“Il rischio è che il depauperamento di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire al Mezzogiorno di agganciare la possibile nuova crescita e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”. L’allarme è contenuto nel rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno.
Il rapporto Svimez traccia una situazione nel sud Italia gravemente compromessa dal punto di vista economico, demografico e sociale. “Dal 2000 al 2013- si legge- il Sud è cresciuto del 13%: la metà della Grecia che ha segnato +24%. Oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28 (+53,6%). Sulla base dei redditi rilevati nel 2013, in Italia è a rischio di povertà il 18,1% delle persone. La differenza fra aree territoriali è notevole: nel Centro-Nord risulta esposto al rischio di povertà un individuo su dieci, nel Mezzogiorno uno su tre”.
In particolare “la regione italiana in cui è più alto il rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%). Anche in Abruzzo e Sardegna, le due regioni meridionali che presentano i livelli di rischio più bassi, l’incidenza è decisamente superiore rispetto al Centro-Nord”. Inoltre “i nuovi dati sulla povertà assoluta recentemente diffusi dall’Istat mostrano per il 2014 una sostanziale stabilità dell’incidenza di povertà nel Centro-Nord e una moderata riduzione nel Mezzogiorno. Tuttavia, il cronico divario tra le due macro-aree permane, e si è ulteriormente aggravato durante la crisi: a partire dal 2011, la percentuale di famiglie in povertà assoluta è cresciuta nel Mezzogiorno di 2,2 punti percentuali, il doppio rispetto all’1,1 del Centro-Nord. A livello nazionale, si tratta di circa 390 mila famiglie in più rispetto al dato del 2011, che corrisponde ad un incremento del 36% (+ 37,8% nel Mezzogiorno e + 34,4% nel Centro-Nord). In termini percentuali, l’incidenza di povertà è cresciuta nel Mezzogiorno dal 6,4% all’8,6%, un livello doppio di quello del Centro-Nord”.
Ma non è tutto. “Nel 2014- si conclude il rapporto- il numero dei nati nel Mezzogiorno, così come nell’Italia nel suo complesso, ha toccato il valore più basso dall’Unità d’Italia: 174 mila. Come abbiamo avuto modo di sottolineare ormai da tempo, se questa tendenza alla perdita di peso demografico non verrà sollecitamente contrastata, il Mezzogiorno sarà caratterizzato nei prossimi anni e decenni da uno stravolgimento demografico, un vero e proprio ‘tsunami’ dalle conseguenze imprevedibili. In base alle previsioni Istat, infatti, il Sud, alla fine del prossimo cinquantennio, perderà 4,2 milioni di abitanti, oltre un quinto della sua popolazione attuale, rispetto al resto del Paese che ne guadagnerà, invece, 4,6 milioni”.
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