Le elezioni legislative parziali celebrate ad Haiti domenica scorsa, dopo anni di rinvii, non sono state democratiche: è quanto denuncia la Rete nazionale dei difesa dei diritti umani (Rndhh), riferendosi a un voto svolto fra disordini e violenze con almeno due vittime.
Irregolarità, incidenti, casi di frode: per Pierre Espérance, direttore esecutivo della Rete, lo scrutinio del 9 agosto ha costituito l’ennesima “violazione della democrazia” nel povero paese caraibico, che ancora paga le conseguenze del devastante terremoto del 12 gennaio 2010.
I 5,8 milioni di aventi diritto erano chiamati a scegliere i deputati e due terzi del Senato fra 1800 candidati, in lizza per 139 incarichi. Ma, ha denunciato Espérance “con la complicità della polizia e della giustizia haitiana, alcuni individui sono entrati nei seggi impugnando armi automatiche per impedire ai cittadini di votare”.
Alla chiusura dei centri di votazione, domenica sera, il presidente del Consiglio elettorale provvisorio (Cep), aveva dichiarato che solo il 4% dei seggi era stato colpito da atti di violenza, dichiarandosi soddisfatto della giornata elettorale. Col passare delle ore si è appreso anche attraverso i media internazionali di diversi episodi di violenza fra sostenitori di diverse fazioni in campo.
Secondo fonti della società civile, inoltre, la precarietà delle strutture disponibili nei centri di votazione ha impedito la segretezza del voto. Una denuncia che ha ricevuto conferme anche in dichiarazioni rilasciate all’Afp dalla responsabile della missione di osservazione elettorale dell’Unione Europea, Elena Valenciano. “Se anche un solo haitiano non avesse potuto esercitare il suo diritto di voto sarebbe una preoccupazione per noi”.
La missione dell’Ue resterà ad Haiti fino alla fine del lungo processo elettorale inaugurato dalle legislative (primi risultati attesi il 19 agosto) e che prevede, entro la fine dell’anno, anche le amministrative e le presidenziali.
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