“A seguito dell’entrata in vigore del DL n.78 del 19/06/2015 (meglio noto con il nome di Decreto Enti Locali) abbiamo atteso prima di esprimerci a riguardo per poter meglio valutare l’art. 11 del Decreto stesso e per essere propositivi anche in termini di emendamenti migliorativi da proporre”. Lo si legge in un Comunicato del Movimento Cinque Stelle de L’Aquila
“Come cittadini si saremmo aspettati che a 6 anni dal sisma (e quindi dopo 6 anni di gestione monocolore) i rappresentanti del PD elaborassero un testo che avrebbe, quantomeno, portato a conoscenza i problemi ed ipotizzato delle soluzioni, almeno in qualche senso, migliorative rispetto a quelle in essere. Invece il nulla; anzi il peggio! Al punto che non apportare correzioni sarebbe stato molto meglio. La prima reazione è stata quella di immaginare come unico emendamento: “abrogazione integrale dell’art.11”. Il testo uscito è pieno di refusi, sottintesi, addirittura richiami a pezzi di legge scritti in altre bozze (richiami evidenti a chi ha letto la bozza della cosiddetta “legge sulla ricostruzione”). Come cittadini riteniamo che il metodo “scriviamo un po’ di sciocchezze che poi c’è tempo di metterle a posto” è solo controproducente e, come attivisti del M5S, riteniamo che detto metodo sia indegno di chi rappresenta lo Stato Italiano.
Come si può pretendere una qualche sorta di credibilità internazionale se scriviamo in questo modo le nostre leggi? L’aspetto tragico, però, è che molti cittadini ancora “abboccano” alle dichiarazioni di questi politici incompetenti. A fronte di dichiarazioni tipo: “il testo sarà modificato” (ma intanto è legge) oppure “non vi preoccupate che ci pensiamo noi” (ma perché fino ad ora chi ci ha pensato?) sono ben pochi a sentirsi presi in giro ed, anzi, sono molti di più quelli che ignorano o decidono di ignorare i reali effetti delle norme scritte.
Per esempio, da più parti si è evidenziato che il comma 2 relativo all’incompatibilità di pre-esistenti rapporti tra imprese e tecnici deve essere modificato; ok, ma intanto è legge. Quindi un Committente che oggi riscontra di aver nominato un’impresa ed un tecnico, che ricadono nella suddetta incompatibilità come si deve correttamente comportare? Ignora il fatto e attende la modifica della norma? Agendo, quindi, illegalmente ma tornando, forse, domani ad essere in regola?. Oppure risolve il fatto a norma di legge accollandosi però il rischio che la norma cambi e di vedersi subissare, nella migliore delle ipotesi, di insulti da parte dell’escluso di turno?
E se la norma invece non cambia? Siamo in mano ad qualcuno che la sera si vanta di aver scritto un testo “meraviglioso ampiamente condiviso” per la città e la mattina si accorge che qualche “cattivone” non meglio identificato glielo ha modificato nottetempo a sua totale insaputa.
Se si vuole fare un servizio alla città la prima cosa (oltre ai soldi) di cui c’è bisogno è un Testo Unico! Oggi non è assolutamente possibile garantire la trasparenza e l’accelerazione della ricostruzione del capoluogo senza un testo unico.
Passaggi di Legge come quello di cui al comma 9 ove leggiamo “al fine di razionalizzare … ciascuna amministrazione predispone un programma pluriennale…” sono semplicemente oltraggiosi soprattutto se scritti nel 2015 ed il solo pensare che sia anche necessario scriverlo mette i brividi. Che cosa hanno fatto fino ad ora le Amministrazioni? Qual è il significato implicito della parola “amministrare” se non come prima cosa “programmare le risorse per il prossimo futuro”?
Al comma 10 leggiamo “Al fine di accelerare il processo di ricostruzione degli edifici pubblici … è istituita la Stazione Unica Appaltante in conformità al DPCM 30 giugno 2011 … con il compito di assicurare: efficacia, efficienza, economicità … imparzialità, trasparenza, regolarità … prevenzione del rischio di infiltrazioni … sicurezza sul lavoro” tutti scopi nobili e giusti ma l’accelerazione dove sta? Perchè nulla di quanto disposto accelera il processo di ricostruzione ed infatti senza l’inciso in premessa nessuno avrebbe mai pensato ad una norma per accelerare alcunché ma soprattutto fino ad ora, senza questa norma, come sono stati gestiti gli appalti pubblici nel rispetto di quanto giustamente richiamato?
Il fatto poi che il Presidente di Consorzio / Procuratore Speciale / Amministratore di Condominio (in seguito solo Presidente per brevità) sia stato definito “Incaricato di Pubblico Servizio” apre una serie di scenari che certo non vanno né nella direzione della semplificazione né in quella dell’accelerazione. In primo luogo questa scelta “politica” mal si sposa con la scelta altrettanto “politica” (fatta dal medesimo schieramento politico) di lasciare aperta la possibilità a chiunque di essere nominato Presidente. Come faranno i Presidenti meno competenti (il generico proprietario di casa) a districarsi nella selva di adempimenti che oggi devono formalmente assolvere in virtù della nomina anzidetta? Si potrebbe anche dire che sono problemi loro se non fosse che lo Stato stesso aveva già normato in prima battuta i doveri del Presidente e su quelli aveva anche determinato il compenso dovuto.
Non è che, in presenza di tutta una serie di problematiche deliberatamente trascurate, oggi si cerca un capro espiatorio e lo si trova nel soggetto coinvolto tutto sommato più debole? Perché a leggere il comma 5 sembrerebbe proprio così! Il Presidente viene addirittura multato con una sanzione fino al 50% (!!) se consegna in ritardo una documentazione che, a parte la pagina 1, viene integralmente prodotta da altri soggetti quali tecnici ed imprese. In pratica si suppone che abitualmente il Presidente, una volta ricevuta nei tempi giusti tutta la documentazione da consegnare al Comune, non lo faccia deliberatamente; di quì l’esigenza di sanzionarlo.
Ma chi le pensa e scrive queste cose ha mai lavorato seriamente anche un solo giorno della sua vita? Ci si rende conto che da un lato, fino ad ora, si è detto che in assenza di un condominio formale, un condomino poteva essere nominato rappresentante delle parti comuni votando in Assemblea ed ora invece, nel medesimo caso, in qualità di Incaricato di Pubblico Servizio deve astenersi dal votare altrimenti commette reato?
Si è parlato a lungo delle problematiche che riscontrano i subappaltatori ad essere remunerati. Ci si sarebbe aspettati una qualche norma per semplificare la vita a questa categoria che troppo spesso evidentemente viene utilizzata come “banca” dagli appaltatori. Troppo comodo subappaltare un lavoro al 50%, se va bene, e poi non pagare o pagare a babbo morto (che prima del babbo muore il sub appaltatore).
Ma di questo nel Decreto non c’è alcuna traccia, non è importante evidentemente! Eppure di soluzione non ne esiste solo una! Si può gestire il flusso dei pagamenti attraverso la gestione dei contratti e del progetto consentendo il pagamento diretto del subappaltatore da parte del committente per la quota a lui destinata. Oppure stabilire che in base al contratto ed ai lavori fatti la parte del subappaltatore sia pagata contestualmente al SAL stesso. Il fatto che al comma 6 si obblighi l’appaltatore a comunicare il contratto al committente non determina in alcun modo per il committente un qualche obbligo di comportamento specifico.
Insomma, scorrendo l’articolo di legge non si avverte in alcun modo la necessità dell’urgenza propria di un Decreto Legge in alcuna delle misure scritte salvo arrivando verso la fine al comma 15 dove si destina un contributo straordinario di 8,5 M€ per l’anno 2015 al Comune di L’Aquila di cui 0,5 a Comuni diversi da quello di L’Aquila interessati dal sisma. Si, è scritto proprio così: 8,5 a L’Aquila di cui 0,5 agli altri Comuni del Cratere. Ecco l’unica vera urgenza del decreto! E sapete da dove arriva la copertura finanziaria? Dai fondi della ricostruzione privata!
Sempre dai medesimi fondi si può stornare, ai sensi del comma 12, “una quota fissa fino ad un massimo del 4 %… nel quadro di un programma di sviluppo volto ad assicurare effetti positivi di lungo periodo in termini di…” e segue una lunga casistica che forma appunto il soggetto del “quadro”. Soggetto sul quale siamo anche d’accordo, quello che più ci preoccupa sono però gli “artisti” chiamati a dipingerlo.
Riceviamo, per concludere, l’informazione di un emendamento al testo. Un emendamento che accelera qualcosa ma peccato si tratti dell’ingresso di imprese mafiose in città. Ci chiediamo: se le Procure non sono in grado di rilasciare per tempo i certificati antimafia, chi può controllare e in che modo la veridicità o meno dell’autocertificazione?”
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