Sta per cominciare un nuovo anno accademico a L’Aquila, che a sette anni dal terremoto prova a riavvicinarsi alla normalità, anche con il ritorno degli universitari nel cuore della città e l’abbandono, graduale, dei capannoni industriali che hanno ospitato alcune facoltà negli anni successivi al sisma del 2009. Un anno importante anche perché segue il crollo del numero degli immatricolati registrato in quello scorso ed è il secondo dopo reintroduzione delle tasse universitarie, sospese dopo la sciagura del 6 aprile.
Il ritorno nelle aule però non cancellerà i problemi quotidiani che gli universitari devono affrontare e le criticità che affliggono da tempo l’ateneo del capoluogo. I problemi più importanti sembrano essere, secondo quanto riferiscono gli studenti, riconducibili a tre ordini di fattori.
Le strutture. L’Ateneo risulta ancora carente, con le strutture serventi che sono limitate al minimo indispensabile e i servizi a disposizione non sempre adeguati, anche facendo il paragone con realtà di dimensioni simili a quelle dell’Aquila, come possono essere le università marchigiana oppure quelle dello stesso Abruzzo. Le mense, sono funzionanti, ma non sempre pronte a soddisfare tutti gli utenti. Lo stesso vale anche per i laboratori, nelle facoltà scientifiche.
L’amministrazione. In questo scenario, persino un cambiamento positivo, come lo spostamento della facoltà di economia all’ex tribunale per i minorenni, finisce per ingigantire negli studenti la sensazione di precarietà, anche e soprattutto per le modalità con le quali il trasferimento è stato comunicato a coloro che devono subirlo. Il passaggio alla struttura concessa dal ministero della Giustizia all’ateneo, ha colto alla sprovvista gli studenti, che negli ultimi anni sono stati sballottati da una parte all’altra della città senza troppi scrupoli da parte delle istituzioni. Ora la speranza è che la nuova sistemazione possa diventare definitiva, o almeno stabile per un po’ di tempo.
La città. Infine sembra essere un problema ormai atavico quello riguardante la città, che non solo non riesce ad offrire una vita studentesca adeguata alle esigenze, con servizi di trasporto idonei e continui, ma a parte questo, continua anche ad accogliere i fuori sede in maniera tutt’altro che benevola, proponendo loro prezzi per gli affitti molto alti e inadeguati alla luce del contorno cittadino. La ricostruzione addirittura, ha generato un incredibile paradosso. Sono aumentati gli alloggi a disposizione infatti, ma il contemporaneo crollo delle immatricolazioni ha causato un vistoso calo dell’esigenza abitativa studentesca. Questa realtà però, contravvenendo alla legge base dell’economia su domanda e offerta, che vorrebbe i prezzi in calo nel momento in cui si registra un calo della domanda, non ha in alcun modo scalfito le pretese economiche esagerate dei locatari aquilani.
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