“Non c’è spazio per zone d’ombra. E basterebbe ricordare solo alcuni pronunciamenti del Papa, vescovo di Roma, che con nettezza, insieme a non formali appelli alla conversione dei cuori, ha esplicitamente ribadito la radicale incompatibilità tra malavita e Vangelo”. L’Osservatore Romano, nell’edizione di domani (in distribuzione da oggi), dedica un ampio servizio (“Lo scandalo di un funerale”) al funerale show di Vittorio Casamonica e ricorda le parole del Papa nella Messa celebrata il 21 giugno 2014 nella Piana di Sibari, in Calabria: coloro che, come i mafiosi, “nella loro vita seguono questa strada di male”, se non si pentono, “non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. “Da una parte la preghiera per i defunti – osserva il quotidiano della Santa Sede, sintetizzando quanto accaduto a Roma -, dall’altra lo spettacolo mediatico, l’ostentazione di potere, la strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana come il funerale che, già di per sé, richiederebbe almeno compostezza, riserbo, dignità e, soprattutto, silenzio. Tutto quello che, invece, il 20 agosto a Roma è mancato alle esequie del ‘patriarca’ di una famiglia, i Casamonica, tristemente famosa, almeno nella capitale d’Italia, per la voracità dei suoi tentacoli nella gestione di affari malavitosi e criminali”.
Di fronte al grave episodio l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace – il lazzarista Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di canonizzazione del beato Pino Puglisi, vittima della mafia – ricorda a L’Osservatore Romano che “dinanzi al mistero della morte, la Chiesa non assume alcun atteggiamento di giudizio, ma affida nella preghiera la storia e la vita di ogni defunto alla misericordia di Dio”. Per questo, “le esequie cristiane non sono la celebrazione della vita del defunto, ma comportano il suo affidamento alla misericordia paterna e materna di Dio. Nel caso di persone condannate per mafia, o chiaramente affiliate a organizzazioni malavitose, la Chiesa non nega, se richiesta dai familiari, i conforti religiosi, inclusa la celebrazione eucaristica, ma secondo le indicazioni rituali chiede che lo si faccia in forma semplice, senza pompa né fiori né musiche né canti né commemorazioni beatificanti”. Insomma, “massima prudenza e discernimento sono necessari perché la celebrazione della messa non venga strumentalizzata, destando scandalo. E in casi del genere ogni prete farebbe bene a sentire previamente il proprio vescovo”, conclude monsignor Bertolone. (SIR)
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