Un agosto tribolato fra terrore e problema migranti, con il Presidente Mattarella che nel suo messaggio al meeting di Rimini scrive: “l’umanità che mostreremo nell’accogliere i profughi disperati, l’intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di essere umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica”; ed aggiunge che dal terrorismo ormai diffuso nel Mediterraneo, in Medio Oriente ed in Africa, si possono cogliere pericolosi germi di un possibile terzo conflitto mondiale.
Domenica prossima, a Sciacca, in provincia di Agrigento, un convegno discuterà del problema legato a doppio filo dei migranti e del terrorismo; fenomeni assai complessi sia dal punto di vista umanitario che per i risvolti legati alla sicurezza, all’impatto socio-economico, culturale e politico.
Quella migratoria è divenuta emergenza epocale che vede particolarmente esposta l’Italia, ma che coinvolge in misura considerevole anche Grecia, Ungheria e, da qualche tempo, Francia ed Inghilterra.
I Paesi che pesano di più – la Germania, la Gran Bretagna e la Francia – sono ormai investiti direttamente dalla marea migratoria a un livello tale da provocare preoccupanti ricadute sociali e di ordine pubblico.
E poiché ora sono investiti i Paesi che contano (anche Austria, Belgio ed Olanda in varia misura), ieri l’Europa si è finalmente mossa ed il portavoce della Commissione ha dichiarato che quello dei profughi non è: “un problema greco, o italiano, o ungherese o francese, ma una questione europea”.
Nella mattina di ieri, a Calais, il ministro francese Bernard Cazeneuve e la britannica Theresa May hanno raggiunto un accordo per la gestione comune dell’emergenza sicurezza che sta rendendo la vita impossibile in quella cittadina portuale sulla Manica, dove c’è, di fatto assediato da migliaia di immigrati, l’ingresso francese dell’Eurotunnel sottomarino che conduce in Inghilterra.
Subito dopo, Cazeneuve è partito per Berlino, dove lo attendeva il collega tedesco Thomas De Maizière ed anche lì, si è parlato di comuni politiche migratorie.
In tutto questo darsi da fare spicca di nuovo l’assenza dell’Italia, che pure continua a ricevere ogni giorno con regolarità centinaia di migranti sulle proprie coste meridionali, come anche della Grecia e dell’Ungheria.
Per loro, a Calais, una pacca sulle spalle: l’impegno a sostenere i centri d’identificazione dove si distinguono i rifugiati dai “migranti economici” e dagli irregolari.
E poco lungimirante ed attenta appare anche la risposta occidentale al dilagante terrorismo, una risposta che tarda a venire e che non può essere altro che quella proposta su Huffington Post da Giorgio Fabretti: una vera, salda e non solo economica, unificazione dell’Occidente in uno Stato che risulterebbe il più esteso e popoloso del pianeta; uno stato basato sui principi di condivisione, pace ed integrazione, che superi i frazionismi mercantili ed identitari, rendendosi in grado di aiutare moltitudini di poveri dei luoghi più disagiati ed arretrati del mondo.
Chi pensa si tratti di pura utopia, chi immagina che si sopravvalutino le comunanze culturali dimenticando le differenze, non ha capito che la tempistica unitaria conta più dei problemi che crea.
Lo dimostra la storia, ce lo dice la grandezza dell’Impero Romano, quando la concessione della cittadinanza a decine di popoli ormai integrati nella medesima sfera di prosperità, creava forza identitaria ed obbiettivi comuni e condivisi.
Insomma, quello che andrebbe fatto è qualcosa di totalmente diverso da ciò che Salvini e Le Pen chiedono alle democrazie occidentali, che debbono aprirsi, non chiudersi e non solo, come dice a Repubblica Cacciari, per ragioni morali, ma perché, nel mondo attuale, è totalmente impossibile chiudersi ed i flussi dei migranti sono inevitabili e vanno affrontati con politiche vere e concrete di accoglienza e di integrazione.
Uno Stato Occidentale unico e compatto, infine, può essere l’unico vero interlocutore nei confronti del movimento amplissimo di rivendicazione di maggiore autonomia forza e potenza da parte della totalità del mondo musulmano, conseguenza di madornali errori commessi nei loro confronti.
Perché alla base del terrorismo vi è la ricerca di recuperare la colossale catastrofe subita tra Ottocento e Novecento dal mondo islamico, una giusta operazione che vira verso estremizzazioni violente di tipo revanscista e con atti di violenza feroce senza da parte delle frange estreme, sia dei Fratelli musulmani che dell’Isis.
Carlo Di Stanislao
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