi sono per pensioni e assegni e 13,6 miliardi per indennità di accompagnamento.
Il 42,5% dei pensionati italiani, pari a oltre 6,6 milioni di persone, riceve meno di 1.000 euro lordi al mese, mentre poco meno di 1,9 milioni (12,1%) percepisce meno di 500 euro mensili. Il reddito pensionistico medio (la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale) ammonta al 31 dicembre 2013 a 1.323 euro lordi mensili.
Nella ripartizione dei redditi pensionistici per classe di importo, si legge nel rapporto, si rileva che il 42,5% dei soggetti (pari a oltre 6,6 milioni) assorbe circa il 18,9% della spesa annua complessiva per un totale di oltre 50 miliardi di euro, ricevendo una o più prestazioni d’importo medio mensile inferiore a 707 euro lordi mensili. La quota di beneficiari che ottiene pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro è del 23,5% oltre 3,6 milioni per il 22% di spesa annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di persone) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa (oltre 59 miliardi). Tra i 2.000 e i 3.000 euro lordi si colloca il 12,2% dei beneficiari (quasi 1,9 milioni) cui va il 21,7% della spesa lorda complessiva per un totale di oltre 58 miliardi di euro. Oltre i 3.000 euro mensili troviamo 724.500 soggetti, pari al 4,6% del totale dei pensionati Inps che assorbono il 15,2% della spesa pari a quasi 41 miliardi, riscuotendo pensioni di importo medio mensile di 4.336 euro lordi.
Gli importi medi delle pensioni di anzianità femminili risultano, in linea generale, inferiori a quelli maschili, sia nel lavoro dipendente (1.662 euro medi mensili rispetto a 2.243 euro per gli uomini) sia in quello autonomo (1.069 euro lordi contro 1.491). Anche nelle pensioni di vecchiaia permane questa disparità. Le ex lavoratrici dipendenti, infatti, percepiscono 771 euro medi mensili, rispetto a 995 euro medi dei colleghi maschi. Le ex lavoratrici autonome ricevono 512 euro a fronte di 743 euro degli uomini; tra i parasubordinati il differenziale è di 128 euro medi mensili per le donne e 189 per gli uomini.
Sotto il profilo territoriale, le pensioni di vecchiaia, sono in maggioranza erogate al Sud (62,5%), mentre nelle regioni settentrionali si registra il 16,8% dei nuovi trattamenti e in quelle centrali il 20,7%. Le pensioni di anzianità/anticipate, infine sono concentrate nel Mezzogiorno per il 42,4%, al Nord per il 33,8% mentre il restante 23,7% dei nuovi trattamenti sono liquidati al Centro.
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